Fuga a quattro nella prima., del Tour e Vittoria di Schaer al traguardo di Metz

Fuga a quattro nella prima., del Tour e Vittoria di Schaer al traguardo di Metz CRONACHE DELLO SPORT Fuga a quattro nella prima., del Tour e Vittoria di Schaer al traguardo di Metz Lo svizzero ha conquistato un vantaggio di circa 10 minuti su Koblet, Barbili, Magni e altri - Rossello e Astrila i migliori dei nostri - Freddo e pioggia hanno reso dura la tappa - Oggi la corsa sconfina nel Belgio arrivando a Liegi -1 giocatori della Juventus porteranno ai tricolori il saluto augurale degli italiani (Dal nostro inviato speciale) Metz, 3 luglio. Si aspettava l'offensiva di Kobìe.t con un'ansia, che rasentava ìa paura, ed è invece spuntata sulla scena del Tour la sorpresa di Schaer. Il neocampione svizzero di mezzofondo, ha voluto preparare un imprevisto regalo al Giro di Francia, magari inaugurando un nuovo sistema di « gregarismo » e non appena » francesi della squadra nazionale hanno sferrato l'attacco, è stato pronto ad infilarsi nella fuga buona, piantando in asso baracca e burattini. Un brutto scherzo Francamente non sappiamo se Koblet questa sera sia proprio felice dell'exploit del suo compagno di squadra, sta di fatto, però, che domani la maglia gialla sarà vestita da uno svizzero, e che la classifica generale presenta un aspetto un po' preoccupante. Un po' preoccupante anche per il biondo Hugo, ma soprattutto per la nostra compagine, che ha solo uno dei due capitani di riserva — la recluta Astrila — nelle posizioni di testa: Bartali, Magni e Minardi, sia pure in brillante compagnia, dal momento che sono per l'appunto arrivati a Metz con Koblet e con Bobet, tanto per citare due nomi famosi, lamentano infatti uno svantaggio dal capolista Schaer, di 10 minuti, e di circa 7 minuti da uomini pericolosi per il successo finale, come Geminiani e Robic. Lo scherzo l'ha combinato la compagine bianco-rosso-blu del signor Bidot che, tenendo fede alle promesse, si è lanciata all'offensiva nel più energico dei modi, sorprendendo ogni possibile sorveglianza. Si era partiti da Strasburgo sotto un violento uragano che aveva costretto perfino a sospendere il complicato cerimoniale delle operazioni per il « via » e i primi SO km, avevano solo fatto registrare uno spavento generale (Koblet in fuga con Buchaille, Walkoviak e Dupont) e alcune emozioni di second'ordine (una foratura di Astrua cui diede la ruota Isotti e alcuni tentativi di figure senza troppa importanza). Pioveva, un'acquerugiola lieve si dava il cambio con violenti scrosci di pioggia, il paesaggio era freddo e desolato, davvero la scena non invitava all'entusiasmo, e nemmeno ad € eroici » tentativi di fuga. Pure, appunto verso il 50° chilometro, l'olandese Wagtmans scatenò la battaglia, e dopo avere percorso da solo poche ccnti?iaia di metri, si vide piombare addosso, come furie scatenate, il compatriota Rocks, Schaer, Bauvin, Amile e il trio Geminiani-LaurcdiRemy. Gli otto si trovarono d'accordo, si misero d'impegno a battere la media dei J/5 all'ora: il piano col quale Bidot s'era prefisso di fare vacillare Koblet sotto l'incalzare ininterrotto di offensive, prendeva forma e sostanza. I nostri probabilmente furono sorpresi dall'azione improvvisa, nonostante che Binda, alla partenza, avesse ancora raccomandato una stretta guardia ad ogni atleta della nazionale francese e per di più alle spalle del plotoncino di Geminiani presero le cose sul serio solo una decina di uomini, tra cui c'era un altro tricolore di Bidot, Le Guilly, un belga, De Hertog, Robic e, per fortuna, anche Astrua e Rossella. Come succede al Tour, i distacchi divennero subito interessanti, e mentre tra il gruppo di Geminiani e quello di Astrua il varco si aggirava tra il minuto e il minuto e mezzo, ci toccò invece aspettare ben 3 minuti prima che il grosso apparisse all'orizzonte. Qui nel grosso tutti tiravano, ma senza eccessiva convinzione: Koblet anzi appariva un po' nervoso, Bartali, Magni, Minardi sembravano invece preoccupati di lavorare in economia, combattuti tra il desiderio di andare ad acciuffare Geminiani, e il timore di trascinare nella loro scìa il favorito N. 1 del Giro. Dovette aver partita vinta questo timore: l'andatura del plotone non assunse infatti mai ritmo da campioni, mentre, al contrario, in testa gli atleti al comando proseguendo il loro magnifico sforzo aumentavano di chilometro in chilometro il loro vantaggio. La lotta nell'uragano / due gruppetti si erano uniti e entrarono nella Sarre in un paesaggio tipicamente tedesco, 6 minuti avanti gli altri. Nonostante la piega che andavano prendendo le cose, la reazione non venne; ad una quarantina di chilometri dall'arrivo, mentre il temporale riprendeva con apocalittica violenza, abbandonammo al loro tranquillo destino i grandi capi della nostra squadra, e filammo a raggiungere i corridori che comandavano la gara. Alcuni colleghi ci dissero — ed era vero.' — che il vantaggio dei fuggitivi, in quel momento, oscillava sui 9 minuti: la tappa,' insomma, era abbondantemente decisa. Rocks, Wagtmans, Schaer e Lauredi vollero fare di più, piantarono addirittura i loro compagni di fuga e volarono verso il traguardo, dove lo svizzero vinse facilmente; a S'13" Dupont regolò allo sprint Rossello, Astrua, Geminiani e gli altri del plotoncino, a 9'50" fu il turno degli assi in ritardo. Il primo bilancio, come vedete, non è troppo lusinghiero. Al nostro attivo abbiamo solo lo splendido piazzamento di Astrua, che promette maggiori soddisfazioni; il reparto speranze, invece, è ancora aperto e punta sulle possibilità che il nostro gioco riesca a inserirsi nell'eventuale conflitto tra i francesi in strana alternativa, perchè mentre danno la caccia alla maglia gialla sono costretti anche a difendere le posizioni strategiche così brillantemente conquistate nel conflitto, e gli svizzeri i quali, invece, pur difendendo la Maglia gialla, devono portare Koblet nei quartieri alti della graduatoria. Oggi oltre alle esitazioni abbiamo lamentato, a dir la verità, un po' di sfortuna, per i parecchi inconvenienti meccanici patiti dalla bicicletta di Magni e" per la sfilza dei passaggi a livello che avevano il dono di chiudersi sulla faccia degli inseguitori. Nè Magni, né Bartali però sono calati di morale, le loro intenzioni, anzi, ci sono sembrate decisamente battagliere. Vedremo già domani se la realtà avrà il potere di cancellare la prima delusione: la seconda tappa ci porta in Belgio, a Liegi, è lunga BS7 km., presenta molti tratti di pavé, e parecchie salite, non dure, ma pur sempre pericolose, una delle quali situata a Ifi km. dall'arrivo, varrà come il primo traguardo per il Gran Premio della Montagna. Nella confusione generale delle idee, con qualcuno che pensa già a una possibile, clamorosa sconfitta di Koblet, una cosa è certa: bisogna attaccare. L'esempio di Astrua, arrivato in Francia senza esperienze ma con una gran voglia di far bene, insegna. Altrimen- ti ad osservare una tenuta di corsa scientifica, si rischiano solo brutte figure in collezione. Questo del 1353 è un Tour nuovo, un Tour, ci vicn voglia di dire, da combattimento. E chi combatte di più-, vince. Domani intanto il Tour avrà, soprattutto per gli italiani, un intermezzo calcistico. I giuocatori della Juventus, che proprio domani scenderanno in campo a Villerupt, piccola città posta sulla frontiera del Lussemburgo, approfitteranno dell'occasione e saranno sul percorso del Giro di Francia per incoraggiare i nostri corridori. < Avremmo già voluto essere a Metz oggi — ci ha detto stasera Gambi per telefono — ma l'uragano ci ha obbligato a stare rintanati nel nostro albergo che da Metz dista circa 60 chilometri. Ad ogni .modo la Juventus sarà pronta all'appuntamento di domani per fare gli auguri più belli a Bartali, a Magni, a tutti i nostri, in particolare ad Astrua. Solidarietà fra piemontesi, perbacco! ». Ben vengano questi auguri: sembra che con l'aria che tira ce ne sia davvero bisogno. Gigi Boccacini Bartali (a sin.) e Koblet fra alcune ragazze alsaziane prima della partenza, (Telefoto) La volata finale del quattro al traguardo di Metz. (Tel.)

Luoghi citati: Belgio, Francia, Lussemburgo, Metz, Strasburgo