Quello che può accadere

Quello che può accadere Quello che può accadere Roma, 10. giugno. E adesso, che accadrà? E' questa la domanda che più frequentemente viene posta, non soltanto nei circoli politici, ma in ogni ambiente cittadino. Si vuol sapere quali conseguenze i risultati elettorali avranno sul piano governativo, e cioè^da quale tipo di Governo sarà diretta ed amministrata la cosa pubblica nei prossimi mesi se non addirittura nei prossimi anni. Come immediata prospettiva abbiamo dunque le dimissioni del Governo attuale che le comunicherà alle Camere non appena queste si saranno riunite ed avranno provveduto alla costituzione dei propri uffici di presidenza. ' Il Capo dello Stato inizierà immediatamente le consultazioni di rito, al termine delle quali darà l'incaricò di costituire il nuovo Governo a chi gli è stato segnalato come il candidato più idoneo a formare un ministero che possa godere della maggioranza parlamentare. E qui appunto cominciano le incognite. Sarà ancora De Gasperi il designato? I tre minori partiti di centro entreranno al Governo? Per quanto ci risulta dalle conversazioni e dalle consultazioni che già sono io corso — sia pure a titolo non impegnativo — sono diverse le tendenze che si stanno delineando, varie le soluzioni prospettate. De Gasperi, parlando dei risultati delle elezioni, oggi ha avuto un accenno alia necessità assoluta di continuare in una politica di centro, e non diversa dichiarazione ci si poteva attendere da lui. Ma ci si domanda piuttosto se egli stesso consideri di dover continuare ad assumersi la responsabilità del nuovo Governo nella condizione di cose, indubbiamente nuova, che le elezioni hanno creato. La formula degasperiana del quadripartito, in altri termini, non ha funzionato come ci si attendeva. Il sistema di attribuzione dei seggi previsto dalla legge sulla quale De Gasperi aveva posto la questione di fiducia non è stato convalidato dal responso popolare. Questi sono dati di fatto che in taluni circoli della stessa Democrazia Cristiana vengono presi attentamente in considerazione, soprattutto in quanto è noto che un altro massimo esponente della D. C, e cioè il vicepresidente del Consiglio on. Piccioni, non ha mai fatto mistero di essere contrario alla legge elettorale. Si dice anehe che in Consiglio dei Ministri, quando il progetto fu approvato, egli volle che a verbale fosse registrata la sua opposizione. A regola di logica, e secondo una prassi tradizionale, sarebbe dunque questo il momento perchè De Gasperi « passi la mano » a Piccioni. Ma a questo punto insorge, come fatto singolare, la riluttanza che Piccioni avrebbe — a quanto si assicura — ad accettare l'incarico. Egli sa bene infatti che costituire un Governo in questo momento significherebbe per lui ridursi ad un Gabinetto monoco' lore, al quale molto probabilmente non andrebbe l'ap poggio parlamentare dei rappresentanti dei partiti minori : così, venuto meno anche il debole margine di maggioranza che oggi i partiti democratici si sono, in quattro, assicurati alla Camera, il Governo Piccioni sarebbe costretto a mendicare l'appoggio della destra. Inutile, difatti, avanzare an? che la più timida supposizione che da sinistra gli venga concessa la menoma tolleranza. In queste condizioni, tuttavia, sarebbe facile che nella stessa D.C. si producesse una frattura. De Gasperi non ha atteso nemmeno un giorno per proclamare alto e forte che con la destra monarchica — che oggi ha accusato di aver messo in pericolo le sorti della patria — non si collabora. E potrebbe Piccioni trascinarsi dietro tutto il gruppo parlamentare democristiano su Una strada che De Gasperi ha dichiarato irrevocabilmente preclusa? E' ipotesi da scartare, per chi considera come sia forte in seno alla D.C. il prestigio personale di De Gasperi. Di qui la riluttanza di Piccioni, cui abbiamo accennato; di qui, per altro verso, una curiosa situazione. Si è venuta a creare una condizione di cose che sembra fatta apposta per consentire a Piccioni di prendere il Governo, secondo una linea che egii stesso aveva preparato. ma l'occasione non può essere colta. Siamo dunque rimasti nell'eterna situazione di non avere un Presidente del Consiglio di ricambio? In. fóndo, forse si può cambiare il Presidente del Consiglio, ma il successore difficilmente potrebbe essere Piccioni. Dovrebbe essere comunque, per intenderci, un «degasperiano», cioè un fautore della collaborazione con i partiti di centro, unica forza di riserva sulla quale, si può contare : ma allora ci si chiede se De Gasperi non valga meglio di un degasperiano. Non con questo si dice che qualche cosa non possa cambiare: se non il Presidente del Consiglio, possono cambiare le maggioranze, a seconda delle necessità politiche. Un Governo monocolore, degasperiano, sarebbe forse quello più idoneo per la condotta della nuova politica. I tre minori partiti sembrano, a ragione, estremamente restii ad entrare a far parte del Governo, pronti comunque a dargli un appoggio condizionato, caso per caso, oltre che in base ad una indicazione programmatica generale che possa soddisfarli. Solo cosi, del resto, sembra possibile che essi continuino ad assolvere una reale funzione. Non è peraltro escluso che in occasione di vaste e coraggiose riforme, quali son quelle che appaiono maggiormente necessarie proprio nel momento attuale e date le indicazioni fornite dal cospicuo elettorato di sinistra, quel Governo abbia a chiedere, con la certezza di ottenerlo, l'appoggio del partito socialista. Non è escluso nemmeno che da destra, in occasione di situazioni particolari, che si venissero a creare per quanto, per esempio, può riguardare la politica internazionale, possa venire al Governo di ce atro un appoggio supplementare cui si dovrebbero sentire obbligati tutti coloro che si proclamano innanzitutto come uomini d'ordine. La situazione è dunque delicata, ma tutt'altro che senza uscite. Le possibilità di Governo, in base alla composizione del nuovo Parlamento, restano buone ; tutto dipende dalla capacità degli uomini chiamati a servirsene. E' difatti a partire dall'incipiente legislatura che si vedranno chiaramente le qualità dei nostri statisti che fino ad ora han superato certamente egregie prove, ma in una condizione che dobbiamo riconoscere come situazione di comodo, proprio per quanto di sicurezza può fornire un Parlamento che, a dispetto di tutte le turbolenze, conservava comunque la suprema risorsa della maggioranza assoluta favorevole al Governo. Se ora i.l gioco comincia a diventare più difficile, la sua riuscita sarà pegno di tanto maggior merito. v. g.

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