Scandali vittoriani

Scandali vittoriani Scandali vittoriani E' la rarità d'una merce che fa il suo pregio e crea l'interesse. Mi vengano a parlare di scandali della società della decadenza romana o dei tempi nostri, vi presterò un orecchio distratto, finirò forse per dire che, dove tutto è scandalo, manca' quel sia pure rudimentale contrasto che produce lo spicco. La società vittoriana fu, almeno nel costume esteriore, una delle più morigerate che la storia ricordi. Perciò ora che una paziente studiosa americana, Ada Nisbct, ha pubblicato in forma obiettiva e notarile la documentazione dell'avventura amorosa di Dickens con un'attrice (Dickens and Ellen Ternari, con prefazione di Edmund Wilson, University of California Press), ci precipitiamo senza vergogna a guardare pel buco della serratura. • De mortuis vii visi bonum, si sa, ma il bene che si disse di Dickens alla sua morte nel 1870 passò forse la misura. Bandiere a mezz'asta, va bene, e annunzi con un palmo d'orlo nero alle stazioni, e due decani della chiesa d'Inghilterra a disputare se la spoglia mortale dello scrittore dovesse venir sepolta nella cattedrale di Rochester o nell'Abbazia di Westminster; ma occorreva proprio che un ecclesiastico dal pulpito proclamasse il creatore di Little Nell « santo come un sacerdote in cotta »? Dickens aveva celebrato le domestiche virtù, era quasi un genio tutelare della famiglia; ogni insinuazione sul suo conto era messa a tacere con un: « Avrebbe potuto commettere una tal cosa il creatore di Little Nell? ». Quando si trattò di pubblicarne l'epistolario la cognata Georgina Hogarth e la figlia maggiore di Dickens esclusero ogni accenno che potesse nuocere a un'immagine tutta luce e dolcezza. Perfino le frasi d'affetto per la moglie che infioravano le lettere fino all'epoca della separazione furono espunte per dar credito alla leggenda che Dickens non l'avesse mai amata, e attribuire al carattere di lei la colpa del fallimento del matrimonio. Le forbici produssero feritoie nelle lettere, l'inchiostro abbrunò intere frasi. Per l'opera delle forbici non c'era rimedio, ma ahimè, l'inchiostro non serba segreti dinanzi ai raggi infrarossi. E proprio i raggi infrarossi, applicati da miss Nisbet, han rivelato il contenuto di certe note di Dickens conservate alla New York Public Library, che mettono fuori questione i suoi intimi legami con l'attrice Ellen Ternan. Già nel 1934 Thomas Wright aveva rivelato al pubblico l'esistenza di questa passione dogli ultimi anni di Dickens, poi nel 1939 miss Gladys Storey aveva pubblicato le confidenze della seconda figlia dello scrittore, Kate Dickens Perugini. L'infatuazione del padre per la graziosa piccola attrice bionda, che non lo fece esitare ad accusare proprio di alienazione mentale e a defenestrare colei che era stata la sua compagna per ventidue anni e da cui aveva avuto dieci figli, vi era descritta in tutta la sua crudezza. Il Dickens stesso, in vita, aveva richiamato l'attenzione sulla sua condotta pubblicando nei giornali una diffida contro le « voci abominevolmente false » che circolavano sul suo conto: «Chiunque ne ripete una, dopo questa smentita, mentirà così malignamente e turpemente quanto è possibile a un falso testimonio di mentire dinanzi al Cielo e alla terra ». Grandi avverbi e solenni proteste, dietro cui si nascondeva l'idillio che come un soffio di primavera aveva fatto ringiovanire d'un tratto l'uomo che già a quarantasei anni pareva un vecchio e si tingeva i ca pelli. Peggio ancora, una seconda diffida spergiurava che la giovinetta, di cui alcuni malvagi avevano fatto il nome all'epoca della separazione « era, sulla sua anima e sul suo onore, la più virtuosa e immacolata creatura che esistesse sulla terra ». Una sera dell'aprile 1857 si rappresentava VAtalanta di Francis Talfourd. Dickens si recò dietro le quinte prima che s'alzasse il sipario, e si trovò dinanzi un'attrice diciottenne che piangeva perchè doveva portare un costume che le scopriva le gambe. Era costei miss Ellen Lawless Ternan, figlia d'attori, della stessa età della seconda fi glia di Dickens, Kate, essendo nata nel 1839. Fu quella veste succinta in un'epoca troppo drappeggiata a infiammare il desiderio di Dickens? Dickens non interrogava il suo subconscio, < questa domanda l'avrebbe riem pito d'indignazione. Finì di perdere la testa, pare, allorchè la ragazza recitò la parte di discepola e Dickens quella d'inse gnante di disegno anziano e in namorato in una farsa di filo drammatici, Uvcle John. Di ckens prese per l'attrice una ca sa nell'allora rurale quartiere di Pcckham, Windsor Lodge, pa gando l'affitto sotto il falso nome di Charles Tringham. Molti anni dopo gli inquilini della casa indicavano due alberi nej giardino, all'ombra dei quali soleva sedere Mr. Tringham oc cupato a scrivere un racconto misterioso che altro non era che il Mistero di Edwin Drood. Nel 1865 Dickens e Nelly (vezzegr giativo di Ellen) viaggiavano in treno; a Staplehurst la carrozza in cui si trovavano deragliò elrimase sospesa giù da un ponte. |Dickens aveva fatto morire un,adultero in un incidente ferroviario in Dombey e Figlio; per poco non finì lui pure in modo simile. Se la cavò con la paura, ma da quella scossa più non si riebbe. Sei anhi dopo la morte di lui, Ellen sposò un sacerdote anglicano che poi abbandonò l'abito talare e diventò direttore d'una scuola a Margatc. Ellen morì nel 1914. Non si può davvero chiamare uno scandalo l'episodio d'amore di Swinburne con Jane Faulkner detta « Boo ». Di ben altri scandali è ricca la carric-> del poeta. Ma gli _ scandali provocati da Swinburne hanno un aspetto così abnorme che sconfinano nel surreale. Gli scandali di cui fu protagonista « Boo » sono invece d'un ordine banale, sordido quasi. Fino ad oggi ci si era contentati di ripetere una storiella stereotipa : Swinburne rimase profondamente colpito dalla figlia adottiva del dottore (poi Sir) John Simon, Jane Faulkner, che prese confidenza con lui, gli permise di chiamarla « Boo », é parve incoraggiare il suo corteggiamento: gli donò dei fiori, per lui suonò al piano e cantò: fiori e la musica erano cari al poeta. Egli le dedicò versi pieni di tenerezza, tre graziose strofe recano il titolo A Boo. Finché un giorno il poeta, che era piccolo come un elfo, agitato da un perpetuo tremito, e aureolato da una chioma fiammeggiante, dichiarò il suo amore alla fanciulla nel modo drammatico che gli era consueto, e le chiese di diventare sua sposa. Al che la ragazza gli fece una risata in faccia. Ne seguì una scena violenta, e Swinburne si allontanò per sempre da « Boo » e dall'amore normale, e sfogò il suo doore in uno dei poemetti più belli, // trionfo del Tempo. Questa è la storia che tutti i biografi di Swinburne han ripetuto sin qui. Ma un bibliofilo americano, John S. Mayfield, non si è contentato 'delle apparenze, ha voluto vederci chiaro in questo « unico amore » del poeta, e, come dice forse con scarso buon gusto ma con molta franchezza in un articolo di prossima pubblicazione nel quarto volume della English Miscellany (che, come pochi si sono accorti in Italia, è edita a Roma), « ha scoperchiato la tomba di Boo, ha rovistato tra le sue ossa », o, fuori della macabra metafora, ha ricercato negli archivi dello stato civile, ed ha ricostruito il personaggio pezzo per pezzo, e la sua carriera. Jane Macnamara Faulkner, morti che le furono i genitori, fu adottata dallo zio materno, che la trattò sempre come una propria figlia, e siccome i Simon avevano una vasta cerchia d'amici, il nome di alcuni dei quali doveva passare alla storia, troviamo Jane festeggiata, tra gli altri, da Ruskin. Nel 1871 Jane sposò John Adams jr., assicuratore marittimo; nel febbraio S76 l'Alta Corte di Westminster pronunziava tra i due coniugi sentenza di divorzio per adulterio della moglie; tre anni e mezzo dopo la donna sposò il suo amante, Thomas Drilling Bolton. Abbiamo una sgradevole visione di lei nelle dichiarazioni fatte da un membro della famiglia Simon al Mayfield. L'aveva incontrata nella casa di Sir John Simon nel 1902: «Era una persona repellente, che cercava di circondare Sir John con una strisciante adulazione, e godeva d'ogni genere di privilegi, tra cui il libero accesso ai liquori che si trovavano nella casa. Aveva occhi a fior di testa e il suo aspetto era estremamente spiacevole ». Quel libero accesso ai liquori dovette passare la misura per la festa di Natale del 1908, che il giorno seguente «Boo» si svegliò paralizzata: morì nel gennaio 1909 per paraplegia alcolica complicata da bronchite. Era questa la donna, la sola donna a cui Swinburne offerse la sua mano? Il Mayfield ci rivela per la prima volta la sua data di nascita. Era nata nel febbraio 1852 e l'episodio d'amore è riferito al 1862: avrebbe avuto poco più di dicci anni quando il poeta le fece la focosa dichiarazione. A questo punto il lettore sgranerà tanto d'occhi. Già, per una persona normale la cosa sembra impossibile, ma Swinburne non era normale, e lo stesso Ruskin, che si è nominato a proposito di Jane (e lui pure fu protagonista d'un altro scandalo, l'annullamento del suo matrimonio), negli anni maturi corteggiò una bambina. Tuttavia è lecito dubitare: il titolo dei versi manoscritti A Boo è una aggiunta, pare cervellotica, del bibliofilo Wise, famigerato per le sue mistificazioni, e d'altra parte « Boo » aveva tre sorelle maggiori e potrebbe trattarsi di una di esse, sebbene, quando il poeta riferì l'episodio al suo biografo Gosse, dovette proprio fare il nome di « Boo ». Il cammino della storia è seminato di idoli infranti. Mario Praz a j111111111 ( 11 ; 111 m r i, 1111111 m r 1 ( 111111 r 11 ■ 11111 i 111

Luoghi citati: Boo, California, Italia, Rochester, Roma