Le proposte di Nenni piaciute troppo a tutti di Vittorio Gorresio

Le proposte di Nenni piaciute troppo a tutti A SETTIMANA E' PASSATA —— Le proposte di Nenni piaciute troppo a tutti Ministero esageratamente bello, per esser vero - Il "salto della quaglia,, dei comunisti - L'Osservatore Romano non se ne impressiona - Sospetti, dubbi, reticenze, braccia allargate e molti «ma» - Lepidezza e ripulsa dei democristiani - Stato d'animo di Piccioni dopo 7 giorni: in fondo, perchè no? (Dal nostro corrispondente) Roma, 8 agosto, Di questa settimana che abbiamo trascorsa senza De Gasperi sarebbe stato bene tenere un diario, fin dal primo giorno, lunedi 3 ayosto, quando i fotografi lo colsero seduto ad un tavolo del caffè-ristorante della stazione di Trento. Era partito, dunque, e intanto a Roma era tornato Saragat da Formio e si incontrava con Gonella, in una stanza del primo piano di Palazzo del Gesù. Gli stava raccontando dei colloqui che aveva avuto il giorno prima col terribile Nenni girando in motoscafo per il golfo di Gaeta. « Faceva bel tempo, avete avuto un bel sole' e c'era un bel mare.'» gli domandò Gonella alla prima pausa, quasi per far capire che si interessava poco alla sostanza dei colloqui, e cioè alla natura delle proposte e delle offerte. Accusa di plagio Uscito dal palazzo, ai giornalisti che domandavano come era andata, Saragat diede una risposta un po' elusiva, allargando le braccia. E cosi infatti lo ritrassero i fotografi, e cosi quella sera del primo • giorno senza De Gasperi, i documenti che avevamo per la storia di questa settimana erano appunto quelle due fotografie: De Gasperi appoggiato con il gomito su un tavolo di marmo della stazione e lo sguardo diretto sopra il cerchio degli occhiali a mirare lontano; Saragat, le braccia aperte e nell'atteggiamento frettoloso di chi ritenga inutile fermarsi con estranei a commentare i silenzi altrui. La parola, del resto, spettava a Nenni. Quel giorno Nenni stava ancora a Formio, e passò il tempo a tavolino. Nenni è rapido a scrivere gli articoli — come è testimoniato . dai redattori deiJ'Avanti! — ma quel giorno scriveva non propriamente un editoriale: piuttosto un promemoria destinato a Piccioni; e fu più lento, nel desiderio di meditare. Per desiderio di correttezza fece poi una cosa che ad un giornalista, generalmente, co- erano stati pur costretti ad unirsi ai coro che da tutti i partiti si levava verso Piccioni; e che il giornale del Vaticano si dimostrasse così poco impressionato dal < salto della quaglia » di Togliatti, era una prova di coerenza, poiché la Chiesa non si dimentica che sono stati, sei anni fa, i voti del partito di Togliatti a far pussare, a Montecitorio, quell'articolo 7 che inserisce nella nostra Costituzione il corpus dei trattati lateranensi.^Eppure proprio la gìórìuttfrill giovedì di questa settimana ci Ita dato il senso dell'impossibile. Usciva giovedì sull'organo ufficiale del partito democratico cristiano un importante articolo che incominciava descrivendo le mosse che fa un gatto che ' vuol mordersi la coda. < Attenzione — ammonirono gli anziani della salastampa — se i democratici cristiani fanno i lepidi, c'è sotto qualche cosa di'molto serio, di forse grave y. Tra due spumoni Di serio, o grave, c'era la ripulsa alle proposte fatte da Nenni perchè erano piaciute troppo a tutti. Anche Piccioni aveva avuto diffidenza per quel favore generale. Quella mattina, giovedì, fu chiamato al telefono da Villabruna, segretario del partito liberale, che domandava come 7>iai, tutti essendo d'accordo, fosse lui solo a non consentire, lui Piccioni, e cioè il maggiormente interessato: <Cosa vuoi che ti dica — gli rispose Piccioni. — Io, per motivi di partito e di ambiente, non posso consentire ». Dietro la frase par di vedere quelle braccia allargate che sono state il segno distintivo della settimana che è trascorsa, e che sono l'indizio delle incertezze, delle contraddizioni, degli equivoci voluti, delle bugie, delle reticenze, fra le quali noialtri spettatori-osservatori abbiamo vissuto questi sette giorni. E soprattutto c'era, dietro la sua frase, nascosto quell'inesorabile < ma », preclusivo delle migliori buone intenzioni: fossero queste liberali o socialiste, vaticane o socialdemocratiche. Cosi arrivammo a venerdì, con l'amarezza di un'occasione che sembrava perduta, e non per colpa nostra, cioè di noi che siamo uomitii di buona volontà. Fu la giornata dei liberali, venerdì; una giornata, in ogni modo, che è cominciata all'ora zero come è nell'uso degli orari ferroviari. Tra mezzanotte e l'una del mattino di venerdì comparve infatti Saragat ad un caffè di via Veneto, alla ricerca di liberali e socialdemocratici che in questa estate senza vacanze hanno costume di sedersi vicini, fraternizzando amabilmente. «Che c'è di nuovo t», domandò Saragat. I liberali avevano intenzione di invitare per sabato i segretari degli altri tre partiti democratici ad una riunione collettiva. « Lei che cosa ne pensa.'», domandarono a Saragat. « Fate, fate; ci sto. Ma che sia una riunione senza nessuna pregiudiziale, perchè deve servire essenzialmente a stabilire le responsabilità. Se mi viene, un invito che sia capzioso, e che nasconda qualche tranello come m'intendo io. vi avverto subito che direi m... a chiunque lo faccia ». Fino alle tre della mattina di venerdì si discusse in via Veneto su questo tono: ma intanto un liberale, senza dare nell'occhio, si era alzato dal tavolo ed era sfa: mandò la copia dell'articolo a Piccioni, cosi privandosi del gusto di farglielo leggere la mattina dopo sul giornale. Nenni ha di queste delicatezze; rispetta nei confronti degli avversari certe norme del buon costume che vigeva ai tempi della troppo calunniata democrazia prefascista: « Enfin — disse a Targetti incaricandolo di una speciale ambasceria — ti sembrerebbe bello che domani Piccioni si trovasse davanti alla carta stampata f ». Targetti è vicepresidente della Camera, e, nonostante sia socialista, è in buone relazioni con Piccioni. Avvocati ambedue, ambedue valenti, si sono conosciuti nell'esercizio della professione e ne hanno tratto buoni motivi per stimarsi a vicenda. Poi, casualmente, era accaduto che domenica^ ricevuto l'incarico da Einaudi di formare il Ministero, Piccioni aveva visto come prima persona proprio Targetti, nel pomeriggio a Montecitorio. Primo interlocutore sulla crisi, Targetti dunque poteva essere il più qualificato messaggero di proposte per risolverla. Trovò Piccioni, tuttavia, di umore melanconico: « Vedi, Targetti — disse Piccioni dopo aver esaminato le. proposte di Nenni —, sono cose bellissime e non sono cose nuove, e potremmo firmarle, io come Gonella, con tutte e due le mani di ciascuno. Ma... » ed allargò le braccia anche Piccioni, come già Saragat. Queste braccia allargate e questi « ma » .scio stati le insegne della crisi in questa settimana senza De Gasperi. Eran tutti d'accordo, perfettamente, su tutti i nove punti formulati da Nenni. D'accordo i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, che sono stati anche i più discreti. Altri, come i monarchici, i fascisti ed i democratici cristiani, sono scesi in polemica accusando, addirittura, Nenni di'plagio: pare infatti che Nenni — se si vuol ■prestare fede a quanto dicono costoro — abbia copiato slealmente i capisaldi del programma politico e sociale dei monarchici, di quello democratico cristiano e di quello fascista. Ed i comunisti T I comunisti nella notte fra martedì e mercoledì fecero il grande cosiddetto « salto della quaglia » per andarsi a posare, come tutti osservarono allarmati, alla destra di Nenni; cosi, in sostanza, si dicevano anche loro d'accordo. Senso dell'impossibile Un ministero tanto bello, nessun uomo politico italiano mai avrebbe potuto immaginarselo, sognarselo. Tutti concordi, dall'estrema destra all'estrema sinistra; dentro Montecitorio, che i profani magari crederebbero oggi dilaniato e sconvolto dalla guerra di tutti contro tutti, si stabiliva questa bella pace, questo amor omnium erga omnes, con Nenni reso patriarcale dai consensi che da ogni dove a lui salivano come fumi d'incenso. Certo era troppo bello perchè fosse vero. Mercoledì, difatti, si andava in giro a dire con un sospetto scaramantico: « Questa è la volta che, se il diavolo non ci mette la coda, la- soluzione della crisi è cosa fatta. Tu non ci credit Fammi il piacere, allora, leggi l'< Osservatore ». A comperare l'Osservatore Romano, il numero datato giovedì 6 agosto, si leggeva «te i comunisti, poveracci, andato a telefonare a suoi amici giornalisti: « Lo potete annunciare ufficialmente: c'è un nostro invito ad un colloquio a quattro, Saragat viene; ha già accettato». Tornato al tavolo ordinò, con discrezione ed indifferenza, un secondo spumone di fragola ed albicocca, intanto pregustando la lettura dei giornali che sarebbero apparsi il giorno dopo: « Estremo tentativo liberale »; <f'liberali invitano a colloquio »; « L'inteiaf iva dei liberali»; * Mossa dei liberali per risolvere la crisi » ; « Il PLI ci salva dalle secche f ». Cosi difatti furono intonati i quotidiani di venerdì, grazie alla decisione presa attorno ad un tavolino di caffè. E così intanto si scioglievano le idee, i pregiudizi si dissipavano, si disperdevano gli equivoci. Si sussurrava ormai con molta convinzione che la D.C. era stata messa le spalle al muro. Dire di no, respingere l'invito per la D.C. stava facendosi di ora in ora sempre più difficile. Anche Piccioni si risvegliò, nella serata di venerdì: ai redattori del Quotidiano suoi amici ispirarono una nota che diceva: «De Gasperi è in Valsugana e le trattative si fan¬ no a Roma, dove può essere che egli abbia amici i quali lo servono meno intelligentemente di quanto si potrebbe credere », Era il colpo di grazia ai sedicenti amici di De Gasperi; era un invito a scoprire le carie, a metter tutto in piazza; e in questo atteggiamento si trovavano concordi i liberali, i socialdemocratici e l'Azione Cattolica: era una nuova confluenza di opinioni, non meno singolare della prima, alla quale in principio abbiamo già accennato: e poteva Piccioni ritirarsi dinanzi a tanti assentit A lui dovevano apparire già sfumate nell'aria le ragioni di € partito e di ambiente» che lo avevano indotto, giovedì, a rifiutare le profferte di aiuto che da ogni parte gli venivano: e questa sera infatti, sabato, se noi dovessimo annotare qualche cosa nel diario di questa prima settimana senza De Gasperi, provando ad immaginarci lo stato d'animo che attraversa Piccioni, scriveremmo: «Il presidente designato ha questa sera allargato le braccia domandandosi: In fondo, perchè no T ». Vittorio Gorresio

Luoghi citati: Formio, Roma, Trento