Migliaia di fedeli in piazza Vittorio per la prima manifestazione di massa

Migliaia di fedeli in piazza Vittorio per la prima manifestazione di massa xuovo flusso di pellegrini per il congresso eucarìstico Migliaia di fedeli in piazza Vittorio per la prima manifestazione di massa Spettacolo grandioso: centinaia di riflettori hanno illuminato a giorno l'immensa area, mentre gli altoparlanti diffondevano i discorsi - Oggi, per «la giornata del fanciullo», una processione di bimbi Bai miracolo alla chiesa Quanti fedeli — od anche quanti semplici curiosi indotti dal gran rumore delle attuali celebrazioni eucaristiche — entrano e sostano nella piccola chiesa secentesca del Corpus Domini in questi giorni? E quanti, torinesi e forestieri, tolto il vago ricordo che la costruzione del tempio va riferita al miracolo per cui Torino si fregia del titolo di « città del SS. Sacramento », ne conoscono la storia? Promuovendo la bella pubblicazione per il quinto centenario della prodigiosa apparizione, sulla Piazza del Mercato del Grano, dell'ostia consacrata, il sindaco Peyron ha incitato i cittadini « ad approfondirsi nella storia della città ». Invogliamoli con un breve cenno su uno dei luoghi dove più profondo batte il cuore antico di Torino. Non era, l'anno del miracolo, la piazzetta del Corpus Domini quale oggi ci appare. Più che d'una piazza, si trattava d'un largo, d'un passaggio un po' ampio che metteva in comunicazione l'antico cardo romano (via Porta Palatina) con la Piazza delle Erbe: e, sbarrato a ponente dall'Arco della Volta Rossa, vi si teneva il mercato del grano presso la chiesa di San Silvestro. Sotto la Volta Rossa godevan privilegio di collocar banchi i mercanti di Chieri; e tutt'intorno era il brulichio dei traffici minuti. Torino medioevale, case dì mattoni, in genere, a un sol piano, bassi portici in ombra lungo le viuzze tortuose. Splendette - come "un sole" l'ostia sulla folla; ed il notaio ducale Tommaso Valle sunteggiò e autenticò la prima relazione del prodigio — scritta dal testimone oculare Giovanni Galesio — prima che andasse perduta: la pergamena notarile si conserva in una cassetta di cipresso nell'archivio storico comunale. Ma conveniva affidare alla venerazione del popolo quel breve tratto di suolo cittadino ove s'era inginocchiato il vescovo Ludovico di Romagnano a supplicare la discesa della particola nel calice: ed ecco sorgere, già nel 1453, un « pillione » (cioè un pilone), modesto segno di devozione. Fu soltanto nel 1509 che i decurioni diedero mandato ai sindaci di far dipingere su una parete «in mercato urani apud S, Silvestrum » la rappresentazione del miracolo. Ignoto il pittore, perduto l'affresco. Alla pietà torinese ciò non bastava: e. presane la decisione nel 1510, diciott'anni più tardi era compiuta la cappella a foggia di portico chiuso da « ferriate » su disegno di Mat' teo da S. Michele Veronese, il cugino (circa 1480-1528) del grande architetto veronese Michele Sanmicheli. Dell'edificio esiste ancora il disegno, dal quale si desume la raffinatezza dell'opera: raro gioiello rinascimentale torinese, anch'esso perduto. Infatti nel 1593 già pericolava; e poiché a Torino era scoppiata la terribile pestilenza del 1598, i sindaci facevan voto «. di far fabbricare e ampliare la Cappella del SS. Corpus Domini ». Questa l'origine della chiesa attuale, di cui nel 1604 Ascanio Vittozzi dava il progetto, dopo aver studiato la sistemazione della piazzetta e l'abbat-timento della Volta Rossa. Ma non si creda che il sacro edificio sul principio del Sei-cento fosse terminato: nel 1671 lo scultore Falcone forniva le quattro statue della facciata,l'anno appresso veniva cintacon una * ferrata - la lapide che indica «il luogo ove ca-dette il Santissimo v. e ancorne! 1683 il Consiglio della clt- tk stabiliva di continuare na fabbrica per perfezionarla quanto più presto sarà possi- bile». Il v presto i s'ebbe nel1702. quando con marmi di IIIIMIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII Carrara e di Bergamo si provvide agli ultimi rivestimenti dell'interno. Da almeno un trentennio stava sull'altare la decorosa pala del Garavoglia, seguace del Guercino, che del miracolo dava un'Immagine un po' troppo fastosa, ma non così convenzionalmente secentesca come il soffitto dipinto nel 1663 nel nuovo palazzo (di Città) allora terminato dal Lanfranchi; e infine, nel 1748, su disegno del Tavigliano, il « minuslere » Fognante, col Perrucca e il Valle, intagliava il ricco pulpito. Caro angolo torinese, Impreziosito dalla pia tradizione. Già lo guastarono togliendo goffamente alle attigue contrade i bei nomi antichi: «della Rosa Rossa », «degli Spadari», « delle Fragole », « dei Cappellai», «dei Pellicciai »..., Nel ricordo dei pittori Olivero e Graneri che ce ne tramandarono il volto d'un tempo, gli auguriamo scampo dalle smanie degli urbanisti moderni. mar. ber. Folla in piazza Vittorio per la manifestazione di ieri sera IlllllflII1tltirilttlTi:ill[MIIlll[IIIIIII1I11IlllltllllllTllllM)IIlrilT11Ill^«lJIItllll11IIITII11»[lIllltllll1[IIB

Persone citate: Ascanio Vittozzi, Garavoglia, Giovanni Galesio, Lanfranchi, Michele Sanmicheli, Olivero, Peyron, Romagnano, Tommaso Valle

Luoghi citati: Bergamo, Chieri, Tavigliano, Torino