In pieno giorno un bandito con pistola spianata svaligia l'ufficio postale di piazza Gran Madre

In pieno giorno un bandito con pistola spianata svaligia l'ufficio postale di piazza Gran Madre In pieno giorno un bandito con pistola spianata svaligia l'ufficio postale di piazza Gran Madre L'uomo ai affaccia allo sportello e chiede il modulo d'un telegramma - Improvvisamente estrae l'arma e intima: "Mi dia subito i soldi.',, - Tre impiegate a tu per tu con la morte - Il rapinatore sfonda una porta, si impossessa di 166 mila lire in contanti, trascura 4 milioni e mezzo in assegni e si allontana indisturbato • Blocchi della polizia in tutta la città Alle 13,50 di ieri, un segnale di allarme risuonava Insistentemente nella portineria dello stabile n. 14 di piazza Gran Madre di Dio. La custode, a quell'ora, aveva appena finito di mangiare e stava appisolandosi su di una poltrona. Gli squilli la facevano sobbalzare. Quell'allarme aveva un preciso significato : voleva dire che qualcosa di grave era successo nella ricevitoria postale n. 26 sita nello stesso stabile e precisamente al 14 D. La custode, spaventata ed affannata, usciva in istrada ed entrava, percorsi pochi metri, nella ricevitoria. Le venivano incontro, sconvolte, le tre impiegate. Due minuti prima era comparso, nell'ufficio un rapinatore che, a mano armata, si era impadronito di una forte cifra. II fulmineo assalto La ricevitoria n. 26 ha una sede simile a quella di tante altre, in città. E' un camerone con due porte, una che dà sulla via o meglio, in questo caso, sulla' piazza e l'altra che mette in comunicazione con il cortile. Appena entrati, a sinistra e a destra, sono due piccoli tavoli che servono al clienti. Lo spazio riservato al pubblico e lo spazio dove invece lavorano le impiegate sono delimitati da una paratia in legno, fornita di sportelli e di un uscio, sulla sinistra, accosto al muro. Da ventiquattro anni gestisce l'ufficio la signora Leonilde Lami che abita nello stesso stabile, al secondo piano. Come tutti 1 giorni la ricevitoria apriva alle ore 13. Tuttavia il servizio riguardava soltanto l'inoltro di pacchi postali e di raccomandate. Alle 13,30 aveva inizio viceversa il servizio completo comprendente il movimento di vaglia e, in genere, di danaro. Al loro tavoli erano le tre impiegate: Maria Casola in Blrolo di 32 anni, domiciliata in via Vanchiglia 18, Angela Goglio di 36, abitante in via S. Teresa 15 e Maria Manzo di 28, domiciliata in via delle Rosine 12. L'ultimo cliente era entrato verso le 13,30 e s'era trattenuto tre o quattro minuti. Alle 13,45 nell'ufficio non c'era nessuno e le tre impiegate lavoravano tranquillamente, ben lontane dall'immaginare quel che era lì li per accadere. Ad un tratto, nel locale entrava un giovanotto: età presumibile 22-25 anni, statura non superiore al metro e sessantaclnque, capelli biondi e lisci. Indossava un abito marrone, probabilmente di tela, con camicia bianca o comunque chiara, senza cravatta. Nell'insieme aveva un aspetto pulito e decoroso. Lo sconosciuto si avvicinava ad uno degli sportelli e cortesemente, con accento italiano senza inflessioni dialettali, chiedeva alla signorina Manzo un modulo per telegram ma. La signorina glielo porgeva e il giovanotto mormorava « grazie ». Pareva Insomma una persona estremamente corretta. Con il modulo del telegramma il gio- vanotto si accostava ad uno dei due tavolini (quello a sinistra entrando), intingeva con grande lentezza la penna nel calamaio e cominciava a tracciare delle parole sul modulo. Di quando in quando si fermava e si guardava attorno, lanciando frequenti occhiate nell'interno dell'ufficio. Tuttavia nessuna delle tre impiegate veniva colta dal benché minimo sospetto, sia, come abbiamo detto, per l'aspetto civile del giovane, sia perchè quelle occhiate sembravano di una persona che impacciata nello scrivere un telegramma cercasse l'ispirazione guardandosi attorno. La pistola contro il petto Ma ecco, fulminea, 1 impressionante scena della rapina. Il giovanotto estraeva da una tasca una pistola a tamburo dalla canna lunga, presumibilmente di grosso calibro. Rapidamente e silenziosamente si avvicinava allo sportello dietro 11 quale lavorava la signora Casola. La signora aveva la testa abbassata sul tavolo.. Udiva, in un soffio minaccioso, le parole «Mi dia subito i soldi ». La Casola alzava la te sta e vedeva innanzi a sè, al di là dello sportello, il compito gio vane che la prendeva di mira puntandole la canna della pistola in direzione del petto. La sorpresa, lo spavento la immobilizzavano. Le sue colleghe, al pari di lei, rimanevano ai loro posti, incapaci di muoversi, senza flato. Allora 11 bandito tentava di aprire l'uscio divisorio. L'uscio era chiuso. Gli dava un'energica spallata e il debole chiavistello si staccava Immediatamente e la porta si spalancava d'impeto. Con la pistola in mano il giovanotto irrompeva nell'ufficio. La signora Gogllo faceva l'atto di alzarsi e di lanciarsi verso la porta che dà nel cortile, ma la pistola del bandito la consigliava a ritornare indietro e a non Invocare soccorso. In un attimo, lo sconosciuto sempre tenendo sotto la minaccia della sua arma le tre impiegate si avvicinava al tavolo della si gnora Casola che era il primo a portata di mano. Spalancava il cassetto, arraffava tutte le banconote che vedeva: 166 mila lire in tutto. Faceva l'atto di impossessarsi anche di due assegni l'uno di due milioni e l'altro di due milioni e mezzo. Ma, dopo un attimo di esitazione, 11 lasciava ricadere nel cassetto, com prendendo che per lui sarebbero stati valori inutilizzabili. Ficcatisi i biglietti di banca in tasca, alla rinfusa, il bandito con un balzo guadagnava l'uscio divisorio, che intanto la corrente aveva rinchiuso con un colpo secco. Il bandito tentava di aprirlo, si innervosiva, dava calci e spallate. Visto vano ogni sforzo saltava sul tavolo della Casola, scavalcava gli sportelli e con rapida mossa arrivava sin sulla porta. Qui prima di sparire si voltava e riponendo la pistola nella tasca della giacca diceva a voce alta e chiara: «Non inseguitemi, non date l'allarme, se no sparo ». Indi si dileguava. «Non inseguitemi, o sparo» Solo allora le tre Impiegate trovavano la forza di suonare il campanello d'allarme. Il campanello trillava nella portineria della casa e nell'alloggio della titolare signora Lami. La custode arrivava per prima, subito dopo, affannata, scendeva la Larni. Si telefonava alla polizia e cinque mnluti dopo giungevano un equipaggio della Celere, una macchina con funzionari ed agenti cella Squadra Mobile ed un nucleo di investigatori del Commissariato Borgo Po. In possesso dei precisi connotati del bandito, i funzionari disponevano per una immediata vasta battuta nella zona. Alcuni passanti dichiaravano di aver 'visto un giovanotto biondo, vestito di marrone, che, uscito di corsa dall'ufficio postale, aveva infilato la vicina via Lanfranco. Purtroppo questa era la sola testimonianza, la sola indicazione che la polizia, nonostante indagini e interrogatori, riusciva a raccoglierò. La battuta condotta da alcune camionette della Celere dava esito negativo. Nello stesso tempo, la macchina delle ricerche si metteva in moto. Praticamente tutti gli uomini disponibili in Questura venivano mobilitati e pattuglie in auto, In bicicletta e a piedi, percorrevano le vie della città. Particolare servizio di vigilanza veniva istituito alle stazioni principali a secondarle. Anche parecchi cinema e locali pubblici erano visitati accuratamente. Il dott. Ferrito che aveva assunto la direzione delle indagini compiva con alcuni del suoi collaboratori un rastrellai mento negli ambienti malfamati della città. Risulta che gli agenti hanno fermato numerose persone. Le tre impiegate sono state accompagnate in Questura e qui i funzionari hanno dato loro da esaminare il « libro nero » che riporta le fotografie di centinaia di pregiudicati. SI ignora, per ora, quale esito abbia avuto tale esame. Le ricerche proseguono fdtdgstaostpt febbrili In tutta Torino. Non è da escludere però che il rapinatore ila venuto nella nostra città dalla provincia o da un'altra regione e che, effettuato 11 colpo, si sia immediatamente. allontanato. Non si sa nemmeno se egli abbia compiuto la rapina da solo oppure se fuori dell'ufficio postale o comunque nelle immediato vicinanze lo attendesse un complice, magari con un mezzo mo- torizzato. Attraverso Io sportello il rapinatore puntò la rivoltella IIItlllItllItlItllllMlllllillIlllllllMIIIIIflIIIIIIIIIIIIIIIlllllillllllllItlllllllllllllllllMIIIIIIIIIItltlllllI I Maria Casola rievoca la fu indagini compiva con alcuni del .bandito febbrili In tutta Torino Non è

Persone citate: Angela Goglio, Casola, Lami, Leonilde Lami, Maria Casola, Maria Manzo

Luoghi citati: Torino