La donna che si gettò nella tromba delle scale denunciata per una truffa di ventun milioni

La donna che si gettò nella tromba delle scale denunciata per una truffa di ventun milioni Si aggroviglia Ma vicenda del mancato suicidio di via Garibaldi S La donna che si gettò nella tromba delle scale denunciata per una truffa di ventun milioni L'accusata, tuttora in ospedale per le ferite riportate nel volo, ammette di aver numerosi debiti: "Ho cercato la morte per sottrarmi ai creditori,, - Molti punti oscuri: dove sono finiti i milioni? Molto scalpore aveva suscitato, alcuni giorni fa, la notizia del drammatico tentato suicidio di una donna cinquantenne. Si trattava di Caterina Popliano in Bertolotto, domiciliata presso Domenico Grinza in piazza Castello 139, attualmente ricoverata all'ospedale S. Giovanni per la frattura del femore. La sua vicenda presentava lati oscuri e quasi misteriosi. Oggi, dopo quattro giorni di indagini da parte dei funzionari e degli agenti del commissariato Castello, è stato possibile gettare un poco di luce sul retroscena che ha condotto la sventurata vicino alla morte. Caterina Pogliano verso le 17,15 del 31 luglio scorso saliva al quarto piano della casa situata in via Garibaldi S. Scavalcava la ringhiera e quindi afferrandosi con ambedue le mani, restava sospesa nel vuoto per qualche istante, dondolandosi come se stesse compiendo un gioco spà- ventoso. Forse in quell'istante veniva colta da paura: l'istinto della conservazione stava per prevalere in lei. All'improvviso però udì il cigolio di una porta: era un inquilino che usciva sul ballatoio e rimaneva attonito a contemplare quell'insolito pauroso spettacolo. La Pogliano allora allargava le mani e si dava contemporaneamente una spìnta verso il centro della tromba delle scale. Questo gesto le impediva fortunatamente di morire. La sventurata infatti andava a finire con una traiettoria obliqua sulla rampa della scala posta tra il secondo e il terzo piano, dopo aver urtato contro la ringhiera. Gli inquilini udivano il tonfo e uscivano fuori dai loro alloggi. In pochi minuti numerose persone erano attorno al corpo esanime della Pagliano che gemeva, lamentandosi di forti dolori. Una autobarella della Croce Rossa, prontamente chiamata, la traspor fava al S. Giovanni dove i medici, dopo aver constatato la frattura del femore, la ricoveravano giudicandola guaribile in 40 gior ni. Anche le condizioni psichiche della poveretta destavano preoccupazioni e quando un commis sarlo della sezione di polizia Castello si presentò al suo capezzale per Interrogarla ottenne sol tanto questa risposta: « Nessuno ne ha colpa ». Quasi a suffragare tale affermazione della donna sfuggita alla morte in modo quasi prodigioso si rinveniva nella sua borsetta un taccuino nelle cui pagine era scritto con una calligrafia quasi infantile: «Nessuno ha colpa. Non dovete imputare nessuna persona dell'atto che io ho compiuto ». Su consiglio del sanitari il funzionario di polizia rinun ciava per il momento ad interrogare la Pogliano. Nessuno fino a quel momento sapeva i motivi che avevano indotto la donna a com piere il tentativo di suicidio. Ieri avvenne il colpo di scena, Un uomo dì circa 40 anni, dall'aspetto piuttosto dimesso, si presentava al dr. Benigni per denunciare la mancata suicida quale colpevole del reato di truffa. Egli spiegava che la donna, vantando vaste possibilità flnan ziarie e molti appoggi nel campo commerciale, aveva ottenuto, ih molte riprese, prestiti per un am montare complessivo di 21 mlllo ni di lire. Il commissario domandava al l'uomo: « Qual è la vostra professione?». «Attualmente sono disoccupato ». L'uomo spiegava quindi di non aver concesso i prestiti alla donna con le sole sue sostanze, ma di aver indotto i suoceri ad aiutarlo. Egli aveva pfdcepTdrlcrppIaccreduto di compiere in tal modoIdelie vantaggiose operazioni fi- nanziarie. La Pogliano, infatti, | più di una volta, gli aveva confidato di possedere un centinaio di milioni di liquido e circa seicento milioni in gioielli. Inoltre ella gli aveva avallato cambiali per un milione e 200 mila lire. Tutti gli effetti erano però andati in protesto. Il dr. Benigni, del Commissariato Castello, dopo aver raccolto la denuncia, ha passato la prati-1 ca all'autorità giudiziaria. Naturalmente prima di tale atto al è portato all'ospedale S. Giovanni per sottoporre la Pogliano ad un Interrogatorio sui motivi che la avevano indotta al suicidio e soprattutto per contestarle le accuse mosse nei suoi confronti La donna, le cui condizioni vanno migliorando, non si sarebbe dimostrata meravigliata della denuncia. Avrebbe anzi, secondo alcune indiscrezioni, ammesso completamente gli addebiti che le venivano rivolti dal commissario. Della sua deposizione o confessione non si può per fi momento tenere gran conto perchè la Pogliano si trova ancora in condizioni di spirito molto depresse Ieri sera la Pogliano ha parlato anche con un giornalista, ammettendo d'aver avuto un vasto giro di affari, ma negando d'aver ricevuto un prestito di 21 milioni di lire da una sola persona. - A me 21 milioni? Sono storie, dica che non è vero! — Ma come andavano i suoi affari? — ha domandato l'interocutore. ccndciuLu — In modo normale. Si capisce che in questi tempi un commerciante ha del debiti... — Lei ne aveva molti? — Non più degli altri. — E' vero che ella si vantava di possedere case e cascine per ottenere dei crediti? A questa domanda la Pogliano non ha risposto. SI è limitata a lamentare un forte persistente dolore alla gamba.sinistra. Poi il colloquio è stato troncato da una infermiera che doveva praticare un'iniezione alla sventurata. La mancata suicida, Caterina Fogliano in Bortolotti, di 50 anni, ricoverata all'ospedale San Giovanni per la frattura di una gamba