La "fuga,, dei nipponici rimasti senza quattrini

La "fuga,, dei nipponici rimasti senza quattrini La "fuga,, dei nipponici rimasti senza quattrini (Nostro servizio particolare) Venezia, 25 agosto. Il primo giapponese è comparso al Lido sei giorni fa, prima dell'inaugurazione. Era solo come un cane, faceva pena a vederlo. Aveva la faccia lunga e triste e non parlava con nessuno. Il giorno dopo ne è arrivato un altro, e le cose sono cominciate ad andare meglio. Insieme li si vedeva sorridere, qualche volta, poi ne arrivò un terzo e poi un quarto, e si videro anche donne graziose come bambole, con il chimono, i sandalettl e l'< obi ». Da allora la colonia giapponese si è moltiplicata con una rapidità impressionante. Ieri — giornata del film nipponico — ce n'erano tanti ch'era difficile contarli. Non si faceva un passo fuori e dentro VExcelsior senza sentire quella lingua tutta scatti, impennate e gridarelli (la prima volta si resta male perchè si ha l'impressione che litighino eternamente, e non sappiano far altro). Al Festival hanno presentato due film, e son calati a Venezia con un esercito di attori, registi, sceneggiatori, produttori, segretari d'Ambasciata. Una invasione, pacifica e squattrinata, perchè questo è il bello: il primo è arrivato sei giorni fa, ma oggi sono già spariti tutti, lasciando dietro di sè una cert'aria di mistero. Hanno raccolto applausi, si sono inchinati mostrando furbi sorrisi, e poi sono corsi in albergo a fare le valige: le donne hanno riposto i chimono, i sandaletti e gli < obi », gli uomini quei vestiti lunghi e larghi, e cadenti da ogni parte, con 1 quali pensano — si vede — di avere imitato l'abbigliamento occidentale. E via, eran rimasti senza soldi, questo è il fatto. Poveracci, far tanta strada per po( andarsene così. Facevano pena quando arrivarono in pochi, fanno pena oggi che se ne vanno con tutto l'esercito. Eran partiti dal Paese loro senza aver calcolato bene le spese, forse. Oppure speravano di fare economia, valli a capire. La realtà è che ieri sera sono stati costretti ad organizzare un ricevimento in aformato ridotto («quattro gat-jti, non uno di più. altrimenti | ci roviniamo») e si son fatti:prestare i soldi, proprio per-!chè del ricevimento non si po-ite va fare a meno. Sorrideva-i no amaro, gli infelici, pen-'sand'o alla patria lontana ed irraggiungibile, ai maledetti eyen» dimenticati nelle cas-|seforti, ai prezzi impossibili ■ degli alberghi italiani. Davve-1 ro veniva voglia di organizzare una colletta sui due piedi, per non vederli più soffrire. Comunque, la festa bene o male è andata avanti. Adottato il sorriso di prammatica, i registi, gli attori e i delegati nipponici hanno accolto con squisita cortesia gli invitati. Le attrici in chimono sono state graziosissime e dolci come raramente sanno esserlo le loro colleghe occidentali, e non erano affatto impacciate in quei pesanti abiti di seta variopinta che contrastavano con l'eleganza stilizzata (e, in fondo, priva di fantasia) delle toilette* di tutte le altre signore, fossero inglesi, italiane o russe. Un delegato si è intrattenuto a lungo con gli < occidentali ». La cosa gli interessava parecchio per discutere sul diverso modo di concepire l'amore, in Asia ed in Europa. Lo spunto era stato offerto dal film proiettato nel pomeriggio; girato nel Giappone dal regista austro-americano Josef Von Sternberg. Il giapponese voleva saper tutto, meticolosamente: < Come farebbe un italiano in questa situazione? Come reagirebbe dinanzi ad un rivale? Che cosa farebbe la donna? ». E vìa di questo passo Ha diretto per mezz'ora il discorso, con serietà scientifica. Con questo sistema si son fatte le quattro del mattino, e alle disgrazie finanziarie nessuno ha più pensato. f. d. g.

Persone citate: Josef Von Sternberg

Luoghi citati: Asia, Europa, Giappone, Venezia