Tutti a Roma i neo-deputati per la gran giornata di domani
Tutti a Roma i neo-deputati per la gran giornata di domani Tutti a Roma i neo-deputati per la gran giornata di domani La trepida attesa dei parenti calati in massa nella capitale ■ Richiesta straordinaria di biglietti d'invito - I guardaportone hanno preparato la divisa delle grandi occasioni La malinconia degli « esclusi dalle prime sedute » - Quelli che non rivedremo più Roma, 23 giugno. I solenni guardaportone di Montecitorio, gli ex-corazzieri Berte e Batti Stutta, hanno pronta la divisa di gran gala, feluca e mazza, casacca e polpe e scarpini, per l'inaugurazione di giovedì mattina. Intanto aguzzano gli occhi per imprimersi nella mente le fisionomie e i nomi dei nuovi deputati che vanno e vengono dalla soglia del palazzo, in trepida attesa del gran giorno. Spettacolo straordinario Con i nuovi deputati sono giunti a Roma le mogli, i figli, le fidanzate, i genitori, gli zil, i nonni, i cugini, gli amici. Gli 'uffici di questura della Camera hanno centinaia di richieste di biglietti d'invito per le tribune: poiché i posti sono limitati, molta gente rimarrà fuori a far la fila. In aula il colpo d'occhio sarà straordinario: nell'anfiteatro odoroso di vernici, risonante per nuovi moderni altoparlanti, avremo in alto, sotto il fregio fervoroso del Sartorio, una cornice di invitati, tra cui il Corpo diplomatico, e nei settori d'aula e al banco del Governo cinquecentoquaranta deputati. I colori degli abiti saranno estivi: gaiamente colorati nelle tribune, più sobri nell'emiciclo, con tocchi di rosso nei settori di sinistra, con tocchi di azzurro all'estrema destra, con tocchi di bianco al centro; i colori storici del socialismo, del nazionalismo, del cattolicesimo. Ma non avremo dopodomani il plenum. Cinquantun deputati (e non contiamo 19 parlamentari che, avendo optato per la Camera, debbono attendere la convalida e ora si trovano — come direbbe Dante «tra color che son sospesi») saranno nel Limbo in attesa di un battesimo che certo verrà. Ci penserà la Giunta delle elezioni, che tuttavia dev'esser nominata dalla nuova Presidenza della Camera. Qualcuno dice che la Giunta potrebbe provvedere subito, altri dicono che ci vorrà del tempo. Nostro-parere, per l'esperienza che abbiamo di procedure parlamentari, è che ci vorrà tempo. I « cinquantuno » non potranno essere presenti che al dibàttito politico per 11 voto di fiducia al nuovo Governo, e cioè fra una quindicina di giorni. Sarà una dura attesa per gli esclusi, che intanto vagheranno per i corridoi, sosteranno alla buvette, siederanno sui divani di marocchino, porgeranno l'orecchio ai clamori dell'aula. Quelli nel " limbo „ Bisognerà dire due parole sui «cinquantuno», perchè sono nel Limbo. La Corte di Cassazione interpretando la legge elettorale vigente, stabilisce un numero di deputati di ogni partito o movimento da eleggere nella lista del collegio unico nazionale. Hanno diritto di partecipare alla ripartizione dei seggi della lista nazionale quei partiti che, avendo assegnato un numero di seggi in sede circoscrizionale, si trovano con un avanzo di voti, i cosiddetti « resti ». Per esemplo: se per eleggere un deputato occorrono trentamila voti di quoziente e un partito ottiene, mettiamo a Torino, centomila voti, questo partito nomina tre deputati e mette a disposizione del collegio unico nazionale un resto di diecimila voti. Sul pool del resti la Corte di Cassazione fissa un lnuovo quoziente e attribuisce iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiimiun certo numero di seggi ai vari partiti adottando il criterio di proclamare eletto colui, democristiano o comunista o socialista o monarchico, che abbia ricevuto un maggior numero di preferenze. Ne viene di conseguenza che De Gasperi, sempre per fare un esempio, che è stato eletto circoscrizionalmente a Trento, a Roma e a Napoli viene proclamato deputato in Usta nazionale e automaticamente lascia tre posti vacanti in quelle tre circoscrizioni. La Corte di Cassazione, sempre interpretando la legge, ha deciso — e ne ha fatto i nomi — che le vacanze debbano essere colmate dal primo escluso di lista (è sempre valido l'esempio di De Gasperi) di Trento, di Roma, di Napoli. Una punta di malinconia Da questa interpretazione della legge elettorale da parte della Corte di Cassazione, hanno avuto origine eccezioni e proteste da parte di deputati che si sono ritenuti danneggiati. Infatti, invitando la Giunta delle elezioni ad attribuire il seggio al primo candidato escluso di ogni lista per la vacanza provocata dalla elezione di un leader nel collegio unico nazionale, si dà 11 caso di candidati che diventano deputati con un numero di preferenze bassissimo rispetto ad altri candidati di altre circoscrizioni che, pur avendo sfiorato il quoziente per essere eletti, non beneficiano della porticina aperta dal collegio unico. Non facciamo nomi, ma vi sono deputati che entreranno alla Camera con appena qualche migliaio di preferenze, mentre altri che hanno mancato il quoziente per un soffio ne rimarranno esclusi. Un -delicato lavoro attende quindi la Giunta delle elezioni, e non mancheranno le proteste. La vicenda dei « cinquantuno > offre curiosi aspetti, come il caso del ministro del commercio con l'estero La Malfa che, nell'attesa della decisione della Giunta delle elezioni, non è deputato. Potrà partecipare, il ministro, ai lavori parlamentari, ma non potrà votare nè intervenire in alcun dibattito che non sia pertinente alle faccende del suo dicastero. Esclusi dall'aula, per ora, saranno, per fare qualche altro nome, 1 socialdemocratici Romita, Treves e Pertini, il pediatra Caronia delle liste democristiane. Il sottosegretario ai lavori pubblici Camangi, repubblicano, si trova nella stessa posizione del ministro La Malfa. In attesa degli esclusi, facce vecchie e facce nuove, che tuttavia rivedremo, una punta di malinconia si diffonde stasera sul volto di coloro che definitivamente esclusi, probabilmente, nella maggior parte, non rivedremo. Non rivedremo il vasto pallido volto di Giannini nè udremo le sue argute battute; non rivedremo il candido Giordani, apostolo di pace, nè il Corsanego, sottile avvocato concistoriale, nè la quieta Olga Giannini, sorella di Guglielmo; nè la sorella di padre Lombardi dagli occhi dolci; nè i capelli biondo-oro di Bianca Bianchi, l'«angelo biondo»; nè il pacato Chìostergi, il vice presidente che sopportava rassegnato le burrasche; nè il Bennanl, che nei pochi giorni della sua vice-presidenza (fu eletto al posto di Targetti, dimissionario perchè avverso alla legge elettorale) subì l'olio bollente dell'opposizione, nè il iiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiii miiiiiiiiiitimiiiiu Corblno che nel silenzio della assemblea dichiarò, tre mesi fa, il suo ritiro dalla vita politica (ma poi cambiò idea); nè il vecchio Longhena, il decano prescelto per i lieti auguri natalizi e pasquali; nè il Coccia, rubicondo campione del cimento invernale nel Tevere; nè 11 Perrone Capano gigantesco e battagliero; nè Cocco Ortu dalla fluida oratoria; nè Cornia, il medico socialdemocratico pronto a dare pastìglie e consigli ai colleghi; nè il Bellavista, l'uomo che a Strasburgo criticava gli spaghetti di «Valentin»; nè la Cingolani, zitta zitta al suo banco di sottosegretario; nè 11 Calamandrei acuto dotto toscano; nè il veemente Glovannini; nè il buio Mondolfo; nè lo scarruffato Spiazzi; nè 11 militaresco Azzl; nè lo squillante Tonengo, e altri ancora, Ma Tonengo forse lo rivedremo. E' piantato a Montecitorio e afferma che ha una carta segreta che, giocata al momento opportuno, gli permetterà di rientrare nell'aula. Auguri. d. m.
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