Un'attrice capricciosa

Un'attrice capricciosa Un'attrice capricciosa E' entrata nello scompartimento come una furia e si è gettata a sedere senza guardare gli altri viaggiatori. E' tutta convulsa e rimugina le ragioni che non ha saputo opporre al capocomico con la tranquillità che $'era proposta. Vedrà, quel guitto ipocrita, se si tratta di bizze. Credeva forse di incantarla con quei melliflui complimenti? Aveva l'aria di farle un regalo quando le ha detto, appena giunto alla stazione, che l'attrice madre restava nell'ospedale, e che per lei era una fortuna perchè poteva continuare a sostituirla nella parte in cui s'era dimostrata tanto brava, una vera rivelazione. Bella fortuna, méttersi a recitare parti di vecchia, lei giovane e cosi bella ed elegante che quando entra in scena desta nel pubblico come un fremito di gioia. Maledetto il momento in cui si offrì, per non far chiudere il teatro, di sostituire quella poveraccia ch'era stata investita da un'automobile. Bella parte, sì, ma che fatica a truccarsi, a farsi il viso grinzoso, a parlare da vecchia, a camminare da vecchia. Dopo la recita si sentiva tutta indolenzita, stentava a ritrovare la sua agilità, persino la sua voce naturale. Quando rientrò nel suo camerino e si vide nello specchio, le •parve di essere davvero vecchia e inavvertitamente riassunse la fierezza rigida e dolente che aveva acceso il pubblico d'entusiasmo assai più di quanto solesse accenderlo la vecchia attrice con il suo birignao lacrimoso. E che strano stupore provò: come se sentisse per la prima volta, con una specie di, rigoglio voluttuoso, di essere veramente un'attrice, e nello stesso tempo come se ciò la umiliasse. Ma forse a darle quel senso di umiliazione fu il capocomico, che proprio in quel momento irruppe nel camerino gridando ch'era stata magnifica, che pareva nata per fare quella parte. Nata per fare quella parte! Alla sua età, col suo viso, col suo corpo! E' così esasperata dal ricordo di quella frase che non ode il segretario della compagnia, il quale la chiama dal corridoio. — Signorina Berti! — l'uomo ripete a voce alta dopo averla guardata un poco tra rattristato e divertito. La invita con un cenno ad alzarsi, e quando ella gli si accosta le dice piano: — Venga di là. Il commendatore le ha conservato il posto nel suo scompartimento. Venga non faccia i capricci. — Capricci? — ella scatta. — L'ha detto lui che faccio i capricci? Dica a quel signore che io, per sua norma!... — S'interrompe ricordandosi che quando s'infuria fa ridere i suoi compagni; tenta di prendere l'atteggiamento altero e freddo che s'era proposto; ma, come al solito, non ci riesce; e si smarrisce e finisce col dirgli con voce implorante: — Mi lasci qui, Angiolino. Verrò dopo. Rientra nello scompartimento e si rimette a sedere trattenendo a stento le lacrime. E solo ora si accorge dei viaggiatori che ha di fronte: un giovinetto occhialuto che se la mangia con gli occhi e che incontrando il suo sguardo non sa dove volgere il capo; una signora anziana dall'acconciatura e dall'abito accuratissimi ma lievemente antiquati; una ragazzina impettita che par tragga un senso di superiorità spregiosa dalle riviste di cinema che ha sulle ginocchia. La signora la fissa in modo strano, con un esitante accenno di sorriso; e dopo un poco le domanda, col fare cerimonioso d'altri tempi: — Scusi, signorina, se mi permetto... Siccome ho sentito il suo nome detto da quel signore, e mi pare che ci sia una somiglianza... Lei è forse figlia di Adelina Berti? L'attrice ha un lieve sussulto c la guarda tra sbalordita e indignata. Possibile che quella donna non abbia mai visto una sua fotografia, e che la creda tanto vecchia da poter avere una figlia della sua età? Ma d'un tratto si ricorda del personaggio che ha interpretato nella cittadina testé lasciata, ed è ripresa dalla rabbia: ecco che cosa ci guadagna a recitare quella parte, il pubblico la crede vecchia, non la riconosce nemmeno quello sgorbio di ragazza che pure qualche sua fotografia, per quanto piccola, deve averla vista in quelle rivistacce. Sorride alla signora con aria tra ironica e pietosa, e le domanda con voce stiracchiata, socchiudendo gli occhi e come pregustando l'effetto che otterrà quando le dirà che Adelina Berti è proprio lei: — Lei Adelina Berti la conoice bene? — Bene no. L'ho sentita recitare una sola volta, l'altra sera. — E convinta di non-esserti ingannata, prosegue con gaiezza confidente: — Da noi, sa, compagnie di prosa ora se ne vedono poche. Prima della guerra era diverso: venivano tutte, ogni anno. Ma sua madre, lo confesso, non ricordavo di averla sentita. Anche per questo sono andata al teatro con una certa prevenzione. Quel lavoro lo tvevo sentito recitare dalle mi¬ gliori compagnie. Come lo faranno? mi chiedevo. E il primo attore, in confidenza, fu una delusione. Ma quando spuntò sua madre! Quel portamento maestoso, quella voce profonda, misurata, eppure così fresca, così giovanile!... E nella grande scena del secondo atto, quando il figlio le dice che vuole a ogni costo quella ragazza, e lei cerca di dissuaderlo senza rivelargli che la ragazza è sua sorella... Ah, che artista! E aveva certi gesti che mi facevano venire i brividi. Per esempio, quando si premeva le tempie con le dita, soltanto con la punta delle dita, come per vincere una vertigine... L'attrice ricorda che a quel gesto fu indotta dal timore che la parrucca le si staccasse, è che poi lo ripetè perchè ne aveva un senso strano di sicurezza. Ma tal ricordo non la fa sorridere. La commossa ammirazione della signora la fa rientrare in quel personaggio e nello stesso tempo le fa quasi vedere il personaggio come un essere vivo, interamente staccato da lei, pur di lei avendo volto e voce. E' una sensazione simile a quella provata dopo la recita nel suo camerino, e simile è lo stupore che subito la invade. E lo stupore, a mano a mano che la signora accenna ad altre scene commovendosi sempre più, le si tramuta in una pace profonda, quasi viscerale. Socchiude gli occhi, abbandona il capo sulla spalliera. — Ah, è stata una serata indimenticabile — conclude la signora asciugandosi gli occhi. E dopo un poco soggiunge, come se esprimesse un sogno irrealizzabile: — Mi piacerebbe tanto conoscerla. Ho l'impressione, non so, che anche nella vita debba essere così: dignitosa, fiera, tutta comprensione e delicatezza, nemica di ogni volgarità... Certo è una donna che ha sofferto molto. E' vero? — Oh sì — fa l'attrice più col capo che con la voce. E stimolata da altre domande della signora, in una specie di beato dormiveglia, come una bambina che finisce col credere alle proprie fantasticherie, accenna ad episodi dolorosi vissuti realmente da lei e da sua madre, e attraverso i quali si compone una figura nobilissima di donna, che è un po' il personaggio rappresentato, un po' lei stessa proiettata nel futuro con le qualità che la signora ha attribuito all'interprete ammirata, e un po' sua madre vista in una luce ideale, dove anche i difetti che a lei sono parsi insopportabili diventano mirabili virtù. E quando alfine tace è come un medium che stenti a ridestarsi. 11 giovinotto occhialuto le chiede, con la risolutezza dei timidi: — E lei, signorina, non recita? Ella ha un sorriso indefinibile, par che mediti la risposta. Ma la ragazzina impettita non le lascia il tempo di rispondere: — Se non ha la vocazione... — dice con un sorrisetto di compatimento. L'attrice la guarda con odio, par che faccia uno sforzo per non prenderla a schiaffi. D'un tratto chiude gli occhi e contrae il viso, come colta da una fitta. Ricorda che era presa dallo stesso impeto d'odio quando sua madre si ostinava a non credere alla sua vocazione. Arrivava, sua madre, a dolersi che lei non facesse qualche pazzia con un uomo, come se la sua smania di recitare potesse svanire tra le braccia di un maschio. E' per questo che lei ha tanta paura di innamorarsi? Gli uomini le piacciono, le piacciono tanto, ma il pensiero di certe intimità la spaventa. Eppure è in tutto eguale alle altre donne, e spesso le pare che la sua vita ( 111111 11111 1111111111111111 [ 1111111 11111 non sia altro clic attesa di un grande, meraviglioso amore. Anche la sua vita di attrice. Quando, entrando in scena, sente che desta nel pubblico una specie di fremito, ha l'impressione di essere sulla soglia di un mondo incantato, il mondo da cui dovrà sorgere il suo meraviglioso amante. Apre gli occhi, con un lieve affanno di speranza, quasi quel mondo le si dischiudesse davanti. Ma incontra lo sguardo della signora ed è presa da una specie di terrore. Balza in piedi, si gira e si rigira, tutta convulsa, come se avesse dimenticato qualcosa d'importante. D'un tratto si ricorda: quella maledetta parte! E si precipita nel corridoio, in cerca del capocomico, per dirgli tranquillamente, gelidamente, che lei non è tenuta, il contratto parla chiaro, a recitare parti di vecchia, e lui deve smettere di dire a destra e a sinistra che è matta, che fa i capricci. Giuseppe Lanza

Persone citate: Giuseppe Lanza