Variazioni d'umore

Variazioni d'umore Variazioni d'umore Aristotile... ma se comincio un orticolo con un nome di tanto peso, un buon numero di lettori 10 salta a piedi pari, e passa alla cronaca sportiva o alla nera* o a quella politica, che in tempi di crisi ministeriale tende, se vogliamo attribuirle colori, al cangiante. Non so se faccio a tempo a trattenere l'attenzione di qualcuno fra i lettori che il nome di Aristotile ha già posti in moto per piantar lui e me e l'articolo, in cui fiutano l'argomento colturale. In ogni modo, mi provo a trattenerli o a richiamarli. lo, per mio conto, non dò torto a quelli che di argomenti colturali non vogliono saperne, a quelli che non vogliono nemmeno sentirli nominare. Per altro, nell'approvarli, approvo quelli che ne rifuggono sinceramente, risolutamente. Approvo sopra tutto e davvero quelli che 11 ignorano. Siamo in tempi di « istruzione obbligatoria»: ergo, è utile, è necessario, che si faccia anche l'elogio ragionato e ragionevole dell'« ignoranza volontaria ». Intanto, essa ha un pregio grandissimo, primario: è spontanea, naturale, viva. E un'istruzione, vogliasi pur dire, più solennemente, una coltura, se non ha cotesto pregio, vai meno d'una ignoranza che ne sia fornita. Del resto, è anche noto che una conoscenza ostacolata, un pensiero proibito, traggono vigore dall'opposizione e dalla persecuzione. Sicché, per dar voglia alla gente di imparare una cosa, non c'è di meglio che proibirgli di saperla; e se fosse proibito lo studio dell'etrusco, ci sarebbe da scommettere che a quest'ora quel rompicapo della lingua dei lucumoni sarebbe stato già risolto. Frattanto, quelli che non hanno gusto alle cose della coltura, fanno bene ed hanno pieno diritto d'astenersene : però, dico astenersene, con sincera e sana modestia, e non già ricusarle, coteste cose della coltura, con affettazione e presunzione di noncurante o sprezzante fastidio. In ogni modo, meglio ancor questi, che non quelli che si erudiscono sulle «selezioni» della scienza e del sapere per tutti, e a poco prezzo di moneta, di tempo, e di cervello. Così, sono bellamente uscito dal seminato, e non so se sia un bel rientrarci concludere: primo, i comunisti dovrebbero erigere, per lo meno in cuor loro, un monumento di perpetua gratitudine a quel senatore Mac Carthy (se si scrive così), il quale, con le sue persecutorie inchieste farà al comunismo il migliore servizio; secondo, che se Aristotile venisse proibito, forse sarebbe un modo di farlo diventare di moda perfino lui, argomento di tanta gravità colturale! Dopo di che si scopre che non c'è nessun bisogno che diventi di moda; e che le mode, nei fatti della coltura, dove toccano guastano; ovvero toccano, dei fatti stessi e fra di essi, i deteriori e la parte deteriore. Aristotile, dunque, finalmente, quando sentì che in Atene, repubblica geniale, non tirava più aria buona neanche per lui, se n'andò, com'è noto, in Macedonia, monarchia ordinata; e disse: — Voglio risparmiare agli ateniesi un secondo delitto contro la filosofia. Memorabile parola: di quelle che soltanto il garbo greco ha sapute dire. Ogni tanto, o che riemerga dall'intimo, o che la richiami qualche fatto, a me torna presente, con una riflessione poco lieta, anzi costernata. Se, in questo tempo d'oggi, al quale, in fatto di dr,:"' sul genere di quello cui alludeva Aristotile, verranno a mancare piuttosto i Socrati che la disposizione a sopprimerli; se in questo mondo d'oggi, non dico un filosofo o un poeta, un sofo o un vate, ma un fantasioso, magari un semplice disgraziato, venisse a trovarsi in quella condizione che fruttò la cicuta a Socrate da Aristotile scansata col riparare in Macedonia; un semplice disgraziato, oggi, dove ripara, dove espatria, il disgraziato? Parlo di quelli, sublimi o modesti che siano, ai quali è impartito il dono di non andar di accordo con nessuno, e nemmeno con sè stessi. Li suppongo guariti e corretti dall'esperienza, disposti ad affidare il loro pensiero, se ne hanno uno, al segreto della mente e delle carte segrete, come Spinoza; disposti e capaci, li suppongo, come lui, a guadagnarsi il pane con un mestiere manuale; incapaci e indisposti invece a una sola attitudine, a essere disciplinati in un partito, o regime politico o sociale. E supponiamo che gli riesca d'emigrare, s'intende clandestinamente; supponiamo che uno sappia, come Spinoza, tornire i ve¬ tri delle lenti. Se non è « in quota », se non ha una regolare chiamata per lavoro, il sindacato dei tornitori di lenti d'ogni luogo dov'egli si rifugga, gli negherà il diritto di tornir lenti. Non dico che un tempo le cose andasscr facili e liscie, ma insomma Aristotile in Macedonia fu assunto come istruttore dell'erede al trono, Alessandro, come ognun sa. Oggi, avrebbe un bell'essere Aristotile; prima di aver un posto, non dico come quello, ma appena un posticino di supplente avventizio in una scuoletta, il locale sindacato della categoria vorrebbe appurare se il malcapitato ha tutte le carte in regola, e, specialmente, se non ci siano in lista disoccupati o disoccupate da occupare prima del forestiero. Il suo pane, lo vedo e non lo vedo. E si arriva alla stravaganza. So di un emigrato, in un paese di questo mondo che s'avvia ad essere tutto uguale sotto etichette diverse, e tutto impossibile per chi non sia mediabile sotto etichetta, il quale trovò ospitalità e lavoro finché restò « temporaneo » : il giorno che gli maturò il diritto d'essere permanente e stabile, poco ci corse che non trovassero il modo di espellerlo. So di cert'altri, in un altro, o altri paesi di questo mondo, scampati da patrie in cui non desiderano di tornare. II paese che li ospita esige ch'essi dimostrino come e qualmente la patria d'origine li espelle. La patria d'origine, a sua volta, rifiuta cotesta formale dichiarazione, perchè li rivuole per punirli d'essere espatriati, o per ridurli a quel modo di vita ch'essi hanno voluto evitare espatriando. Insomma, è una faccenda scabrosa, c per il disgraziato che ha la vocazione dell'indipendenza, non dico spirituale, non dico intellettuale, ma appena d'umore, va a finire che non gli s'apre altra sistemazione che la « Legione Straniera », o il ricovero di mendicità. Mi dico che queste scontrose meditazioni mi sono dettate dai nervi sconcertati dalle variazioni atmosferiche di quest'estate capricciosa. Speriamo che sia così. Riccardo Bacchetti

Persone citate: Carthy, Socrate, Spinoza

Luoghi citati: Atene, Macedonia