16 anni per il medico assassino richiesti dalla pubblica accusa

16 anni per il medico assassino richiesti dalla pubblica accusa VERSO L'EPILOGO IL PROCESSO PER L'UCCISIONE DI MISS PORRETTA 16 anni per il medico assassino richiesti dalla pubblica accusa "Egli non è pazzo - esclama il P. M. nella sua severa requisitoria - e deve scontare la tremenda colpa,, - Mentre k sorella e il padre dell'imputato singhiozzano in aula, il Maggior ani si copre il volto - Oggi parlano i difensori (Dal nostro corrispondente) Bologna, 8 luglio. Al processo per l'uccisione di Miss Porretta il secondo patrono della Parte civile Elmi, l'avv. Riccardo Artelli, ha rievocato, passo per passo, la relazione dei due protagonisti della tragedia, sottolineando n onnnoriprai degli avvenimen- ti che dovevano portare l'uccisa dal primo totale abbandono del 1950 alla irremovibile decisione (della fine del 1951) di romperla per sempre col Maggiorani. Che nell'amore di Maggiorani per' Maria, in quell'amore che egli dice di avere nutrito per lei qualche tempo dopo l'inizio della relazione, non ci fosse nulla di generoso, è dimostrato — ha rilevato l'avv. Artelli — dal fatto che, due ore dopo il delitto, egli pronunciò due abbiette falsità contro la ragazza, sostenendo che ella aveva abortito con l'aiuto di un medico e che era rimasta con il Baraldi perchè questi aveva minacciato di denunciarla: sono affermazioni false, che rivelano un'anima proterva, perchè nella lettera che dettò il 1° febbraio 1952, il giorno prima del delitto, all'amico Bonaccorsi, si parla di « quei figlioli uccisi » e due giorni dopo egli ha avuto il coraggio di dichiarare a verbale: «Io che sono cristiano e che sono medico, non avrei mai potuto interrompere la gestazione di un mio figlio ». L'avv. Artelli ha poi accusato di falso l'imputato per la sua affermazione che Maria era decisa, alla fine del '51, a sposarlo. Dall'estate '51 invece Maria non ha più parlato di matrimonio, mentre Maggiorani andava da tutti i preti della collina a dire che la Elmi era la sua amante, che aveva abortito e che non poteva sposare altri che lui. Quando finalmente Maria si è ribellata, egli ha messo in azione la sua minaccia, mandando la foto al Baraldi padre e uccidendo la ragazza. La tragedia di via Orfeo dimostra — secondo l'avv. Artelli — che Maggiorani agì con premeditazione' e per vendetta: non per improvvisa pazzia, perchè lui stesso ha dichiarato: « Misi la pallottola in canna quando li vidi scendere le scale >, perchè mirò attentamente in un punto vitale, facendo fuoco a circa cinque centimetri dalla tempia di Maria, « salvo poi, lui medico, a spararsi di striscio, all'estrema destra del torace. E' azzardato pensare che il tentato suicidio di Maggiorani sia una commedia? >. « Questo — ha concluso l'avvocato Artelli — non è un delitto passionale, non è un delitto, come si dice, tipicamente italiano, perchè noi italiani possiamo anche uccidere per amore, ma non ricattiamo e non infanghiamo la memoria di una morta. Anzi ci sacriti chiamo per difenderla. Questo è il delitto di un uomo della foresta che vuol conservare la propria preda. Noi non perdoniamo, giacché l'unica invocazione di perdono che Maggiorani ha levato, è stata fatta al solo scopo d'ingannare la giustizia che lo deve giudicare e punire! ». Nel pomeriggio ha preso la parola il P. M. avv. Sangiorgio (lo stesso che già sostenne le ragioni della Pubblica Accusa al processo Casaroli e a Roma, a quello contro i di namitardi neofascisti). L'avv. Sangiorgio ha ricordato come Maria Elmi — pur nel suo abbandono, pur nelle sue menzogne — ebbe sempre degli aneliti di purezza e tentò di redimersi, trovando pero in Maggiorani indifferenza, egoismo e cinismo. Poi per Mdr—avsaabemrtecppdldrcitscMtdlstgrmiicshdtpè i n a i n Maggiorani venne il periodo di un amore — un amore però mai idealizzato e purificato — e pensò anche alle nozze, alle « tristi nozze > che dovevano solo assicurargli il possesso del corpo della donna. Fu allora che Maria si sottrasse al legame, fu allora che si ribellò alle minacce e al ricattò spietata- la uccise ed egli mente. Perchè ha ucciso? Maggiorani dice per passione, la Parte Civile afferma per lussuria e i periti, infine, sostengono che fu perchè egli era precipitato nella « fossa dei serpenti», in preda al demone della pazzia. Il P. M. ha così esaminato le tre tesi, partendo da quella della semi-infermità mentale: rilevato che la perizia afferma che il delitto fu compiuto da individuo in preda a un raptus e poiché il raptus non lascia alcuna memoria di quel che si è commesso, mentre Maggiorani ricorda chiaramente tutto, la diagnosi dei periti del manicomio di Reggio Emilia è errata fondamentalmente sìa da un punto di vista scientifico che da quello della legge, « perchè chi è in preda a raptus è completamente infermo di mente e non solo semi infermo». « I periti non hanno avuto il coraggio di sostenere tutto ciò; essi non hanno voluto co scientemente dire il falso, ma hanno favorito uno che è medico, come loro. Non permet terò che a Maggiorani si im ponga per tutta la vita il marchio del pazzo, perchè non lo è e vorrei ch'egli comprendesse che quella qualifica non gli conviene » L'altra ipotesi, avanzata dall'imputato, è quella dell'impul so passionale: ma anche tale tesi, secondo l'avv. Sangiorgio, non regge, perchè Maggiorani ha dimostrato di non amare di puro amore Maria, « poiché voleva solo pavoneggiarsi con la bella femmina al fianco»; la verità è che in lui ha reagito la vanità offesa, e in lui si è scatenata quella violenza idMMldlgtttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiHiiiiiiiiiiii istintiva che è parte prepon derante del suo carattere. Che Maria avesse ormai tolto a Maggiorani ogni diritto su di lei fin da molto tempo prima del delitto è dimostrato da una lettera che inviò da Pontelagoscuro, lettera che non è altro che un congedo. Il P. M. ha quindi esaminato l'aggravante della premeditazione contestata all'imputato. Ha dichiarato che su ciò può sussistere un dubbio. Mentre la. sorella del Maggiorani singhiozzava convulsa abbracciata al padre, anch'egli piangente (l'imputato in gabbia si teneva coperti gli occhi con un fazzoletto), l'avv. Sangiorgio ha concluso: «Maggiorani, se non avete pianto finora, quando sarete nel vostro carcere date sfogo al pianto. Solo con le lagrime potrete ottenere espiazione e purificazione e ritrovare la pace che avete perduta. Anche per voi così, un giorno, tornerà a sorgere il sole. E voi, giudici, giudicate lontani dal dolore dei genitori, ma non strappate quel principio indissolubile che dà diritto alla vita, legalizzando, con il vostro verdetto, la morte di Maria Elmi. Chiedo la condanna di Maggiorani, esclusa l'aggravante della premeditazione e concesse le attenuanti generiche, a 16 anni di reclusione per i due delitti da lui commessi ». Domani, in difesa dell'impu tato, parleranno i difensori avvocati Cappelli e Magnarini; la sentenza sarà emessa domani o forse venerdì. c. c. dM spondere di fatti che debbono attribuirsi al loro cuore veramente zuccherino. Essi sono: Francesco Manitone, di 35 anni, Italo Piodeni, di 38, e Renzo Ferrarlo della stessa età. Tutti e tre sono accusati di procurata evasione continuata per avere contribuito ad alleviare i disagi della condizione del detenuto Giovanni Brenna, incarcerato per collaborazionismo e che per le sue cagionevoli condizioni di salute, dal' carcere cellulare era stato trasferito all'Ospedale Maggiore, piantonato appunto dai tre suddetti agenti di polizia. Una volta la settimana i tre, con la complicità della moglie del detenuto, che gli recava gli abiti il giorno prima, lo acconti- letopcz«pncvvrSsdtosmnmcrpagnavano < per distrarlo » al- [iiiiiiiiiiiiHiiiiiMitiiiiiiiiiitiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiii le partite di calcio e al cinema tografo, avendo poi cura di riportarlo all'ospedale. La bazza continuò dal periodo insurrezionale fino al 1946, quando lo « illecito tenerume » venne scoperto e denunciato. In udienza gl'imputati si so no mantenuti sulla negativa di chiarandosi vittime di un equivoco. L'ex-agente Costante Bra vi, che aveva riferito ai superiori di averli individuati allo Stadio assieme al Brenna, non si è presentato e la richièsta del P. M. perchè fosse condotto davanti ai giudici è stata respinta. Il Tribunale, probabilmente in vena di longanimità, non ha voluto infierire e ha mandato assolti i tre agenti perchè il fatto non costituisce reato. angpcdvfrisbuaiiiiiiiiiiiiiiitiiniiiiiiiiiiiiiin iiiiMiiuiiiiiiiii Il dolore della sorella di Maggiorali! alla richiesta di condanna del P. M. (Telefoto)

Luoghi citati: Bologna, Bra, Porretta, Reggio Emilia, Roma