Churchill, il nemico di sempre

Churchill, il nemico di sempre — STALIN Jtf J MJL DETTO Churchill, il nemico di sempre Destino paradossale del vecchio inglese che "detesta,, la Russia e deve soccorrerla - "Ha paura di trovarci troppo forti alla fine della guerra,, - Per fortuna Hitler lo odia - Eden invece è affascinante - Più popolare delle dive, si trovò la sua fotografia persino nella camera di Svettano Durante i lunghi mesi di la-voro al Cremlino a stretto con-tatto con mio zio, e nel corso dei frequenti viaggi con lui in Crimea, ho avuto spesso occa-sione di raccogliere il suo pen- siero sugli uomini di Stato stra-nieri che aveva conosciuto. Al-tri particolari di grande mte-resse seppi da mia cugina Svet-lana, quando nel novembre '45 sostai a Mosca per l'ultima voi-ta piuttosto lungamente. Ri- tengo che queste conversazioni siano oggi più che mai di vivaattualità, e mi sembra oppor-tuno rendere note almeno le più importanti. Uno dei primi ministri occi- dentali con cui mio zio ebbe dei contatti personali, fu Eden: lo conobbe nel marzo del '35 e con lui simpatizzò subito, soprat- tutto perchè Eden gli dichiarò che i nemici dell'impero bri-tannico erano la Germania, ri-talia e il Giappone, non la Rus- [sìa. Ma bisogna ricordare an1 che che il ministro inglese nel 1935 provocò un gran turba mento nel pubblico femminile 'di Mosca. La sua fotografia, stampata sui giornali sovietici, ' venne ritagliata da migliaia di !operaie e impiegate, e ben prej sto la si poteva trovare nei dor|mitori e nelle mense delle offl j cine accanto ai ritratti di Marx «e di Lenin. Mio zio ne trovò una persino nella camera di kvetlana! Quando Eden ritornò !a Moaca nel dicembre del .41| lj, fenomeno si ripetè: egli era piu popoiare delle artiste del cinema e dell'opera. ] ; JJ « aVVOCatO » Levai I Una voIta. «f» Pare nel 42, ! Parlammo di Lavai. « Quell'uo imo ~ preciso lo zio — mi ripu!&na profondamente. Quando i cercai di ricordargli l'alleanza 1 franco-russa dei primi anni del secolo, mi sorrise e dichiaro: « Tutte quelle vicende sono abituato a considerarle sotto il punto di vista dell'antimilitarista, com'ero ai tempi della prima guerra mondiale. Bisogna dimenticare la nefasta politica delle alleanze militari. D'altra parte anche voi siete orientato isul piano della sicurezza collettiva ». Nel corso delle trattative per l'alleanza, Lavai insisteva per| che fosse incluso nell'accordo un protocollo speciale, che la subordinasse alla Carta della Società delle Nazioni; Stalin capì che Lavai voleva soltanto avere una carta di più per negoziare con la Germania e l'Italia, « e non aveva nemmeno avuto la prudenza di mascherare le sue intenzioni ». « Era proprio impossibile i negoziare . con un tipo diaboI lieo come Lavai — concluse !mio zio- ~ Quando credeva di jfsaere riuscito a prepararci un ; tranello, nel corso della con versazione, il suo sguardo si accendeva di una luce malizio '■*> V0'Pina. e questo lo tra- diva. Arrivò perfino a parlarmi di uno strano affare, che riguardava la contessa Demi! dov di Parigi, una russa bianica che rivendicava una colle|zione di quadri, proveniente ida un suo vecchio castello in | Russia e da noi messa in vendita a Berlino. Seppi poi che i Lavai era l'avvocato di quella contessa, ed avrebbe ricevuto una somma piuttosto ragguardevole, se l'affare fosse andato bene ». La prima volta che sentii mio zio parlare a lungo di iChurchill fu durante un no¬ snvaasnqcdgtsfcdiiiiiniiiiiiiiiitiiiiiiiintiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiii stro soggiorno a Bolchevo, nell'aprile del 1943. Già avevamo vinto a Stalingrado, ma a Karkov le nostre truppe avevano subito una disfatta; si capiva che la vittoria finale era ancora lontana. In quella riunione di Bolchevo c'era pure Molotov, in attesa di istruzioni per il suo viaggio in Inghilterra e Stati Uniti, dove avrebbe discusso del secondo fronte. Mio zio era furioso: «Non credo davvero che Churchill sia sincero, quando ci parla del suo desiderio di aprire al più presto il secondo fronte in Europa!». Zdanov, che assisteva al colloquio, ebbe a notare: «E' naturale! Churchill non sarebbe più lui, se non cercasse di indebolirci prima di arrivare a soccorrerci: ha paura di trovarci troppo forti alla fine della guerra». «Sì — rispose Stalin. — E pensare che nell'agosto dell'anno scorso, quando venne a Mosca, mi chiese di dimenticare il passato, di dimenticare che era stato il nostro più accanito nemico. Gli dissi che non sono vendicativo, e del resto anche noi l'avevamo maltrattato abbastanza sui nostri giornali. Si vede proprio che mi sono ingannato ». A questo punto Molotov in tervenne per ricordare che nel libro La guerra sconosciuta Churchill aveva parlato di Lenin come di Belzebù: «E' un'infamia! », esclamò. Stalin scoppiò a ridere: "• Non è un' infamia, è semplicemente una stupidaggine. Ricordo esattamente la frase di Churchill: "Lo spirito impuro di Satana-Lenin attendeva le sue prede negli «bissi"»; poi soggiunse: « Churchill è davvero bizzarro. Ha un'intelligenza profonda e gli piace atteggiarsi ad artista, filosofo, poeta, condottiero. E soprattutto ha una volontà di ferro. Con noi, però, ha sempre avuto un fatto personale: ha odiato la Russia fin da quando fu in India nel reggimento degli ussari. Quando l'incontrai l'anno scorso e gli parlai del mio accordò con Eden per i Paesi baltici e la Bessarabia, aprì gli occhi smisuratamente come se gli avessi chiesto un pezzo d'Inghilterra, e mi disse con im peto che Eden non aveva nessun potere per fare simili cessioni. Compresi allora che sarebbe rimasto sempre nostro avversario, ma fui costretto a tenermelo buono, perchè quel iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiMiiiifiifiiiiiiiiriiiitn che mi premeva e mi preme è il secondo fronte ». «Sì — intervenne Molotov a questo 7>unto — Churchill è un nemico giurato della Russia. Bisogna essere cauti con lui, altrimenti un tentativo di pace con i tedeschi è sempre possibile ». « Per fortuna Hitler lo detesta a morte — osservò di rimando mio zio •—. Quando Hess presentò due anni fa il suo piano di compromesso anglo-germanico, indicò che le dimissioni di Churchill costituivano la prima condizione. Churchill lo sa, e mi ha detto che fra lui e Hitier solo la morte di uno dei due potrà chiudere la partita. Finché Winston rimane a capo del governo, non correremo alcun pericolo di pace separata». « Ma gli inglesi possono sempre cambiare il capo del go: verno — replicò Molotov —. Ne hanno tanti, di partigiani di una pace separata, e Halifax e Samuel Hoare ne sono i campioni ». « No. Finche Roosevelt resterà presidente degli Stati Uniti, Churchill rimarrà alla testa del governo di Londra. E' in gioco la sorte dell'impero inglese. L'Inghilterra entrò nella prima guerra mondiale per salvarlo da Guglielmo IT, ed ha cominciato questa per salvarlo da Hitler. Un voltafaccia gli farebbe perdere tutto, perchè Canada e Australia andrebbero con gli Stati Uniti. Churchill ci detesta profondamente e sarebbe pronto, dopo la disfatta tedesca, a tentare una coalizione contro di noi, ma non potrà mai accordarsi con Hitler. Il destino paradossale di un Churchill, conservatore e reazionario, è proprio quello di dover spezzare il fascismo tedesco, il solo pericolo per noi! ». Divisione dell'Europa Due anni dopo quella conversazione, ebbi la possibilità di conoscere altri giudizi di mio zio, specialmente in rapporto agli incontri di Teheran, Mosca e Yalta. Stalin ebbe a constatare che a Teheran il Premier inglese non aveva per nulla abbandonato le sue riserve mentali contro gli interessi russi, e .non voleva sbarcare in Francia, ma nei Balcani. Fu Roosevelt, dopo la ferma presa di posizione di mio zio, che lo distolse da quel proposito. Quando nell'ottobre del '44, Churchill si recò un'altra volta, a Mosca con Eden, comprese che era ormai indispensabile arrivare ad una delimitazione delle sfere di influenza nei Balcani. Stalin fece osservare che Roosevelt era nettamente contrario a fissare zone di influenza, che attribuissero dei privilegi a certi Paesi ed annullassero il principio della porta aperta, ma Churchill assicurò che avrebbe ottenuto dal presidente tutte le necessarie approvazioni. Negoziando questo accordo, Churchill aveva fatto a mio zio una proposta audace: «Fisr siamo in percentuali — gli aveva detto — le nostre sfere di influenza». Stalin volle naturalmente conoscere queste percentuali, e il Premier continuò: «Semplicissimo: lOO'per cento a noi in Grecia, metà per ciascuno in Jugoslavia, 75 per cento a voi e 25 per cento a noi in Romania; 100 per cento a voi in Bulgaria ». Stalin replicò subito che era d'accordo per la Grecia, a Churchill fu talmente contento, che cede un altro 25 per cento della sua zona jugoslava alle. Russia. Ma se a Mosca fu amabile e accomodante, Churchill apparve di pessimo umore e terribilmente sospettoso al convegno di Yalta. «Ho compreso allora — disse mio zio — che non dovrà passare molto tempo prima che vediamo Churchill un'altra volta fra i nostri più pericolosi nemici. Lo feci osservare anche a Harry Hopkins. Questi cercò di negare e volle sostenere che, in fondo, Churchill era il " vecchio brontolone " del partito conservatore, che i suoi strali contro di noi erano dovuti soprattutto ai voli della sua eloquenza; io, però, sono certo che l'avvenire darà ragione alle mie previsioni. Noi Churchill l'avremo sempre nemico! ». Budu Svanidze Copyright de « La Stampa » e dell'» Opera Mundi »