Un altro autista di piazza rapinato nel Modenese

Un altro autista di piazza rapinato nel Modenese E' lo stesso uccisore del tassista piacentino? Un altro autista di piazza rapinato nel Modenese L'assassino si era fatto portare iti macchina sino a Piacenza - Là si perdono le sue tràcce (Dal nostro inviato speciale) Piacenza, 8 settembre. La fosca ombra di mistero che gravava sulla tragica morte dell'autista di piazza Oscar Pagani e che aveva fatto richiamare alla memoria l'uccisione dell'autista piacentino Pietro Merlini compiuta il 16 dicembre del 1949 alla periferia di Parma, è stata in gran parte dissipata. Mentre infatti di quel primo delitto non si scoprì mai neppure il movente, di questo si può già affermare che fu preordinato ed eseguito a scopo di rapina. Vi sono, è vero, non pochi particolari ancora oscuri, ma non possono invalidare questa tesi. Come già in altri delitti simili, divenuti purtroppo frequenti in questi ultimi anni, I l'ignoto delinquente stabilì di1 farsi portare con un tassì in una località isolata, di stordire l'autista una volta giunto sul posto, di depredarlo e di servirsi poi della sua auto per tornare indietro. Avrebbe quindi abbandonato la macchina alla periferia della città e se ne sarebbe andato per i fatti suoi con il bottino.. Ma qualcosa nel piano non funzionò ed il bandito, che non aveva previsto questa eventualità, si trovò nella condizione di compiere atti che in un primo tempo non apparvero armonizzabili in un quadro di delitto per rapina; uno, anzi, sembrò addirittura in contrasto con questa ipotesi: ci riferiamo all'abbandono, da parte dell'assassino, della sua valigia sul tassì. Se l'obbiettivo era proprio la rapina — ci si domanda — per qual motivo egli trascurò di portare con sè la valigia che racchiudeva indumenti di valore più rilevante di quello che poteva contenere il portafogli di un autista di piazza? Una risposta logica c'è anche per questa domanda se si tiene appunto presente che il piano delittuoso non funzionò alla perfezione. In preda al terrore L'evento che l'assassino non prevedeva fu la « panne > del tassì. Provò più volte a rimetterlo in strada; e l'usura dei pneumatici denuncia numerosi tentativi. Ma dovette desistere. Mancatogli il mezzo per ritornare in città egli si impaurì: se non si allontanava, a) più presto da quel luogo correva il rischio di essere scoperto. Aveva scelto la strada per Gropparello, ritenendola deserta; ed invece più volte era stato disturbato: prima — quando il cadavere del Pagani era ancora a bordo dell'auto — era sopraggiunta un'autocorriera; poi erano transitati autisti; poi un motociclista ed altri autisti ancora. Intanto il tempo passava. Il terrore cominciò ad impadronirsi di lui: bisognava fuggire da quel luogo; ora una cosa sola gli premeva: la sai vezza. Nella sua mente non v'era ormai più che questo pensiero dominante. Dimenticò la valigia ed il resto e se ne andò ir tutta fretta. E con il terrore di cui era in preda si spiega il suo vagare per Carpaneto durante la notte in cerca di un autista che lo portasse via di lì. E quando lo trovava non aveva poi il coraggio di farsi vedere. Intanto il tempo passava e l'alba era già vicina; il cadavere del Pagani poteva essere scoperto da un momento all'altro e la sua cattura sarebbe stata quasi certa. Allora si decise: era ormài in uno stato tale di orgasmo che acquistò il cosiddetto coraggio della paura. Si accordò con il signor Americo Malvermi e si fece condurre a Piacenza. Alle ore 4 scese al bar presso la stazione e da quel momento più nessuno lo vide. Il signor Malvermi ci ha narrato il viaggio con l'assassino. Era rimasto insospettito per la strana emozione di cui quello era preda; ma poi decise di accontentarlo. Lo sconosciuto gli disse di aver fatto tardi perchè era andato a trovare una ragazza a « Case bruciate >; lo informò di essere un operaio e di avere molta fretta perchè doveva andare a lavorare a Milano. Parlava il dialetto piacentino. Abbiamo pure parlato con un altro teste, il signor Silvio Carini, il quale vide la «■ 1400 > svoltare nella strada per Gropparello; erano le ore 1,30. Da un'altra testimonianza, raccolta a Piacenza, abbiamo appreso, infine, l'ora esatta in cui il Pagani parti per il suo ultimo tragico viaggio: era circa l'una. Cadono quindi le pre cedenti ipotesi che l'assassino prima del delitto si fosse fatto condurre in altre località: mezz'ora è appunto il tempo necessario per andare da Piacenza a Carpaneto. Le ricerche continuano in tutta la zona con ritmo intenso; il dialetto dell'assassino e la conoscenza da parte sua di località che — come « Case bruciate > — non possono essere note a forestieri inducono a ritenere che egli sia del luogo. Pistole alla schiena Un'altra rapina ai danni di un autista di piazza è stata consumata ieri mattina a Mirandola, presso Modena. Ver so le 11 il tassista Umberto Bertelli di 62 anni, abitante a Poggiorusco è stato avvicinato da due individui dell'apparente età di 30 anni, uno dei quali vestiva un abito scuro, l'altro una tuta color cachi. Essi hanno chiesto all'autista di portarli a Mirandola ove avevano in corso alcuni affari. Giunti in prossimità della località Quatrellini, in aperta campagna, i due estraevano le pistole puntandole alla schiena del Bertelli. L'autista era cosi costretto a fermare l'auto e ad allontanarsi a piedi, mentre i due banditi si allontanavano velocemente verso Mirandola sull'auto rapinata. Il Bertelli riusciva a fermare un'auto di passaggio, sulla quale raggiungeva il Commissariato di Mirandola. Le indagini furono prontamente intraprese ed una automobile partì dalla Questura di Modena con a bordo quattro agenti. L'automobile, però, per cause non accertate, si rovesciava in un fossato e gli agenti riportavano ferite, per fortuna lievi. Sulle tracce dei due banditi si sono messi in moto le Questure di Modena, Mantova, Bologna e Reggio, ma a tarda sera i due erano ancora uccel di bosco. 1 connotati di uno dei due banditi corrisponderebbero a quelli dell'assassino del Pagani. n. p.

Persone citate: Americo Malvermi, Bertelli, Pietro Merlini, Silvio Carini, Umberto Bertelli