L'arrivo nella casa amica

L'arrivo nella casa amica L'arrivo nella casa amica (gh.) Mancavano 20 minuti alla mezzanotte quando la Mercury del sig. Arthur De Leon giunta a Torino, pilotata dal proprietario; la macchina ha infilato via Modena e s'è fermata al numero 35. Il viaggio di Jolanda Bergamo, e la sua tumultuosa giornata, terminava qui. Al secondo piano della casa del aig. De Leon, Olimpia le aveva preparato un lettino con lenzuola odorose di bucato. Olimpia, la portinaia, s'è fatta subito incontro ad accogliere l'ospite tanto attesa. L'ha abbracciata, sembravano sorelle e non s'erano mal viste. Jolanda appariva affaticata, una trepida emozione fatta di mitezza e di spaurito riserbo le brillava nello sguardo. Appena scesa, s'è guardata intorno spaurite. I lampi dei fotografi l'hanno abbagliata. La segretaria del signor De Leon, che l'aveva accompagnata nel viaggio da Aosta a Torino, l'ha presa sottobraccio. « Contenta d'essere arrivata a Torino? ». Sì, Jolanda era contenta; la città non la conosce che per una lontana pas¬ seggiata al Valentino. «Avevo tanta paura della gente », ci dice. Paura? Sì, Jolanda è la figurazione della timidezza; non è donna da passerella e da trionfi. « Mi spiace — continua — di non aver potuto ringraziare ad Aosta tutte le persone che mi hanno mandato regali e il vitto ogni giorno, fin dal primo momento ». S'aspettava d'essere scarcerata così presto? No, Jolanda l'ha saputo soltanto ieri mattina. Nei giorni scorsi, quando già tutti i giornali stampavano in grandi caratteri la sua innocenza e l'imminente scarcerazione, Jolanda Ignorava ancora la sua sorte. « Pensavo mi avrebbero lasciata andare sabato prossimo », dice. Parla con garbato accento romanesco, ma quando un veneto — uscito dalla piccola folla di curiosi che circonda la macchina — le si avvicina e le dice alcune parole nel suo dia-letto, la ragazza s'illumina quasi di riconoscenza. « Ora sei a casa tua, Jolanda », le dicono. La ragazza, nell'attraversare la strada è apparsa esile, ancor più mi- o a a o n a a e . a a e nuta di quanto non sia. «Ab blamo fatto tante fatica ad uscire da quella confusione », dice Jolanda appena varcata la soglia. E' entrata in salotto, ors è finalmente tra mura amiche. Le offrono una poltrona: « Sieda, si riposi un poco ». Ma Jolanda conosce la parte che la vita le ha assegnato: rimane in piedi, esitante e modesta, intimidita. In casa De Leon, a Torino, si tratterrà forse per qualche giorno « per riprender flato », ed anche per essere pronta a dare alla Magistratura ogni ulteriore chiarimento le venisse richiesto. E' ansiosa di rivedere il suo bimbo, del quale parla con affettuosa tenerezza. Alla famiglia che abita a Noventa di Piave ha spedito, nella breve sosta a Saint Vincent, Van nuncio della scarcerazione. Il telegramma è firmato Jole «perchè così mi chiamano nel- -Ila mia famiglia, nel Veneto» a a, è i- Ancora qualche fotografia: Jolanda si copre gli occhi, abbagliata dai lampi. Ora la lasciano nella casa ospitale: è stanchissima, ha bisogno di riposar*.

Persone citate: Arthur De Leon, De Leon, Jolanda Bergamo, Jolanda Ignorava

Luoghi citati: Aosta, Noventa Di Piave, Saint Vincent, Torino, Veneto