Il furore del fuoco e della tempesta sulle isole distrutte dal terremoto

Il furore del fuoco e della tempesta sulle isole distrutte dal terremoto LA TERRA TREMA ANCORA NEL PELOPONNESO Il furore del fuoco e della tempesta sulle isole distrutte dal terremoto Numerose altre scosse rinnovano il panico, mentre le fiamme divorano le città devastate - I villaggi dell'interno isolati dalle frane e da immensi crepacci - Paurosi racconti deg!i scampati • Le flotte ing'ese e americana mobilitate per l'opera di aiuto niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiniiiiiiiniiiiiiiiiiiiiii (Nostro servizio particolare) Atene, 13 agosto. L'infelice popolazione delle Isole Jonie ha vissuto oggi la sua quinta giornata di terrore: quasi senza sosta si sono rinnovate le scosse sisìniche, che l'Osservatorio di Atene ha definito « da leggere a forti », dopo che nella notte per ben ventidue volte la terra aveva tremato. Non sono più-scosse distruttive, tha'i'ih'irfl lesionati continuano a crollare, e gli squarci si allargano nelle strade e nel terreno, immensi blocchi di roccia si staccano dalle rive scoscese e precipitano in mare. I centoventimila senzatetto si chiedono sgomenti, mentre senz'acqua e senza viveri aspettano i soccorsi quando finirà l'incubo, quando potremo aver pacet Drammatici dispacci All'orrore del terremoto si è aggiunto, da ieri notte, il flagello degli incendi. Argostoìi e Zacinto sono state letteralmente distrutte dalle fiamme; ardono senza che ci sia alcuna possibilità di limitare il disastro. I piloti degli elicotteri riferiscono che la città di Ugo Foscolo brucia da trenta ore e che una spessa coltre di fumo nero grava sull'intera iso la, limitando la visibilità. Le scosse hanno distrutto le tuba ture dell'acqua, e l'opera dei pompieri sarebbe vana. Soltanto i mezzi antincendio delle varie Marine potranno, forse, circoscrivere domani l'nrea destinata alla totale dis'ruzione. Il mare ribolle: onde altissime, portate da un vento teso e forte, hanno impedito oggi la fuga sulle piccole imbarcazioni, e migliaia di 'persone, che tacevano ressa attorno alle barche, ai pescherecci, alle minuscole vele, si son dovute rassegnare ad attendere l'arrivo delle grosse navi, capaci di affrontare la tempesta. Un caldo pesante, afoso, raddop¬ pia nelle ore di sole la pena dei senzatetto e la fatica dei soccorritori. Ma il quadro dell'apocalisse non è ancora completo, da stamane la zona portuale di Argostoìi sta lentamente affondando in mare. Sembra che la terra sprofondi, ed era corsa voce addirittura che tutte e tre le isole devastate rischiassero di venir inghiottite dal mare. E' stata necessaria una smentita uffU rial e del Governo per riportare la calma. Per tutta la giornata sono affluiti ad Atene dispacci drammatici dalla zona colpita. Il comandante del cacciatorpediniere inglese « Daring », che questa mattina ha gettato le ancore ad Argostoìi, ha telegrafato al Quartier Generale di Malta: « Non riusciamo a vedere una sola casa in piedi. Sentiamo la nave tremare, come se in distanza esplodessero violente cariche di profondità. Attorno alla città vivono cinquantamila persone senza viveri e senz'acqua. Quando abbiamo messo piede a terra, abbiamo trovato la città completamente distrutta. Stiamo sbarcando medici, viveri, acqua, materiale sanitario. Le scosse continuano». L'ammiraglio Cassady. giunto a Cefalonia a bordo dell'incrociatore pesante « Gassady », nave ammiraglia della Sesta Flotta americana, ha telegrafato: « Strade interrotte da rttp macigni precipitati. Niente acqua nè rifornimenti. Villaggi isolati. E' necessario un enorme sforzo; vi è necessità urgente di escavatrici, acqua, viveri, mezzi di trasporto e medici». Dal largo di Sami, il comandante del caccia inglese « Wrangler » invia: « ViHaoìrio completamente distrutto. Altri profughi stanno giungendo dai villaggi distrutti dell'interno ». Da Zacinto, l'incrociatore inglese « Gambia », dirottato sul posto da un messaggio radio del Comando di Malta, comunica: «La città è distrutta e per il 15 per cento bruciata. Metà degli abitanti si sono trasferiti sulle colline, mentre gli altri rimangono nei dintorni della città. Sgomberiamo ma lati e feriti mediante i mezzi da sbarco ». Giovandosi della radio di bordo, il sindaco della città ha aggiunto queste semplici parole: « Zacinto non esiste più*. Di ora in ora i messaggi aggiungevano più tragici particolari di disastri e di terrore Il ministro dell'Assistenza Sociale — il primo membro del Gabinetto greco che abbia visitato la regione sinistrata — mreasnntrvcc1dsdpsdtted ritornando da Cefalonia a Patrasso ha dichiarato che la situazione dell'isola è « disperata» e che anche ad Itaca si ripetono « scene indescrivibili di orrore »; il panico si è accresciuto per il timore che le isole affondino, e solo a fatica il personale di soccorso riesce a placare questa inutile apprensione della popolazione sconvolta. Crolla Una montagna John Aster, il rappresentante della M.S.A. americana, recatosi in volo da Atene ad Argostoìi, ha detto parlando alla radio: € Dieci minuti fa abbiamo avvertito una terribile scossa. Ho visto un'alta collina scivolare in mare. Nelle sole città di Argostoìi e Lixouri abbiamo già contato quattrocento morti, e ovunque regna confusione e panico. Abbiamo disperatamente bisogno di acqua ». Sul tema dell'acqua, la prima necessità anche per il soccorso ai feriti e per alleviare la tremenda tortura della sete, resa più aspra dal caldo, ha insistito l'ammiraglio Mountbatten, che su un idrovolante speciale è venuto oggi ad ispezionare la zona colpita, facendo poi ritorno a Malta. Egli ha chiesto a Londra l'invio di rifornimenti idrici con tutti i mezzi, e l'autorizzazione di s[ mobilitare a questo scopo le risorse della flotta britannica. Quando sarà stato possibile esplorare (è la sola parola adatta) l'interno delle isole, ci si accorgerà che lo stesso panorama di queste terre collinose è stato mutato e sconvolto. Basta un particolare per rendersene conto: la scossa più violenta di questa mattina, poco dopo le S, ha squarciato la cima del Morite Aenos, alto 1600 metri, che domina l'isola di Cefalonia, e una missione scientifica ha ricevuto l'ordine di raggiungere la zona al più presto possibile, per cercar di stabilire se esiste la minaccia del crollo dell'intera cima... Un giornalista, corrispondente del giornale Vradyni, ha trasmesso per radio (telefono e telegrafo non funzionano da domenica): «L'intera terra trema con un pauroso boato sotterraneo. Montagne si spaccano e poi precipitano, come se i vulcani fossero esplosi; la terra si fendè e intere case vengono lanciate a grande distanza Pezzi di mobili, persiane, porte piombano a terra, mentre grida strazianti vengono dai feriti. I resti di Argostoìi lMmsiFmss vengono ingoiati dal mare, in seguito agli slittamenti del terreno. I feriti si trascinano'lungo le strade, verso i posti di soccorso; i sopravvissuti cercano di districare i parenti dalle macerie. Persone, che la paura ha fatto impazzire, si lanciano in mare ». Nel dramma della collettività si inseriscono, infatti, decine di migliaia di tragedie personali. Che cosa sia stato l'orrore di questi giorni, l'dtìbiamo saputo dal racconto dei primi profughi, giunti oggi al Pireo con imbarcazioni di fortuna. Un barcaiolo di quarant'anni, tale Artelanos, ha riferito: « Il medico che abitava nel mio quartiere, ha abbandonato la moglie impazzita, che non voleva staccarsi dalle rovine della sua casa e lanciava urla agghiaccianti. Con qualche pacco di bende in tasca e una bottiglia di tintura di iodio in mano, correva da un ferito all'altro per medicarli sommariamente. 'L'ho lasciato in questo, lavoro; non è voluto partire ». La situazione dei 1S0 mila senzatetto, e particolarmente dei feriti, potrà migliorare domani, quando l'imponente opera di soccorso internazionale, iniziata con slancio generoso e in piena collaborazione con il Governo di Atene, avrà dato i suoi primi frutti. Naturalmen[te inglesi e americani, con le loro imponenti forze navali del Mediterraneo, forniranno il massimo contributo a questo sforzo. Il Pentagono di Washington ha ordinato alla VI Flotta di considerarsi tutta mobilitata per i soccorsi; l'ammiraglio Earl ha stabilito il suo Q. G. a Patrasso, e di li dirige il lavoro di tutti i mezzi statunitensi. Da Londra l'Ammiragliato ha dato carta bianca a Mount batten, quindi ha ordinato che, dopo gli incrociatori ed i caccia, anche una portaerei si diriga immediatamente da Malta a Tripoli, prenda a bordo elicotteri americani, e li trasporti a tutto vapore verso le tre isole. Tagliate completamente le comunicazioni terrestri, interrotte le strade e. crollati i ponti, gli elicotteri restano la sola possibilità per raggiungere i villaggi isolati nell'interno, privi sinora di qualsiasi anche elementare soccorso. Quattro altre navi inglesi da trasporto, di stanza a Malta, sono state inviate verso le isole, dopo aver imbarcato le escavatrici necessarie per lo sgombero delle macerie. Dal canto suo, il Governo di Atene ha dato ordine a tutti i mercantiti e a tutte le navi-traghetto di sospendere il normale carico di'passeggeri e di tenersi pronti a partecipare alVopera di soccorso, secondo le disposizióni che verranno impartite dal Ministero della Marina. Sono stati revocati i permessi a molti ufficiali di polizia, i reparti del Genio sono mobilitati e due battaglioni già sono stati inviati verso il teatro della tragedia, mentre l'aviazione militare partecipa attivamente all'assistenza dei sinistrati. Paurosa contabilità Otto Dakota ellenici, insieme con aerei inglesi e americani, hanno sorvolato oggi la zona colpita, lanciando pacchi di medicinali e viveri ai gruppi di persone rimaste isolate nella campagna. Tutti i piloti hanno riferito di aver raccolto disperate segnalazioni da terra, fatte con stracci bianchi, con lenzuola e coperte, con specchi: questi infelici sanno di non poter essere raggiunti per ora per via di terra, mentre grosse cataste di rifornimenti — per il momento inufilizzabili — incominciano ad ammucchiarsi sui moli sconvolti, e seminghiottiti dal mare, di Zacinto, di Argostoìi, di altre cittadine costiere... Re Paolo di Grecia e la regina Federica sono partiti oggi da Atene, a bordo dell'incrociatore Pyrpolitis, per raggiungere la zona devastata e sorvegliare l'opera di soccorso. Patrasso, sul Peloponneso, è il centro di tutto il lavoro, e il perno del ponte-radio, che da due giorni funziona senza un attimo di sosta fra Atene, la città peloponnesiaca e le tmbarcazioni di ogni tipo e di ogni stazza presenti nelle acque delle isole Jonie, o in navigazione verso di esse. Quante siano le vittime e a quanto ammontino i danni, per ora è impossibile dire. La cifra accertata dei morti è di quattrocento, ma già si sa che, ultimata la macabra contabilità, quella cifra dovrà venir moltiplicata almeno per tre. Già stasera, peraltro, valutazioni americane lasciavano capire che il numero totale dei morti dovrebbe superare largamente il migliaio, e potrebbe salire forse ad alcune migliaia. I danni materiali non sono calcolabili. Sono state fatte due cifre — una minima, 40 miliardi lire, e una massima, 400 miliardi — ma è inutile per il momento cercar di discuterle. Certo si è che la Grecia, provata in modo così duro dalla occupazione e poi dalla guerra civile, ha sofferto in questi giorni tragici un nuovo pauroso salasso della sua economia. __. a. p. V

Persone citate: Cassady, John Aster, La Terra, Mountbatten, Pezzi, Re Paolo, Ugo Foscolo