Un gioco difficile
Un gioco difficile Un gioco difficile Roma, 23 luglio. L'impresa vagheggiata per sei anni da Togliatti — rovesciare il Governo — sembra poter riuscire al partito monarchico. Praticamente esso esordisce proprio in questa legislatura, non avendo mai avuto in tutto il corso della precedente una funzione di qualche conto: ed esordisce con un gesto di rivolta che è variamente interpretabile. Può apparire difatti un gesto di coerenza nei riguardi delle istanze ideologiche contenute nel programma del partito: cioè come monarchici, i quaranta fedeli della Stella e Corona si sentirebbero obbligati a provocare crisi nei Governi della Repubblica. E d'altro canto, invece, può voler dire tutto l'opposto: che i monarchici si schierano contro « questo » Governo, nella speranza o con la prospettiva che il Governo di domani possa riuscire loro più gradito. E' più probabile, ci sembra, questa seconda ipotesi; il P.N.M., quale è oggi, non è un partito legittimistico bensì un partito possibilistico. All'atto pratico potrebbe essere pronto a mettere in soffitta la Corona, disponendosi a collaborare con il Governo di una buona Repubblica borghese che gli fornisca certe garanzie per la difesa di taluni interessi di natura terriera più che ideologica. Non sono in causa ì sentimenti di una parte dell'elettorato meridionale, ma questioni concrete di politica economica, finanziaria e sociale, in ordine alle quali il programma annunciato da De Gasperi per il suo ottavo Gabinetto non deve essere apparso soddisfacente. Per avere l'appoggio, od anche solo l'astensione, dei monarchici è dunque necessario andare a destra ulteriormente. Non basta quel sistema di pesi e contrappesi escogitato da De Gasperi, per il quale Piccioni, per esempio, avrebbe dovuto neutralizzare Fanfani ; e non bastano i nomi di tutti gli uomini di destra allineati nell'attuale Governo a fianco di altrettanti progressisti della corrente sindacale o d'Iniziativa democratica: i monarchici esigono che alla vecchia formula centrista che De Gasperi ha cercato di salvare succeda oggi una più netta e franca caratterizzazione di destra. In una Camera come l'attuale, dove ogni piccolo gruppo si sente l'arbitro della situazione, non è per nulla sorprendente che ciascuno faccia sentire la propria voce. Il primo è stato Saragat, come tutti ricordano, a proclamare decaduta quella formula centrista, e a re clamare, com'era giusto da parte sua, un orientamento del Governo verso sinistra, A ben vedere, il gesto odierno dei monarchici non è altro che il proseguimento sulla destra dell'operazione di Saragat, e sta a fornire la conferma che in una Camera come l'attuale non si governa stando al centro, ma occorre procurarsi una maggioranza sulla sinistra o sulla destra, o si è disposti, o ci si adatta ad allargare la compagnia fino a trovarsi a contatto di Nenni. La terza soluzione, consistente nel semplice recupero degli alleati di ieri, è del tutto improbabile. Forse era quella più desiderata da De Gasperi, ma non può dirsi che sia stata seriamente cercata, visto che la D.C. avrebbe preteso di ottenerla senza contropartite, limitandosi, come ha fatto e come continua a fare ancora oggi, a rivolgere appelli al sentimento di responsabilità degli altri: sistema di efficacia non sicura poiché son vari i modi che ha ciascuno di intendere le proprie responsabilità verso la democrazia. Uno è anche quello di provocare la caduta di un Governo, negando od astenendosi dal concedere ad esso la fiducia. Per il partito liberale, uer esempio, è con¬ sGnstssvtnsvdrtpgcdtvzltdsppdg siderato indesiderabile un Governo che si possa sostenere solo col gioco delle assenze, delle astensioni, delle tolleranze variamente acquisite. I liberali temono, e non senza fondamento, che ciò varrebbe a corrompere tutto il sistema parlamentare; non si tratterebbe più di destra o di sinistra, di conservazione o di progresso, ma della paralisi degli istituti rappresentativi. Senza pertanto entrare nel merito del programma esposto l'altro giorno da De Gasperi (e che poteva essere utilmente discusso), i liberali non ritengono possibile che esso venga applicato nelle condizioni di fatto in cui si trova l'ottavo suo Governo. E' un giudizio politico che hanno confermato oggi, anche dopo il pronunciamento dei monarchici, quando cioè era chiaro che la sorte del Governo era in pericolo. In questo modo sia la destra e sia i partiti laici del centro assumono ciascuno la propria parte di responsabilità, ciascuno rifiutandosi di venire al soccorso della D.C. nel momento del suo maggior bisogno. Tutti difatti sono persuasi che la D.C. potrebbe fare altri esperimenti. Tutti, chi più chi meno, le muovono il rimprovero di rigidità eccessiva, parendo che essa abbia conservato l'abito e il costume di quando poteva, forte della maggioranza assoluta, imporre le proprie condizioni senza dover subire le altrui. Di qui l'impegno della destra e dei « minori » nel far sentire oggi il proprio peso determinante; e di qui l'apertu¬ ra di un più vario gioco politico, nuovo del tutto per le nostre scene parlamentari. Noi riteniamo che la D.C. si dovrebbe provare, senza prevenzioni nè alterigie fuori di luogo, in questo nuovo gioco. Si sta facendo balenare la prospettiva di altre elezioni ad imminente scadenza: ciò che ci sembra un espediente non necessario. Ci si risolve a sciogliere le Camere in> casi estremi, e solo dopo avere tentato esperienze diverse, avvicendati gli uomini, messe alla prova nuove maggioranze. Se la D.C. si ritirasse dinanzi al primo ostacolo con la speranza di riconquistare in affrettate elezioni l'antica posizione di predominio assoluto, se ne. dovrebbe trarre la conclusione melanconica che essa ha attitudine soltanto per i tempi facili. Vittorio Gorresio cun seguito. E questo spiega come mai alcuni esponenti della « destra > che nell'ultimo Consiglio nazionale si dimostrarono disposti a partecipare al Governo, oggi si siano detti disposti persino a votare contro, I repubblicani hanno fatto conoscere a tarda sera che si adegueranno all'atteggiamento dei socialdemocratici e dei liberali, oioè all'astensione. Perciò, lo schieramento delineato in giornata dovrebbe portare alla « bocciatura » del Governo con 287 voti contrari (comunisti, socialisti, missimi, monarchici), contro 265 favorevoli (i democristiani e i tre altoatesini, i 38 astenuti liberali, socialdemocratici e repubblicani). Le prospettive che si aprirebbero in tale-evenienza sonò per il momento insondabili. Le nuove consultazioni del Capo dello Stato potrebbero portare alla designazione- di un altro esponente della D.C. disposto a cercar di ottenere una maggioranza di centro-destra o di centro-sinistra, oppure ad un reincarico allo stesso De Gasperi, che potrebbe trattare preventivamente con i « mino ri> un Governo realmente di centro. E non si può nemmeno escludere che l'incarico vada ad una personalità scelta al di fuori del partito di maggioran za. In ogni caso sarà indispensabile la buona volontà della D.C. Che, se per avventura il maggior partito si ponesse sull'< Aventino », allóra si non vi sarebbe altra uscita che un nuovo ricorso alle urne. e. f. lettività nazionale. Con il rispetto di queste esigenze, gli studi già avviati dai miei illustri predecessori e da commissioni di tecnici per la costituzione del, Consiglio superiore della Magistratura, supremo organo che la Costituzione ha voluto per assicurare la autonomia e l'indipendenza dei giudici, saranno da me ripresi senza indugio e condotti rapidamente a termine, secondo il voto ora espresso dal Primo Presidente ». Il Ministro si è quindi intrattenuto con tutti i presenti, e. accompagnato dal Primo Presidente, si è poi recato nell'ufficio del Procuratore Generale. L'on. Covelli (a destra) parla con alcuni deputati del M.S.I. nell'aula di Montecitorio (Tel.)
Luoghi citati: Roma
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