Rapinatori armati nel castello Venosta

Rapinatori armati nel castello Venosta Rapinatori armati nel castello Venosta La prontezza di spirito di una cameriera sventa il colpo (Dal nostro inviato speciale) Asti, 29 luglio, Nel castello di San Martino Alfieri, che per oltre un secolo vide e protesse i placidi ozi estivi di nobili e di principi, sono penetrati l'altra notte i rapinatori. Erano circa le 23,30 di lunedì. La marchesa Margherita Pallavicini vedova Visconti Venosta di Sostegno, attuale proprietaria, dormiva nel suo appartamento. Anche la marchesa madre a quell'ora era immersa nel sonno. Nel castello si trovavano altre poche persone fra cui le cameriere addette alle due nobildonne. Tutti gli altri si erano recati nella piazza del paese dove celebrandosi la festa patronale, era stata eretta una pista per il ballo. Una delle cameriere, Velia Amidei in Cristofori di 42 anni, sostava in una camera del piano terreno aspettando il marito. Ad un tratto la sua attenzione venne attirata da un rumore strano, quasi un fruscio, proveniente dal corridoio. Spalancò la porta, ma non scorse nessuno. Fece allora pochi passi per andare a girare l'interruttore della luce. Alle sue spalle sbucarono due individui dei quali uno intimò: ■ Zitta e acqua in bocca ». Fu tale lo spavento per la Amidei che se anche avesse voluto gridare, le sarebbe mancata la voce nella strozza. La donna seppe però ritrovare ben presto il suo coraggio e constatò subito che gli aggressori avevano il volto ricoperto da una maschera nera e che impugnavano una rivoltella. Uno di essi, quello che le aveva parlato, si esprimeva ,con accento meridionale, che 'alla Amidei parve simulato. j — Che cosa devo fare? — i mormorò la cameriera. Accompagnarci subito alla camera della marchesa. La poveretta, spinta dalla canna delle rivoltelle appoggiata alla schiena, non ebbe l'ardire di opporsi e si avviò verso l'appartamento della nobile Pallavicini. Quindi invece di introdurli nella stanza che essi cercavano li accompagnò in un salone dove esisteva un perfetto congegno di allarme. Essa premette disperatamente il campanello. Di botto le sirene situate nel palazzo cominciarono a fischiare, gettando l'allarme anche tra coloro che ballavano sulla piazza I banditi vistisi beffati e, temendo che la donna potesse inseguirli, la colpirono con il calcio della rivoltella al capo facendola cadere tramortita sul pavimento; poi scomparvero. Intanto da tutte le parti accorreva gente. Fra i primi giunsero il marito della sven turata, maggiordomo della marchesa Pallavicini Venosta, e il signor Giuseppe Quinzio, maggiordomo della marchesa madre. I ladri però erano invisibl li Ogni sforzo per raggiunger li e catturarli si dimostrò vano. I carabinieri di San Damiano d'Asti e la Questura della città avvertiti telefonicamente stabilirono nella stessa notte posti di blocco sulle strade e sui sentieri di campagna della locali?'-; ma invano. Anche oggi l'inchiesta per scoprire i responsabili del grave fatto non ha portato ad alcun progresso. c. n.

Persone citate: Amidei, Cristofori, Giuseppe Quinzio, Margherita Pallavicini, Pallavicini, Visconti, Zitta

Luoghi citati: Asti, San Damiano D'asti, San Martino Alfieri, Sostegno