Christie racconta come uccise le ragazze entrate nel suo appartamento di Mario Ciriello

Christie racconta come uccise le ragazze entrate nel suo appartamento LtA FASE CULMINANTE DEL PROCESSO AL "MOSTRO DI LONDRA,, Christie racconta come uccise le ragazze entrate nel suo appartamento Scene raccapriccianti - L'atroce fine di Kathleen, l'orfana di Plymouth, e di Rita Nelson, studentessa irlandese - Duello tra gli avvocati della difesa e il P. M. - Il medico che sorveglia il " mostro „ dichiara che Christie è responsabile dei suoi delitti (Nostro servizio particolare) Londra, 24 giugno. E' John Christie — 12 € mostro» di Londra — un pazzo oppure un uomo dalla mente normale? Si rendeva conto, egli, di cid che stava commettendo nel momento in cui assassinava le sue vittime, oppure agiva in stato di pura ed incontrollabile follia? Sono queste le domande su cui si è imperniata l'odierna udienza al Tribunale londinese dell'Old Bailey, la terza del processo: terminata, infatti, la lettura delle confessioni dell'imputato, terminati gli interrogatori di alcuni testimoni, si è iniziata, oggi, l'affascinante battaglia fra Difesa e Pubblico Ministero sui problema delle condizioni mentali dell'imputato, battaglia che deciderà se John Reginald Halliday Christie dovrà essere affidato alle mani del boia o a quelle dei secondini di un manicomio criminale. Un maniaco irresponsabile Starno quindi entrati nella fase culminante del processo: il passato — con tutti i suoi orrori e le sue mostruosità — è stato ormai sciorinato ai giu-\ rati ed al pubblico, suscitando disgusto e raccapriccio, si tratta ora di determinare, sulla base dei fatti raccolti, dai documenti e dalle testimonianze, se John Christie è un maniaco sessuale irresponsabile delle sue orrende azioni, oppure se egli è un gelido criminale pienamente conscio delle atrocità commesse. « Non vi è dubbio che Christie verrà impiccato »: questo è quanto la maggioranza degli inglesi affermava fino a questa mattina; stasera però, dopo la udienza di oggi pomeriggio, questa convinzione è diminuita di intensità, e numerosi sono coloro i quali ritengono ora che Christie potrebbe anche essere riconosciuto dai giurati come infermo di mente. Il merito di questo sensazionale sviluppo spetta pienamente all'abilissimo avv. ' CurtisBennett (un signore grassotello, dall'aria placida e gioviale) il quale, nelle ultime ore — sia interrogando Christie che portando a testimoniare degli esperti medici ■— è riuscito a diffondere la convinzione che il suo mostruoso cliente sia un « pazzo completo », del tutto irresponsabile delle proprie efferatezze. Il punto su cui egli insiste è questo: Christie ha assassinato nel modo più. orrendo che si possa immaginare sette donne (sette donne, si badi bene « accertate >) e cioè Ruth Fuerst, Muriel Eady, Beryl Fvans. Ethel Christie, Rita Nelson, Kathleen Maìoney, Hectorina McLennann: orbene — conclude Curtis-Bennett — non è ammissibile pensare che un tale « macellaio » possa avere nel suo cranio il cervello di un uomo normale. Atmosfera drammatica Il Pubblico ilfinistero — rappresentato da sir Idonei Heald — replica in questo modo: Christie si trova qui per essere processato unicamente per l'omicidio di sua moglie (secondo il diritto inglese nessuno può essere processato contemporaneamente per due crimini) e gli altri sei delitti non debbono quindi avere per i giurati il minimo interesse. <I giurati — afferma il Pubblico Ministero — debbono determinare soltanto se Christie, mentre strangolava la moglie, si rendeva conto di ciò che stava facendo, o se almeno si rendeva conto che la sua orrenda azione era "illegale". Secondo noi, egli era pienamente conscio e pertanto egli deve essere inviato alla forcai. Ma passiamo ora alla cronaca di questa terza ed emozionante udienza, durante la quale John Christie è stato interrogato sia dal suo difensore che da sir IAonel Heald. L'elemento drammatico è dato infatti, oggi, da questo martellante scambio di domande e risposte fra l'imputato e i due legali, e riteniamo pertanto che nulla potrà dare al lettore un più vivo riflesso dell'odierna « cinematografica » atmosfera, che una fedele traduzione dell'importante interrogatorio. Nei limiti concessici dallo spazio, tenteremo, insomma, di riferire, con notevole am piezza, tutte quelle drammatiche parole che sono state oggi udite in quest'aula dell'antico palazzo dell'Old Bailey. L'udienza è stata dichiarata aperta alle 10,30 di questa m. ' fina, e alle lOfll, John Reu. nald Halliday Christie si presentava al banco dei testimoni: di fronte al suo viso era un piccolo microfono installato durante la notte, per diffondere nell'aula le sue risposte. Ieri, infatti, moltissime sue parole non venivano udite a causa del bassissimo tono di voce usato sempre dall'imputato. Accanto a Christie si è posto l'avvocato Curtis-Bennett, il quale (sempre allo scopo di porre in luce tutte le efferatezze commesse dal suo cliente) ha richiesto una narrazione dettagliata del modo in cui vennero uccise Kathleen Maloney, Rita Nelson e Hectorina McLennann. La studentessa irlandese Kathleen Maloney, una ragazza orfana di Plymouth — secondo Christie —, da lui incontrata per combinazione in una via, sarebbe sntrata nella casa al n. 10 di Rillington Place quasi di violenza: nel desiderio di guadagnare ad ogni costo, con i suoi « servizi », una sterlina e dieci scellini. <Mi seguì, nonostante le mie proteste, sino in cucina, e qui cominciò a spogliarsi. Poi si gettò nella sedia a sdraio e minacciò di colpirmi con una padella se non l'accontentavo. Fu allora che la strangolai, mi sembra, con un pezzo di spago>. < Dopo averla assassinata cercò lei d'usarle violenza?» ha chiesto Cwtis-Bennett. < Non so... non ne ; ono sicuro ». « Perchè commise l'assassinio? ». < Non credo di saperlo ». « Forse per ragioni d'odio, di avversione? ». « Non so, ìiroprio non riesco ad immaginare un solo motivo ». Si è così passati all'omicidio di Rita Nelson, studentessa irlandese e poi cameriera, la quale — rome la Maloney — si sarebbe recata nell'upparta- lrdbsmtfafdzrvrvttgrcp mento di Christie allo scopo di farsi dare in affitto, ad un prezzo assai basso, in cambio dei suoi favori, l'appartamento di Reginald. « La ragazza — ha detto oggi il "mostro" con la sua voce bassa e monotona — dopo qualche approccio, mi disse aualsosaj>irca il calore del suo sangue irlandese. lo la stfangolai e le usai violenza». < E' sicuro di ciò ?» ha chiesto la Difesa. < Mi sembra... no, anzi, non posso dirlo con certezza, sono sicuro che usai violenza alla ragazza... ». < Che motivo aveva per ucciderla? ». « Nessuno... proprio nessuno ». Zie stesse risposte sono state date da Christie anche circa la morte di Hectorina McLennann, il cui assassinio è stato ampiamente descritto nella precedente udienza: « L'ho strangolata e le ho usato violenza » ha ammesso Christie, il quale, con voce smarrita, ha però aggiunto: <Non ho la più lontana idea ove sia finito poi il suo cadavere ». (Come si ricorda, il cadavere della Me Lennann venne rinvenuto murato in una parete della cucina, insieme con i corpi straziati e seminudi della Nelson e della Maloney). La « fuga » da casa Curtis Bennett ha concluso il suo interrogatorio rivolgendo a Christie numerose domande su ciò che egli fece dopo essere scomparso dalla sua abitazione verso il £0 di marzoL'imputato ha replicato con risposte estremamente vaghe e confuse, affermando di avere vagato per la città senza nessuna meta « come in un sogno» e di non essersi mapreoccupato della possibilità dessere arrestato. Durante questa parte dell'interrogatorio, Christie ha dato l'impressione di voler apparire più demente di quanto non siaè inconcepibile, infatti, ohe egli o n o o o e o n o a e a o a o l a ù i e e o . e e si sia allontanato da Rillington Place dopo il rinvenimento del cadavere « cosi, tanto per camminare» — come egli ha oggi affermato — e che abbia evitato per parecchi giorni tutti i locali pubblici < perchè è più dolce stare all'aria aperta». Durante questo scambio di domande e risposte è balenata fra il 'pUoTffico~~~tà sensazióne che il « mostro » stesse misurando ogni sua parola e cheK con infernale abilità, mirasse\ ad atteggiarsi come un povero' pazzo dal cervello malato. Allontanatosi il rappresentante della difesa, si è accostato all'imputato il Pubblico Afinisfero, il quale ha concentrato il suo martellamento di domande sulla sola morte della signora Ethel Christie. «Lei dichiarava ieri di avere ucciso sua moglie strangolandola con una calza. E' vero? ». «Si». «Lei uccise consapevolmente e deliberatamente, è vero?». ilo non ho mai detto questo. Non ho mai usato queste parole. D'altro canto, deve essere stato proprio cosi». «Lei insomma uccise sapendo ciò che stava facendo?». « No, io non voglio dire queste parole e non le dirò ». « Afa per forza doveva sapere ciò che stava facendo. Non ha forse detto che uccise sua moglie per pietà, perchè ella stava soffrendo ? ». <.No... no... non posso rispondere», ha bisbigliato Christie con un lamento, scuotendo il capo. < Stia bene attento, Christie — ha martellato allora, con voce durissima, il Pubblico Ministero. — Io sono pronto ad aiutarla, ma lei mi deve guardare sempre fisso negli oochi e non deve mai piegare il viso, E' vero o no che lei uccise per misericordia? ». <In quel senso, sì». <E allora è vero che fu un assassinio deliberato e intenzionale? ». «Si». iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiiiiiiD ve \ ' « Indi lei nascose il cadavere sotto il pavimento? ». «Si». « Lo nascose perchè non voleva che venisse rinvenuto, è vero? ». «Si ». «Per nessun altro motivo?». « Anche perchè mi dispiaceva separarmi da mia moglie», il magistrale interrogatorio si concludeva con un'ultima, repentina domanda: « Se il giorno 14 dicembre, nella sua stanza da letto, fosse stato- presente un poliziotto, avrebbe lei ucciso ugualmente sua moglie ? ». Una pausa di dieci secondi, indi la voce flebile di Christie: « Credo di no ». I d dll df I medici della difesa Si giungeva così al turno degli esperti medici, alani convocati dalla Difesa, altri dall'Accusa. Domani, se ne avvicenderanno altri al banco dei testimoni. Il primo ad apparire nell'aula è stato il dott. Jack Hobson, uno dei massimi psicologi inglesi, il quale ha visitato Christie nella sua cella almeno una decina di volte. Hobson, convocato dalla Difesa, ha dichiarato che, secondo la sua opinione, l'imputato soffrirebbe di una -violenta forma di isterismo, la cui manifestazione più palese sarebbe costituita da paurosi annebbiamenti della memoria. Hobson, sollecitato da Curtis-Bennett, ha quindi affermato decisamente: <Io sono convinto che quando Christie commise i vari crimini egli non si rendeva conto di ciò che stava facendo. E' assai probabile che, in quegli istanti, il senso della colpa, del male, fosse del tutto assente dal suo cervello ». Per quanto riguarda le < manie sessuali » del « mostro », Hobson ha spiegato che Christie è stato più volte assillato nella sua vita da « accessi di impotenza » e che pertanto la sua intera vita sessuale si è trovata perturbata e sconvolta. Hobson ha concluso sostenendo che Christie non è certamente una persona normale e che la sua mente è preda di un grave e pericoloso isterismo. Il secondo esperto — il dottor John Matheson, medico presso le carceri di Brixton ove Christie è rimasto rinchiuso in questi mesi — ha invece affermato: « Si, sì, è vero che Christie soffre di un certo isterismo e che sempre è stato sessualmente immaturo. E' an che vero che egli è affetto da un roìnplesso d'inferiorità e da certi annebbiamenti della memoria. D'altra parte, non esito a sostenere che egli è di mente sana e normale. Sono certo che quando egli uccise le sue vittime, ben sapeva di agire contro la legge ». Si è quindi portato al banco dei testimoni lo psichiatra Desmond Curran, il quale con le sue dichiarazioni ha ribadito quanto già sostenuto da Matheson. Il professor Curran ha infatti detto: «Piti che vittima di una malattia, io considero Christie una persona notevolmente anormale. Sostengo però che, con ogni probabilità, Christie, nell'uccidere, era pienamente conscio di ciò che stava commettendo ». E con le parole di Curran si è chiusa questa terza udienza. Sebbene queste ultime parole andassero indubbiamente a vantaggio del Pubblico Ministero, era facile comprendere, d'altro canto, che la dotta esi sostenuta precedentemene dal ben noto Hobson aveva asciato la sua impronta. Si può dire insomma, senza tema di errare, che se all'apertura del processo tutti senza distinzione erano convinti che Christie era un criminale ben consapevole di ciò che faceva e destinato quindi alla forca, oggi — dopo gli interventi di Curtis-Bennett e le dichiarazioni di Hobson — motti sono coloro che cominciano a nutrire profondi ed assillanti dubbi sulla validità di questa tesi. Mario Ciriello Hd•TM L'arrivo In Tribunale del medico psichiatra Jack Hobson che ha deposto sulle condizioni mentali del Christie. (Telef.) Maureen Riggs (a sinistra) e Kathleen Struthers, si avviano al Tribunale per deporre contro Christie (Telefoto)

Luoghi citati: Londra, Plymouth