Venezia in technicolor

Venezia in technicolor MJJXA «TROVATA,, TURISTICA Venezia in technicolor Polemica tra luci "al sorbetto,, e luci "spettrali,, -1 candelabri ottocenteschi di Piazza San Marco - "Antistorici,, dichiara il prof, Pallucchini - Armonia spaziale che non va interrotta - La Piazzetta, uno dei luoghi più poetici del mondo (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 6 agosto. I puristi dell'estetica veneziana sono col naso arricciato per una « trovata » dell'ufficio comunale del turismo. Essendo accertato erte le ore notturno esercitano sul forestiere la maggiore « carica suggestiva » che t; ha studiato il benemerito ufficio? Un'illuminazione tutta speciale per il Canal Grande, che s'accende non soltanto nelle feste tradizionali per l'arrivo dei più illustri tra gli- ospiti dell'estate, ma tutte le sere, affinchè ognuno che sbarca a Venezia o se ne va, ritenga della città un'immagine favolosa, come di un paese sognato, irreale eppur tangibile. La « luminaria » messa in atto per la gioia dei turisti consiste in un sistema di riflettori posti sui pali delle « cavane » — le antiche porte d'arqua da cui uscivano le gondole padronali —; da queste fonti s'irradiano sui maggiori palazzi allineati sul Canale getti di luce variamente colorata. Scarlatta appare la Ca' d'Oro, d'arancio-verde si veste la facciata di Ss. Giovanni e Paolo, il « fondaco dei tedeschi » s'accende di barbagli rossastri. II malumore dei puristi deriva dal fatto che con questo sistema, che dovrebbe servire a mettere in evidenza le più classiche strutture architettoniche, ricevono luce — e fascino indebito — anche alcuni edifici di mediocre valore artistico o « falsi » addirittura. Cosi, ad esempio, la « Pescheria », il palazzo Franchetti a San Vidal, il « fontego dei turchi », che sono rifacimenti e non appartengono quindi — a rigore — al « Gotha » dei veri palazzi veneziani. Il Sindaco ha nominato una commissione perchè orchestrasse meglio la sinfonia di luci accesa dall'ufficio del turismo; e molte stonature sono state eliminate. Autorevoli personalità del mondo artistico veneziano additano le facciate di San Simeone Piccolo e di San Stae come esempi di buona illuminazione, da tener presenti anche per tutti gli altri edifici sul Canal Grande. Le due chiese infatti sono irradiate da una luce fredda, lunare che non soltanto rispetta gli autentici rapporti architettonici del momento ma smorza l'effetto un po' cartolinesco di questo Canal Grande in veste da sera. • Gli oppositori, al contrario temono che una Venezia troppo lunare lasci nel visitatore un'impressione frigida e spettrale. Rispondono i puristi che un Canal Grande « in technicolor », messo in scena « alla Cecil B. De Mille », con la Cà d'Oro « al pomodoro » e il fon daco dei tedeschi « al lampone » assomiglia ad una parata di colori da sorbetteria. sSptrlttinllMfsinpetgdctlcdcspIl—tiG Il problema è difficile da risolvere; s'aspetta il Consiglio Superiore delle Belle Arti che passerà in rassegna notturna tutti Eli edifici illuminati dai riflettori delle « cavane ». Tra luci «al sorbetto» e luci « spettrali », spetterà ai massimi tutori del patrimonio artistico italiano il fare un po' d'ordine e d'armonia. Ma intanto s'ingrossa anche la polemica a proposito dell'illuminazione di piazza San Marco. Come già abbiamo riferito, sembra che il Comune, stanco ormai di aspettare una impossibile soluzione « moderna », abbia affidato a un'impresa di Padova di rifare tali e quali i vecchi candelabri ottocenteschi di prima della guerra. Dunque, siamo alla vigilia del ripristino dei «ferài»? Anche qui i puristi trovano motivi di scontento. In primo luogo, perchè il ritorno dei candelabri di ghisa si attua a dispetto dei deliberati d'una commissione che. negli anni scorsi, votò per una diversa e più razionale illuminazione. In secondo luogo, perchè i filari di « ferài » romperebbero — essi dicono — la tersa unità della piazza; ed infine periiitiiiiMiiimiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii che essi sarebbero «antistorici ». « Se noi avessimo una tela del Tintoretto con aggiunte di un pittore della fine Ottocento, mettiamo un Favretto o un Milesi, non avremmo nessuna esitazione a togliere quel restauri, quelle pennellate In più»; così ci ha dichiarato il prof. Pallucchini, l'uomo della Biennale. In altre parole, ai osserva che mentre le architetture delle Procuratie »ono « storiche », i pomposi candelabri appartengono all'età del gas illuminante e dell'elettricità e si troverebbero quindi in posizione alquanto falsa. «L'allontanamento dei brutti candelabri dalla piazza San Marco — prosegue il prof. Pallucchini — si può paragonare ad un'opera di restauro critico della Piazza. Essa cioè è stata ripristinata nella sua vera e propria forma, e per forma intendo nel suo essenziale linguaggio artistico, che tiene conto dei valori di spazio della Piazza, realizzati mediante una serie di edifici stilisticamente diversi, ma nel complesso di una mirabile armonia. Rimettere i candelabri significa rompere quest'armonia formale, cioè il rapporto spaziale della piazza stessa ». Ma allora, come illuminare in altro modo la Piazza se il concorso non ha dato i risultati che ci si attendeva? Il prof. Pallucchini si affida ai progressi della tecnica, con ' i quali si potrà migliorare l'attuale sistema. In ogni modo, egli insiste. « l'importante è di lasciare la Piazza sgombra da ogni inutile elemento che venga a turbarla. Sarebbe curioso che, dopo averla liberata da quegli ingombranti lampioni, sì tornasse oggi a rimetterli, falsificando tra l'altro una cosa brutta del secolo scorso ». Per convincersi della cattiva prova di questi candelabri basterebbe — egli dice — recarsi in Piazzetta: qui i « ferài » sono già in piedi ed, ai puristi veneziani, appaiono « goffi » ed anche sfacciati perchè .« tolgono intimità a quell'ambiente, uno dei più poetici del mondo ». Si controbatte: ma candelabri fatti proprio così illuminano a Parigi la famosa piazza della Concordia. Risponde Pallucchini: «il confronto non regge: là i lampioni punteggiano lo spazio, direi che lo articolano in tutta la sua smisurata grandezza. In Piazza San Marco, che è uno spazio recinto di tipo rinascimentale, lo spazio va sentito nella sua unita e quindi non va interrotto con elementi estranei ». Anche da questa parte, dunque, altn grattacapi ed altri dilemmi per il Consiglio delle Belle Arti che sta per sbarcare a Venezia. g. gh.

Persone citate: De Mille, Favretto, Franchetti, Milesi, Pallucchini, Scarlatta

Luoghi citati: Parigi, San Vidal, Venezia