Il giacobino Monti

Il giacobino Monti Il giacobino Monti Anche le teste calde, quelli che sono per nascita ed istinto riformatori e magari rivoluzio- nari, si ricollegano a una tra- lbdizione. Sembra che voglian buttar tutto all'aria, protestare a perdifiato; sbalordiscono e fanno turbolenze e tempeste, e poi, a un certo momento, si vede con chiarezza che questi «matti», questi « originali », ripetono in vece dei gesti e degli atteggiamenti di cui abbondano esempi nella storia. Confesso che soltanto ora scopro, leggendo A. XXX E. F. (Firenze, ed. Paren ti, 1953) una raccolta di gusto, si libelli politici di Augusto Monti, le sue origini remote. Lo avevamo preso per un salveminiano; errore! I suoi antenati ' son proprio a casa nostra; si chiamano Ignazio Calvo, il me dico, giacobino del Passapòrt df Aristocrat, del Ca ira piemonteis e delle Fólle Religióse; Angelo Brofferio, Luigi- Pietracqua au tore di Dòn Pipeta l'asilé e di Lucio d'h Veneria. E chi mi ha aperto gli occhi, è lo stesso Monti, mandandomi la traduzione italiana, col titolo // figlio della vedova, del Dòn Pipeta, traduzione già stampata in feuilleton ma inedita in volume, essendo i nostri editori in tutt'altre faccende affaccendati. Ho detto « traduzione »j mi correggo subito. Non è nella natura di Augusto Monti di lasciar le cose come stanno neppur quando si mette attorno a un libro.- deve riprenderlo, correggerlo, riassestarlo, o com'egli dice « rinnovarlo », e così ha fatto pel romanzo di Pietracqua, nato popolare, anzi popolaresco da uno eh», considerava il dialetto « aspro, disarmonico, rozzo », non « provava la menoma alienazione ( ? ) scrivendolo » an zi, ciò gli costava «un'improba fatica », però vi si ostinava mirando fin d'allora alla «educa, zione delle masse ». Monti ha .meglio inquadrato storicamente Wón Pipeta, l'ha un po' imbotnìto, è giunto sino a completarci) nell'epilogo, con un tòcco epigrafico. E' chiaro che per gli Storici della letteratura il buon Pietracqua, è un sottoprodotto del romanticismo francese, anzi delle sue propaggini appendicistiche — Sue, Dumas— nella metà dell'Ottocento. E quanto al teatro, le due Spónde; del Po e della Dora, La famija del Soldà, sono scene morali e sociali più che commedie, con personaggi di questo tipo: patrono della Società reale di patrocinio dei giovani liberati dal carcere, e sottotitoli: la carità cittadina ecc. mentre le poesie tengon di Brofferio, con qualche soffio proletario e monarchico. I romanzi di Pietracqua, di « storico » hanno un po' di color locale che si stempererà, in Gramegna, e sarà nobilitato da Calandra (c'è, nell'ultima pagina di Lucio d'ia Veneria un'aurora, nei pressi di Torino, che fa pensare all'epilogo della Bufera). Li anima però un senso tutto giacobino della rappresentazione della Società: anticlericalismo robusto, che indulge soltanto a Padre Ignazio Isler, capostipite della nostra poesia in vernacolo, e dipinto con visibile simpatia; oppressione dei nobili e della Inquisizione sul popolo; rivendicazione della massoneria e del Conte Bogino come esponenti degli ideali illuministici. Il fulcro del pensiero giacobino è la giustizia; il suo presupposto, l'eguaglianza. Di qui, il gusto di Pietracqua (e di Monti) per il giustiziere, che ristabilisce, anche con sistemi degni di quelli dei rivali, cioè i nobili e i preti, l'equilibrio in terra: in Lucie d'k Veneria, i due colpevoli sono attirati in una cascina, e bruciati vivi. Vero è che questo avviene quando il ricorso all'autorità costituita fallisce: nondimeno, il vendicatore di Pietracqua, il Conte di Montecristo, il protagonista dei Misteri di Parigi, son la stessa persona: 'N mes al povàl ai cOr vog Che per lì, aterina dnt queich post Ai sia n'Esser misterids Ch'a meuir mai. e che pitost A pròteo la poma gent S'as prtmMi 'l so moment: Sastt dime ».. jCh'a siat... — cóntld a Luàiò d'Veneria! L'autobiografia di Monti, e la uria di suo padre, uscite qualcitc anno fa col titolo Tradimento e fedeltà, sono tutte pervase 4li giacobinismo quarantottesco: 'ci non clcncro le passioni e le illusioni .leir.uitore di A. XXX E. F. Ciò che nel nuovo libro egli , »• 1, : a cismo e antifascismo, ..i-.in• nza clericale e statu, sndava allora sotto il noe di « reazione », cosicché il .. •.■.ui'.'l'ticnio è veduto come lot.!,,:!:•. .mova società contro il .e. : mondo. E la rivoluziorusja diventa, come la rivo,ir francese a suo tempo, ,. otii 0 e ivi dello di una con, .ons di un liverso ordine sot e politici:. Lo spirito della za illui ina e ispira Mon11 in b maglia. Egli con'.: i! 194? non ha portato j.iV c;i<'n diluzione auspicaj;\ ' : forzi reazionarie, anzi, mò; ate ni. n mano risorgenuna tnrza guerra monp prospettiva; che la rilonc della « roba » — ;i istizia, e l'eguaglianza a — è più lontana; DiMonti, che il punto fi1 rivoluzione francese la [epubblica del 1871; lo, (\ Jiaìc \ : st IDI eiot econw Binale ■ UabcrtQTpetagstcvggMtomsttaml'fmmtainl'Smd i e che il fenomeno del flusso e o del riflusso passò per Napoleo- ne, le giornate di luglio, le bar ricate del '48, il colpo di Stato del 1851, la disfatta del 1870. Cosi, nella storia italiana, il successo unitario del 1861 e la conquista di Roma, segnano l'apogeo del regime liberale; le barricate milanesi del '98 la sua involuzione, il periodo giolittiano una spinta a sinistra che lo riequilibra, la guerra e il fascismo un ritorno a destra, fino alla catastrofe. E, nel 1945, Monti fu tra coloro i quali Credettero che il pendolo si rispostasse a sinistra, e vedendone poi i sobbalzi in direzione conservatrice, rimaser male. Una delle caratteristiche dello spirito giacobino è appunto il fanatismo ideologico, e la tendenza a non tener conto della forza degl'interessi e di quelle che 10 chiamerei le qualità animali del corpo sociale. Altrettanto intransigenti in materia di principi, i reazionari hanno — sui loro nemici — il vantaggio di di non trascurare certe constatazioni di fatto, son più vieini alla natura umana, e sanno sfruttarla. Monti e gli uomini del '45 dovrebbero ammettere che ciò che essi deplorano come « neofascismo » è in gran parte frutto dei loro errori di psicologia e di economia, o meglio di amministrazione. La Resistenza aveva ed ha degli avversari implacabili: però, s'è danneggiata con le proprie mani. Altri uomini, e un po' più di savoir faire, e il risultato sarebbe stato diverso: lo prova 11 successo dei radicali francesi attorno a Gambetta. Comunque non è il caso di prender conclusioni provvisorie. E Monti è tale scrittore, da consolarci con l'impeto della pagina, delle intemperanze giacobine. Le. quali hanno però una funzione che non va sottovalutata. E' bene che gli aggressivi paladini della « reazione » e del fascismo trovino pane per i loro denti, è utile porre dighe alle prepotenze ecclesiastiche, è conveniente che l'egoismo dei liberali sia scosso a tratti dal ruggito del leone popolare, è necessario che i veli con cui tanti scrittori nascondono le brutture e le nefandezze del passato, o ipocritamente le manipolano, siano sollevati. Altrimenti, l'Inquisizione rischia di diventare una benemerenza; e le camere a gas naziste, un paradiso. Opere come // figlio della vedova debbon trovare il loro pubblico; iiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiii pmnphlets come A. XXX E. F. esser letti e gustati. Se uno considera, nella storia del Piemonte e dell'Italia, l'apporto dei giacobini, deve arrivare a risultati poco confortanti per gli amici di Monti. Sul Risorgimento pesò di più l'illuminismo di alcuni spregiudicati conservatori e lo slancio retorico degli unitari, che l'attività di quello fin d'allora chiamato « partito d'azione ». Il quale ebbe nondimeno il merito di tener sempre viva la fiamma della libertà, il senso della giustizia; di spronare, di criticare: la Resistenza, dico Monti, comincia nel '48. Nè Mazzini, nè Garibaldi, diedero mai soluzioni accettabili dei problemi statali e sociali, tuttavia quanto di giacobino c'era in loro fu contravveleno efficace ai quotidiani assalti della «.reazione». Perciò, A. XXX E. F. in cui Monti prosegue, con vivido stile, una bella tradizione, è da consigliare a tutti i nonconformisti. Arrigo Cajumi ■ iiiiifBiiiiiirifiiiiiini ■iiricifiiiifiiiiiiiiiiiiE

Luoghi citati: Firenze, Italia, Parigi, Piemonte, Roma, Torino