Ispirata al paese catalano la pittura astratta di Mirò di Sandro Volta

Ispirata al paese catalano la pittura astratta di Mirò Ispirata al paese catalano la pittura astratta di Mirò Cadetto della compagnia, ha compiuto 60 anni l'altro giorno - E' corpulento e gioviale, amico di tutti - Le esperienze più disparate e acrobatiche lo hanno affascinato - L'uomo, egli dice, è tper metà reale e per metà sogno » - Una mostra parigina (Dal nostro corrispondente) Parigi, luglio. Corpulento e gioviale, Joan Mirò ha inaugurato la settimana scorsa una mostra delle sue opere più recenti alla galleria Maeght che, dopo la scomparsa dei notissimi mercanti legati alle fortune dell'impressionismo e del cubismo, è ormai la più importante di Parigi. Era arrivato la mattina stessa in aereo da New York insieme alla moglie e alla figlia, una splendida ragazza di vent'anni, e ha ritrovata quasi tutti i vecchi amici'. Ha fatto anche molte amicizie . nuove perchè Mirò è un uomo alla mano, che somiglia più a un possidente di campagna che a un artista, e diventa subito amico di tutti. Tre giorni dopo amici vecchi e nuovi gli hanno offerto un pranzo per festeggiare il suo sessantesimo compleanno. » i {1111 f 11111 ! 1 f 1m111 f 11 r 1111 r 1 ( 1 ) 1 r 11 < t m 11 m r 111 i 11 t 1m111 Come mai Mirò, uno dei pittori più celebri del mondo, ha scelto una stagione morta, la seconda metà di luglio, per venire ad aprire la sua mostra a Parigi? E" a motivo di quei sessant'anni compiuti l'altro giorno, che fanno di lui 11 più giovane dei grandi, perchè tutti gli altri hanno passato ormai la settantina. Per una specie di tacito accordo non si dà mai il caso di due esposizioni personali importanti aperte contemporaneamente a Parigi; fra l'una e l'altra deve anzi trascorrere un certo periodo di tempo per dar modo alla critica di occuparsene con la dovuta ampiezza. Ogni giorno ci sono a Parigi diecine di esposizioni alle quali i giornali dedicano qualche riga di cronaca, quando non se ne dimenticano affatto. Ma se sono i grandi che espongono è un altro conto: la cronaca 111m m11111 i 11 f 11 m r 11 r 11 ) 11 • 14 r ! 1 ( 1 f 11 f ! 1m1 f 1111 invade le prime pagine, viene trattata allo stesso modo di quella del Grand-Prix di Longchamp, delle sfilate di modelli di Fath, delle prime teatrali. Diventa la cronaca d'un avvenimento mondano. Quest'anno il calendario artistico è stato occupato dal principio alla fine della stagione: c'è stata la mostra delle opere recenti di Braque alla galleria Maeght, quella dei papiers découpés di Matisse da Berggruen, la retrospettiva di Klee pure da Berggruen, le tre esposizioni che la galleria Carré ha organizzato per le pitture figurative, le pitture astratte e le ceramiche di Léger, la mostra delle opere recenti di Picasso, quella dell' inglese Graham Sutherland, óltre le grandi mostre riassuntive di Rouault e di Dufy, Così il sessantenne Joan Mirò, 11 cadetto della compagnia, è dovuto passare in coda; la sua mostra si è inaugurata nel luglio avanzato E' stata comunque una manifestazione molto importante, che ha riunito più di cento opere recenti fra pitture, scul ture e incisioni. Ci sono anche alcuni «oggetti costruiti» che ricordano il periodo surreali sta, fra cui una comune forca per raccogliere il fieno, trasformata in uno strano monu mento ricoperto di geroglifici colorati. Fra le pitture, eseguite su tela, masonite, legno cemento e cartone, ce ne sono di quelle di dimensioni mini, me, più piccole del palmo di una mano, ed altre invece di molti metri quadrati, che te stimoniano la tendenza di Mirò, sempre più rivolta alla grande decorazione murale. Se, davanti a questi quadri ricoperti da macchie oblunghe di colore puro, legate soltanto da pochi segni neri che ricordano vagamente i caratteri dell'alfabeto giapponese, se, davanti a queste opere che sconcertano il pubblico, si dicesse che l'arte di Joan Mirò si è sempre svolta intorno a un motivo unico, quello del paesaggio catalano e dei contadini che lavorano la terra bruna e assolata della Catalogna, la gente si metterebbe a ridere. Eppure è proprio questa la chiave per capire una pittura che molti apprezzano soltanto per la sua piacevolezza, è questo il segreto per capire la coerenza di Mirò, nonostante l'irrequietezza che gli ha fatto tentare le esperienze più disparate. . . La metafisica italiana E' stato sempre un uomo irrequieto. Incominciò a dipingere a quattordici anni, allievo della Escuela de la Lonja di Barcellona, ma tre anni dopo dovette abbandonare tele e pennelli per andare a lavorare in una fabbrica. Dopo aver fatto per un altro paio d'anni l'operaio, ritornò all'Accademia, però anche questa volta ci rimase poco perchè il richiamo dell'espressionismo tedesco, molto sentito nella Spagna di quel tempo, l'esempio di artisti come Munch e Nolde lo aveva convinto che non c'era niente da imparare per lui nelle accademie. Vi aveva imparato tuttavia quella bravura che doveva renderlo poi così disinvolto nell'affrontare le più pericolose acrobazie. Tutte le novità avevano un irresistibile potere d'attrazione qZiiiiiniriiiiiiiiriiiiiiiiiitiMiifii iiiiiiiiiiiiiitMMi su di lui. Si dibatteva ancora fra l'espressionismo e i fauves, quando Tristan Tzara lanciò da Zurigo 11 suo appello dadaista ed egli fu tra i primi ad aderire a < Dada ». Ma intanto finiva la guerra e Mario Broglio creava in Italia il movimento dei Valori Plastici: la pittura metafisica di Carrà, di Morandi e di De Chirico ebbe una straordinaria influenza su Mirò, un'influènza evidente durante il periodo del suo realismo magico, ma che ha forse continuato ad agire per vie sotterranee anche nelle epoche successive quando ne era scomparso ormai ogni legame apparente. « Dove ho visto questo? » Poi ci fu il surrealismo: «Mirò è il più surrealista di tutti noi — scrisse André Breton — 11 suo ingresso tumultuoso, nel 1924, segna una tappa importante nello sviluppo dell'arte surrealista. Mirò supera di colpo tutte le barriere che potevano ancora ostacolare la spontaneità totale dell'espressione. A partire da quel momento la sua produzione ostenta un'Innocenza e una libertà che non sono state superate. Si può affermare che la sua influenza su Picasso, il quale si avvicinò al surrealismo due anni dopo, fu in gran parte decisiva». In quegli anni la pittura di Mirò, col suo automatismo, la sua felicità disinteressata e sconfinata, aprì infatti nuove possibilità a tutta l'arte contemporanea. Le aprì anche allo stesso Mirò, sempre più attratto dalle astrazioni della pittura pura. Negli sviluppi successivi, può essere considerato Mirò come un pittore astratto? Sì, ma fino a un certo punto: 1 contadini catalani, le donne, il sole, gli uccelli della Catalogna, rimangono sempre il punto di partenza delle sue figurazioni che, perciò, non sono mai completamente astratte. Lo sono però nel senso.che per lui l'uomo è < per metà reale e per metà sogno » e che, davanti a ognuna delle sue opere più recenti, vien fatto di ripetere il commento del poeta sudamericano Vicente Huidobro: «Dove ho visto questo? Da nessuna parte, da per tutto: l'universo è lo sforzo d'un fantasma per convertirsi in realtà ». '■i'ottà^suWre nuove" evoluzioni l'arte di Joan Mirò? E' difficile dirlo. Le opere esposte in questi giorni mostrano una completezza, un'armonia così felicemente raggiunta, da far sembrare poco probabili nuove trasformazioni. Però con questo diavolo d'uomo che non sta mai fermo c'è da aspettarsi di tutto. 1 cambiamenti che avvengono nella sua maniera di dipingere non sono mai dovuti a un calcolo intellettualistico, essi sono il risultato d'un impulso spontaneo, è la sua naturale irrequietezza che 11 produce, nelle forme e nei modi di volta in volta più impensati. Così con lui non si è mai sicuri di quello che può accadere domani: ora che è uno dei cinque o sei pittori più arrivati del mondo potrebbe essere sul punto di ricominciar tutto da capo. Sandro Volta iFiiiiijiiiittiiiMMMMriMiniiiiriMMiiiiriiiiMiriiia