Gino ha battuto il Gruppo in volata
Gino ha battuto il Gruppo in volata Alle spaile di Maggini e Martini Gino ha battuto il Gruppo in volata Jtomtro servigio particolare Arezzo, lunedì mattina. Il Gran Premio « Massaua Fossati » doveva essere — almeno nelle speranze del Commissario tecnico dell' D.V.I. — una specie di prova definitiva dei ciclisti italiani scelti per il Tour, dopo tante discussioni e tante complicazioni. Ma ancora una volta il Commissario tecnico è andato deluso. Dei 44 corridori che hanno preso il via non sono stati certo gli uomini che Binda dovrà manovrare nel Giro di Francia ad impegnarsi maggiormente. Bartali, tuttavia, ha confermato di attraversare un periodo di ottima forma, regolando il gruppo con un'irresistibile volata. Magni, al contrario, si è fatto notare soltanto per un inseguimento impostogli da una bucatura; nel resto della gara si è limitato a mantenere i contatti con il grosso, senza dimostrare intenzioni battagliere. Fatta questa premessa, converrà non dimenticare che il Gran Premio tia avuto un vincitore: Luciano Maggini, giunto al traguardo insieme a Martini con SS" di vantaggio sul gruppo. Vittoria franca e lu- singhiera, raggiunta attraverso un'intelligente condotta di gara, per quanto sia doveroso ricordare che i due fuggitivi, nel loro slancio finale, sono stati favoriti da un passaggio a livello che si è chiuso improvvisamente dinanzi agli inseguitori, costringendoli ad un'attesa di parecchi secondi. La partenza avveniva alle 11,45, alla presenza del comm. Rodoni, presidente dell' V.V.I., che ha poi seguito la corsa, I primi spunti di cronaca sono offerti da alcuni incidenti: due bucature di Bonini e Barducci — che però riuscivano a rientrare prontamente nel gruppo — ed una caduta di Bevilacqua a Tegoleto: l'inseguimento era alquanto faticoso per il friulano e si protraeva per una ven /ina di chilometri, nonostante la valida cooperazione dei gregari. Poco dopo anche Bartali finiva a terra. Ma Gino era tanto svelto a centrare la ruota posteriore ed a balzare in sella, che nessuno poteva approfittare dell'episodio. Dinanzi alle dense siepi di folla, ammassatasi lungo l'accidentata salita che va verso Palazzo, i 44 partenti sfilavano ancora compatti. Soltanto nel pressi del culmine, Bonini e Roggi, in cerca di notorietà, si alzavano sui pedali spingendo a forte andatura. In cima Bonini precedeva Roggi di SS", il quale — a sua volta — aveva distanziato il gruppo (guidato da Corrieri, Dordoni e Pezzi) di 45". Nella susseguente discesa — riassorbiti dal gruppo Bonini e Roggi — si verificava la foratura di Magni; foratura che gli faceva perdere ben 4 minuti e gli consentiva poi di prodursi in un entusiasmante inseguimento, cui hanno cooperato Baroni, Isotti e Pezzi. Ma il loro compito era difficile, perchè nel frattempo si erano verificate novità sostanziali nelle prime posizioni: Minardi era scattato di sorpresa e (in compagnia di Scudellaro e Servadei, di Elio Brasola e di Venzi) era riuscito a staccarsi dal gruppo prima che Bartali potesse reagire. Quest'ultimo, districatosi finalmente dalla disordinata fila indiana nella quale si trovava invischiato, mandava avanti Corrieri con il preciso compito di agganciarsi a Minardi e compagni. Questa poteva essere una fase cruciale. Infatti — visto che a Siena Corrieri aveva bucato e non aveva quindi potuto compiere la sua missione — Bartali in persona prendeva la iniziativa, In questa fase veloce e interessante, Magni conduceva la sua battaglia isolata. Ed è doveroso sottolineare che proprio nel momento in cui l'andatura era più sostenuta, egli riusciva ad operare il ricongiungimento. Ciò avveniva precisamente a Staggia, nel medesimo istante in cui Minardi e compagni erano risucchiati dal gruppo condotto da Bartali. A Staggia dunque la battaglia ricominciava da capo. E qui Minardi (che . forse riteneva di essere ormai a posto con la coscienza) addirittura si ritirava. Poco dopo, al rifornimento di Empoli, Bini compiva un allungo, si portava in testa, guadagnava qualche secondo tanto da vincere indisturbato il traguardo di Firenze, dove - pago del bottino raggiunto a sua volta abbandonava. L'episodio decisivo della giornata si verificava a 130 chilometri dal traguardo, subito dopo Firenze, quando Maggini, Bosco, Baroni, GuerrirH, e quindi Martini, si staccavano dal gruppo guadagnando un minuto. Sulla salita di San Donato Maggini era in testa seguito da Martini (protagonista poi di una vorticosa discesa), mentre Bosco, Baroni e Guerrini si lasciavano raggiungere e-superare da Gino Bartali E forse forse poteva anche realizzarsi qualche colpo mancino, se il passaggio a livello del Porcellino, non si fosse chiuso alle spalle, per cosi dire, di Maggini e Martini. Mentre il grosso era costretto a pazientare, i due volavano verso il traguardo, con una perfetta intesa che aveva ragione del l'inseguimento, forzatamente tardivo. Nella volata Maggini conquistava indisturbato la sua terza vittoria aretina, dominando il compagno di fuga Martini. Ma la giornata riservava, proprio nel finale, una sorpresa indubbiamente gradita per la falange dei bartaliani: Gino irrompeva sul traguardo alla testa del grosso e, irresistibilmente, regolava tut ti; Benedetti — dopo di lui — giungeva a ben tre macchine. Applausi, applausi a non finire. Gli aretini sono rimasti soddisfatti. I motivi per i quali i tecnici dell'UVI non possono esserlo altrettanto, sono stati esposti in principio. Essi comunque si compendiano nello scarso spirito agonistico dimostrato da quegli uomini che dovranno affrontare il Tour. Ma, forse, questi uomini hanno voluto risparmiare le forze. Il solo Bartali, nel suo « giovanile» ardore, non si e mostrato avaro di energie. Sf- c.
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