Un intervento di De Gasperi sui colloqui tra Stati Uniti e Jugoslavia

Un intervento di De Gasperi sui colloqui tra Stati Uniti e Jugoslavia Un intervento di De Gasperi sui colloqui tra Stati Uniti e Jugoslavia "Importanti dichiarazioni,, annunciate per martedì alla Camera - Il problema dei Balcani ed il punto di vista dell'Italia Disappunto per gli incontri che la delegazione militare di Tito avrà a Washington - Nuove offerte di Belgrado per Trieste? Roma, 18 luglio. Un annuncio ufficioso di Palazzo Chigi ha tenuto ad informare, stamane, che martedì il Presidente del Consiglio, < nel presentare alle Camere il programma del nuovo Governo, farà delle importanti dichiarazioni in materia di politica estera » e che in tale occasione preciserà < il pensiero dell'Italia sui prossimi colloqui militari di Washington con la Jugoslavia ». A nostro discapito L'ultimo accenno basta a far comprendere la ragione dell'inatteso annuncio che riapre bruscamente la discussione sulla nostra politica estera, accantonata dopo le dichiarazioni di De Gasperi ai giornalisti al momento dell'accettazione del reincarico. L'incarico delle tre grandi Potenze occidentali alla Jugoslavia per discutere l'assetto strategico difensivo dei Balcani non è passato inosservato nei vari ambienti politici romani. Non è passato soprattutto inosservato il poco conto che, con tale invito, si è tenuto del punto di vista italiano in materia. Le corrispondenze dei nostri Giornalisti a Washington riferiscono (e per chi abbia seguito un poco da vicino le vicende diplomatiche del Paese non è una novità) che gli americani avevano da tempo informato il Governo italiano del progetto e che conoscevano benissimo le sue vedute, nettamente contrarie. Non vi era stato un passo formale di protesta, ma si era fatto chiaramente capire che Roma non considerava questo il momento più opportuno per iniziare conversazioni militari con la Jugoslavia. La loro inevitabile conseguenza — sempre secondo il punto di vista italiano.— sarebbe stato un ulteriore irrigidimento di Tito sulla questione triestina, a tutto scapito dell'Italia che, mentre ci si avvia ad un sostanziale seppure non ufficiale e non definitivo rinvio della C.E.D. (Comunità europea difensiva), avrebbe visto le sue posizioni diplomatiche compromesse anche in tale settore. La necessità di legare in qualche modo, il più strettamente possibile, la Jugoslavia al sistema difensivo occidentale è stata peraltro giudicata assai più importante delle riserve italiane e l'invito, di conseguenza, è stato diramato nonostante la nostra disapprovazione. Ve ne era abbastanza, come si vede, per provocare nei circoli politici romani quel che stasera una agenzia d'ispirazione repubblicana definiva « km senso di vivo disappunto > e per consigliare Palazzo Chigi a rassicurare l'opinione pubblica con Z'annitncio che martedì De Gasperi farà « importanti dichiarazioni > in materia. Quale potrà essere il senso di queste dichiarazioni non è certo facile al momento prevedere. E' però possibile arguire i binari sui quali esse si muoveranno per poco che si ponga mente agli elementi obiettivi della congiuntura internazionale: le ultime vicende dell'Unione Sovietica, la decisione occidentale di sondare le possibilità concrete di <disten- sione >, anteponendo il tentativo, di unificazione della Germania alla ratifica della CED, le prossime elezioni tedesche che potrebbero, in caso di vittoria socialdemocratica, modificare sensibilmente le caratteristiche dell'attuale equilibrio europeo (che poggia anche, come si sa, sull'intesa cordiale dei due governi a direzione cattolica in Italia e in Germania); e infine il « nuovo corso » che sembra assumere la politica americana nei Balcani. Una parte almeno di questi elementi era già nota al momento in cui De Gasperi, prima con l'intervento al Consiglio nazionale del suo partito poi con la conferenza-stampa del Quirinale, chiuse la discussione con Nenni (imperniata per l'appunto sulla politica estera) riconfermando integralmente le direttrici che avevano sostenuto l'azione dei precedenti governi. A rigore non si dovrebbe pensare quindi che nel frattempo il giudizio sia mutato. Ma occorre tener presente che in quei giorni, con la crisi governativa in atto, l'accento era tutto sulla politica interna e che i discorsi di politica estera venivano fatti anche, se non soprattutto, in considerazione delle ripercussioni che avrebbero avuto nello schieramento dei vari partiti. Martedì De Gasperi parlerà, invece, come Capo del Governo e Ministro degli Esteri. Potrà prescindere dalla preoccupazione che le sue parole possano venire utilizzate a fini di politica interna e dire con maggiore libertà come il Governo italiano pensa ad adeguare la sua politica a quella specie di processo di ridimensionamento che sta caratterizzando le relazioni intemazionali nell'uno e nell'altro blocco. Echi e reazioni Questa per lo meno è l'attesa e se ne possono cogliere i segni dalle note che alla politica estera hanno dedicato quest'oggi le varie agenzie di stampa. «De Gasperi — scrive ad esempio L'Italia, che ha carattere vagamente ufficioso — inquadrerà u problema della CED negli sviluppi della situazione internazionale, che interferiscono sulla realizzazione dell'esercito europeo ed esporrà il punto di vista del Governo sulle . decisioni adottate a questo proposito dai tre Ministri degli Esteri nella conferenza di Washington soprattutto circa i rapporti con la Germania ». Il Roma, che ha invece un colore socialdemocratico, ritiene che il Presidente del Con-^ siglio renderà anche note alcune offerte della Jugoslavia per la definitiva sistemazione della questione triestina, che Tito, dopo alcuni sondaggi confidenziali, avrebbe ampiamente illustrato al leader del movimento lavoratori italiani on. Valdo Magnani, in questi giorni ospite d'onore del governo jugoslavo a Brioni. L'agenzia ADE, portavoce del PRI, si è fatta infine eco del risentimento provocato da certe reazioni americane ai risultati elettorali del 7 giugno, quasi che la perdita della maggioranza assoluta da parte dei\la D.C. avesse davvero pregiu¬ dczgfmsvscvzotnaiCnqnnmiiiittiiiiitiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiiittiiiiiiitiiiiviiiftii dicato la stabilità della democrazia italiana e ciò autorizzasse a cercare altrove appoggi più sicuri. Simili tesi sono soltanto frutto di superficiale informazione indubbiamente e forse il risentimento le ha sopravalutate. Ma ad ogni modo sono anche questi elementi che il Presidente del Consiglio vorrà considerare nell'esposizione programmatica del suo ottavo Ministero, e. f.

Persone citate: Brioni, De Gasperi, Nenni, Valdo Magnani