PRESA DI POSIZIONE della direzione socialdemocratica

PRESA DI POSIZIONE della direzione socialdemocratica PRESA DI POSIZIONE della direzione socialdemocratica in un'ampia dichiarazione l'esecutivo del P.S.D.L, dopo una analisi dei risultati elettorali, sostiene essere indispensabile che «vengano sondate a tondo le possibilità di formazione di un governo che vada dalla D.C. al P.S.l.» - La situazione politica oggi all'esame della direzione democristiana Roma, lunedì mattina. La direzione democristiana, che si riunisce nel pomeriggio di oggi per esaminare la situazione politica, si troverà di fronte a un fatto nuovo: la net. ta presa di posizione del PSDI per la formazione del governo, posizione che non coincide affatto con quella « politica centrista > che all'indomani della proclamazione dei risultati elettorali sembrava dovesse essere la piattaforma del quattro partiti democratici. E perchè le cose non rimangano nel vago e nell'Incerto, la direzione del PSDI ha voluto precisare, In un'ampia dichiarazione, il suo pensiero. Non a caso questa dichiarazione è stata resa nota ieri sera, prima, cioè, che la direzione democristiana si pronunci, in un senso o nell'altro, sulla formazione del futuro governo. La dichiarazione, dice' il comunicato, è stata approvata all'unanimità ed è stata redatta da una commissione nella quale sono rappresentate tutte le correnti del partito, da quella di sinistra di Mondolfo alla destra di Simonini, dal centro-sinistra di Zagari al centro-destra di Paolo Rossi (si sa che i socialdemocratici costituiscono un partito piuttosto composito e perciò non stupisca questa gamma di colorazioni politiche che hanno contribuito in modo forse determinante alla sconfitta del 7 giugno). Anzi, a confermare una unità delle varie correnti, Mondolfo e Matteo Matteotti che ne erano fuori sono stati chiamati a integrare l'esecutivo del P.S.D.I. La dichiarazione si divide in due parti: nella prima viene fatta una analisi dei risultati elettorali di domenica scorsa, e si tratta piuttosto di una ricerca delle ragioni che hanno determinato lo sfaldamento delle posizioni socialdemocratiche, nella seconda si traccia la linea sulla quale dovrebbe essere mantenuto il governo secondo gli orientamenti dell'elettorato. Il quadro che viene - rappresentato dai socialdemocratici è piuttosto pessimistico: un « gravissimo pericolo minaccia la democrazia italiana > e questo pericolo deve essere ricercato soprattutto nell'i Indebolimento della democrazia socialista nei confronti dell'innegabile avanzata delle forze comuniste e paracomuniste da un lato e delle forze monarchico fasciste dall'altro >. Dopo avere constatato che nel Paesi dell'Europa occidentale, a differenza del nostro, vi è un regresso dei partiti comunisti e reazionari, la direzione socialdemocratica riconosce che < le particolari con' dizioni economiche. e politiche del nostro Paese impongono un'azione di ravvicinamento di tutte le forze che in modi di versi tendono all'autonomia so clallsta>. In particolare la direzione dèi P.S.D.I. rileva che < la tattlea del, collegamento con partiti . democratici non socialisti, assunta in piena buona fede e con senso di responsabilità nel. l'interesse esclusivo delle eia» si lavoratrici, non ha raggiunto l'obiettivo auspicato >. Secondo i socialdemocratici, una parte del corpo elettorale ha ravvisato nella tattica seguita «una attenuazione della sua concezione laica e classista ed una corresponsabilità con un governo che non è stato in grado di dare una soluzione efficace al problemi economici e sociali che assillano le classi lav--itricl>. queste recriminazioni a posteriori appaiono, in verità, piuttosto ingenerose; e si può facilmente osservare che si potevano fare prima di sottoscri vere il. patto di alleanza fra 1 quattro partiti democratici. Se i socialdemocratici si fossero posti allora questi interrogativi (giusti o ingiusti che fossero non è qui il caso di discuterne), con ogni probabilità 1 democristiani non avrebbero insistito sulla legge maggioritaria e forse le elezioni del 7 giugno avrebbero preso una piega diversa. Ma non è il caso di attardarsi nella ricerca di una responsabilità che i fatti hanno condannato. Si tratta ora di uscire da una situazione che non è affatto semplice. I socialdemocratici, perciò, consigliano di mutare politica, abbandonando la cosiddetta formula e questo perchè «la riduzione della maggioranza democratica, quasi ai disotto dei limiti dì sicurezza, ha dimostrato co¬ mszcnarn«pGasccIs me la politica del centro non sia riuscita a creare le condizioni di una espansione democratica e come la perpetuazione di tale politica non può che accentuare il regresso >. La direzione socialdemocratica ritiene perciò Indispensabile che « vengano sondate a fondo le possibilità di formazione di un Governo che vada dalla D.C. al P.S.l. >. Una tale soluzione sarebbe, sempre secondo la dichiarazione del P.S.D.I., implicita < tanto nell'impegno as¬ sunto dal P.S.l. durante la campagna elettorale, di trovare un terreno d'intesa con la D.C., quanto nella tattica elettorale della D.C. stessa, caratterizzata dal costante Invito al P.S.l. di svincolarsi da impegni ostacolanti un accordo di Governo su basi democratiche». Per la formazione di un tale Governo il P.S.D.I., comunque, propone che: 1) esso sia veramente democratico; 2) sia immune da ogni interferenza totalitaria (appare chiara, quindi, la richiesta ai socialisti, di una garanzia di sganciamento dai comunisti); 3) assicuri l'autonomia della Nazione. Questa formula della tutela dell'autonomia nazionale appare piuttosto vaga e Imprecisa e perciò mette conto attendere qualche chiarimento. Riguarda il Patto Atlantico? La C.E.D.? Ma per queste due formule, i socialdemocratici non si erano dichiarati totalmente favorevoli? In sostanza 1 socialdemocratici vogliono, come già si è det- to, che Nenni scoi ra le sue carte, accentui la sua autonomia fino a combaciare con le Istanze dell'Internazionale Socialista (da cui il P.S.l., come si sa, è escluso) e soprattutto si distacchi dalle Botteghe Oscure. In casa del P.C.I. queste richieste vengono respinte ; si osserva che, praticamente, le proposte dei socialdemocratici mirano a continuare una politica di centro con l'aiuto del socialisti nennlani, politica che porterebbe fatalmente il P.S.l. verso l'anticomunismo. Il vice-segretario del partito comunista, Secchia, ha insistito ancora ièri sul fatto che « 1 sei milioni di voti ci richiamano fortemente alle nostre responsabilità»; e si vuol fare Intendere alle responsabilità di Governo. Nenni, come si sa, chiede « una nuova maggioranza e una politica di pace e di progresso ». Non è molto naturai mente, ma forse ciò vuol significare un avvicinamento alle posizioni democratiche. E' troppo presto, comunque, per arrivare a qualche conclusione; conviene attendere gli sviluppi dei prossimi giorni. Una prima indicazione si dovrebbe avere, come si è detto, dalla direzione democristiana, in cui si è rafforzata, dopo le elezioni del 7 giugno, quella corrente che chiede una più incisiva politica sociale, che è stata indicata sabato da Fanfani, Ma — ci si chiede stamane — che faranno i socialdemocratici qualora l'apertura verso Nenni dovesse fallire? Ritorneranno a una politica centrista da cui per ora sembrano decisamente staccati? O, come qualcuno afferma, si asterrebbero dal dare la fiducia all'eventuale governo monocolore? In questo caso, com'è ovvio, ci si awierebbe verso una serie di crisi di cui non è facile prevedere la portata. P- a. p.

Persone citate: Fanfani, Matteo Matteotti, Nenni, Paolo Rossi, Secchia, Simonini, Zagari

Luoghi citati: Europa, Mondolfo, Roma