II buon diplomatico di Ferdinando Vegas

II buon diplomatico EiE MEMORIE DE DAVID KELLY II buon diplomatico L arte classica di maneggiare gli uomini non è morta - Non le ideologie, ma lo studio dell'individuo concreto, presente, operante, deve guidare gli ambasciatori perspicaci e attivi Solo il candido cinismo di un consumato diplomatico inglese poteva affermare, nell'epoca della dilagante < civiltà di massa », che «tutti i governi, e le loro politiche, sono stati e sono opera di minoranze >; e che, di conseguenza, l'uomo comune è un passivo e ignaro agente delle trasformazioni storiche. Questo è quanto t'rent'anni di carriera hanno insegnato a sir David Kelly, ambasciatore di Sua Maestà Britannica in Argentina, in Turchia e infine, dal 1949 al 1951, a Mosca; sicché non a caso egli intitola The Ruling Few (Hollis e Carter, Londra 1952) le memorie nelle quali ha raccolto il frutto della sua lunga esperienza dei più diversi uomini, regimi e paesi. « E' la persona che conta Da buon inglese, empirista e conservatore, educato a Oxford all'inizio del secolo,' il Kelly non si lascia attrarre da nessun miraggio di affermazioni universali e assolute; vuole solamente Invece offrire al lettore alcune impressioni d'ordine generale, da lui messe alla prova, con grande soddisfazione personale, sotto i più differenti cieli. Non esiste quindi, per il Kelly, una filosofia della storia, una formula comprensibile per ridurre a unità l'infinita varietà degli avvenimenti umani: le forze economiche, le caratteristiche geografiche, climatiche e razziali, tutte hanno la loro importanza, cosi come la potenza delle idee, l'intervento del mero caso, l'influenza del fattore puramente personale. E* su quest'ultimo che egli ha concentrato tutta la sua attenzione, convinto, secondo il detto spagnuolo di cui spesso si complace, che < es la persona que cuenta>. Simpatie o antipatie personali, condizioni di salute, vanità, pregiudizi, persino la mancanza di tempo per un'adeguata considerazione, ecco che cosa spesso decide di importanti problemi. Concezione che certo farebbe arricciare il naso a più d'un credente nel «significato della storia>, ma che, intesa nei giusti limiti, può ben riuscire un utile correttivo di troppe ardite e fantasiose costruzioni speculative alla Spengler o alla Toynbee. Se, dunque, è ancora sempre 1! fattore personale quello che conta, allora la vecchia diplomazia, l'arte classica-di maneg. giare gli uomini non è morta < Il mio servizio — dice sir David — si è svolto in un'epoca di transizione, durante la quale gli ' elementi componenti la classe governante di ogni pae se sono cambiati con diversi gradi di rapidità; ma i doveri e le qualificazioni del diplomatico rimangono fondamentalmente gli stessi >. Agli avisto oratici e alle Corti di meno di mezzo secolo fa si sono sosti tuiti qui un gruppo di politici professionisti, lì un'oligarchia finanziaria o industriale, altrove del burocrati o dei sindacalisti. Ma il risultato è sempre 10 stesso: un'esigua minoranza detiene il potere effettivo ed è a questo che il diplomatico deve rivolgere la propria atten> zione. Fatica e tempo sprecati pertanto quelli che il diplomatico impiegasse nella ricerca di con tatti con «l'uomo della strada >; molto più proficuo invece coltivare buone relazioni con le persone importanti del gruppo dirigente, siano ai governo o all'opposizione. Solo così, del resto, il diplomatico adempirà ad una parte essenziale del suo triplice dovere professionale presentare e difendere la posizione del proprio governo, con la stessa spassionatezza con la quale l'avvocato difende il cliente; cercare di influenzar'' nell'interesse del suo paese 1 gruppo sociale, qualunque sia. che costituisca al momento la classe effettivamente governante 11 paese presso il quale è accreditato; tenere informato il proprio governo sia sulle personalità, sia sulla tendenza generale e sul prevedibile corso degli eventi nel paese dove ei trova. Il bonario Stalin Per svolgere bene la sue missione, così delineata, non è affatto detto che il diplomatico d'oggi debba essere provviste di specifiche competenze si quelle che attualmente sono le attività dominanti. E' un errore anzi, secondo il Kelly, ere dere che un banchiere o un industriale siano oggi particolarmente qualificati per ricoprire posti diplomatici; la diplomazia, infatti, è già di pei se stessa un mestiere altamente specializzato, che pretende una sua peculiare preparazio ne. Le qualificazioni che si ri chiedono all'odierno diplomati co sono quelle di sempre: buon senso, conoscenza della storia, adattabilità ai diversi costumi nazionali, ai vari gruppi sociali e ai differenti temperamenti Individuali. In poche parole: gusto per lo studio dell'uomo. Non dell'uomo in astratto, ma del singolo concreto individuo; purché questi, inutile soggiungerlo, appartenga alla mino ranza dirigente. Con questa semplice , ricetta, restaurando 11 valore del rapporto da uomo a uomo, coj. 'abilmente misconosciuto nell'era delle macchi ne e delle masse, 11 Kelly ritte ne di fornire la chiave d'oro al perfetto diplomatico. Non si può negare, scorren dvsfinmttdntEsivnstIvd11ttsppsrdcprdrgaslsvqzdldcmtnvtsepldfmsavp do quéste dilettose e istruttive memorie, che egli l'abbia saputa usare col miglior profitto. Le sue pagine formicolano di personaggi, minori, medi, maggiori e massimi, tutti colti in qualche loro tratto caratteristico, non meramente aneddotico però, ma anzi di illuminante valore per chi voglia Intendere tanta storia recente. Ecco Nahas pascià, con la sua sconfinata vanità, che lo mette in gara di popolarità col giovinetto re Faruk e gliene aliena per sempre l'animo; gelosia sulla quale è pronto subito a speculare l'ambizioso e Intelligente Ali Maher, che diviene così il genio dominante di Palazzo Reale. Ecco Perón. 11 brillante improvvisatore, dotato però di acuto senso politico e dì grande fascino personale; l'uomo che, avendo capito la costante aspirazione del popolo minuto d'Argentina verso il Caudillo, riuscì a giuocare abilmente sia 1 politicanti di mestiere che si gingillavano con futili chiacchiere, sia il presuntuoso ambasciatore americano, che si credeva eletto dalla Provvidenza divina per rovesciare il nuovo regime argentino. L'elenco potrebbe continuare a lungo; chiudiamolo col personaggio più importante, Stalin, l'onnipotente dittatore che sapeva recitare, allorché voleva, il ruolo del bonario. Come quando ricevette Kelly, avanzando verso di lui, inchinandosi leggermente, stendendogli la mano e presentandosi modestamente: « Stalin >. Kelly certo non farebbe onore al suo modello di diplomatico se, sotto queste cortesi apparenze, non avesse saputo scorgere la vera realtà della Russia sovietica. Si leggano le cento scarse pagine che egli vi dediga; e si avrà uno dei quadri più precisi, densi e informati che si posseggano oggi in Occidente sul mondo sovietico. L'autore della lucidissima, antiveggente analisi sul successore di Stalin ami pure pre sentarsi come un osservatore staccato e un po' scettico delle eterne vicende che agitano que sto mondo; non potrà però Impedirci di scoprire, dietro la sua flemmatica svagatezza, l'impegno di una ricerca profondamente seria. Ferdinando Vegas

Persone citate: David Kelly, Faruk, Maher, Nahas, Spengler, Stalin, Toynbee

Luoghi citati: Argentina, Londra, Mosca, Oxford, Russia, Turchia