Il campo e la casa di Giulio Caprin

Il campo e la casa Il campo e la casa In un popolo còme il nostro, sempre deluso e sempre illuditele, le- promesse elettorali per il futuro contano più che i fatti compiuti nel passato. Che l'Italia del 1953 sia, in confronto di quella del 1948, nell'insieme, restaurata, è un fatto palese per chi ha la memoria visiva e legge, sia pure con prudenziale diffidenza, nelle statistiche. Ma la massa elettorale — quella massa fluttuante fra i grossi partiti e le loro organizzate ideologie, che . deciderà le elezioni — ciò che può essere stato fatto di utile alla comunità non lo vede. Magari non lo nega, ma lo accetta come un dono della Provvidenza aiutata dalla naturale forza di recupero della brava gente italica. La quale, proverbialmente, al Governo attribuisce la cattiva pioggia, mai quel po' di buon tempo venuto dopo il ciclone. Tuttavia, rivolgendosi a elettori supposti tutti capaci di confronti e ragionamenti, il Governo passato che, attraverso l'alleanza della Democrazia Cristiana con gli altri tre minori partiti democratici, chiede di essere reinvestito, enumera i suoi meriti di riformatore. L'accusa pregiudiziale e fon> damentale che la opposizione socialcomunista muove al Governo De Gasperi è di non aver fatto le riforme implicite nel programma costituzionale. Riforme, di-struttura: si sa che cosa vuol dire questa parola nel linguaggio comunista: il passaggio progressivo dello Stato democratico occidentale allo Stato totalitario di tipo orientale. Ma la parola riforma, in quanto significhi correzione di mali esistenti e miglioramento economico e sociale della comunità, non può trovare resistenze palesi. Uno Stato degno della sua funzione è un organo di riforme continue. Ora il Governo e il parti to dell'on. De Gasperi può effettivamente dire di avere precisata e avviata una ri forma che, senza essere di struttura, è una grossa ri' forma: quella agraria. Non è la riforma suggerita dal comunismo: la terra espro priata e, in un primo tem po, lasciata ai contadini, quindi- statizzata e i conta' dini ridotti a salariati agricoli dello Stato. E' una ri forma che. non sovverte le classi sociali, sopprimendone prima l'una e poi l'altra; ma una riforma bonificatrice delle zone d'Italia, dove il latifondo sterilizzava la terra e la popolazione rurale. E' la riforma terriera connessa a tutto l'insieme di opere con cui l'Italia in' tende sollevare la sua zona depressa, il Mezzogiorno. E' stato osservato che, per ottenere un effetto pratico, l'aumento della produzione agricola, non una riforma agraria era opportuna, in Italia, ma diverse riforme adatte alle diverse regiani, differenti di sviluppo agricolo e sociale: in tutte le parti, dove prevale la mezzadria, il lavoratore è già consocio del proprietario. Nell'Italia settentrionale e centrale la riforma bo nificatrice era già stata fatta da agricoltori capaci e tenaci. Qui bastava che lo Stato intervenisse nella bo nifica vera e propria, dove l'azione locale non bastasse. Qui il latifondo — vasta zona di terra abbandonata — non esiste. Esistono invece alquante grandi proprietà che, appunto perchè sono grandi e industrializzate, producono più e meglio che se fossero frazionate. Ma la riforma agraria democristia' na, essendo anche politica e mirando a costituire -una classe di piccoli coltivatori diretti affezionati al partito, si è fatta sentire, fuori del Mezzogiorno come scorporo di alcune grandi proprietà, anche lodevolmente coltivate. Non c'è da piangere se qualche proprietario di cen to poderi he ha dovuto ce dere dieci. Ma, elettoralmente, lo scontento dei vecchi proprietari colpiti, non i compensato dalla contentez za dei nuovi piccoli semiproprietari, che per ora, na turalmente, non sentono il beneficio. La propaganda comunista mostra loro la precarietà della loro situa' zione. I loro voti andranno ■u per giù dove andavano prima. Viceversa l'irritazio ne dei proprietari scorporati, o tementi lo scorporo elettoralmente si sfoga so: stenendo i movimenti di destra, non escluso il M.S.I. Il calcolo conservatore dovrebbe ricordarsi quanto è costato anche ai conservatori imsfipsrecpcsopndnotrtnsssvprPtgSivmzspcsrocrnngsnartprtsmiadsmS il fascismo. Ma il risentimento sposta voti. Dove invece l'on. De Gasperi può contare sul beneficio dei fatti compiuti, che parlano da sè, è nella ricostruzione delle case popolari, secondo il piano Fanfara e sistemi consimili. Le case ci sono e la gente ci crede, perchè è entrata ad abitarci. La propaganda comunista ha cercato di sviare gli operai dal mettersi in lista per avere l'alloggio. Oggi, nei suoi manifesti elettorali, deve promettere che di case ne costruirebbe anche di più. Ho visto alcune famiglie operaie o artigiane veramente, soddisfatte di avere le loro, case. Sono certo che le terra.. , pulite: i comodi necessari li hanno. E' un segno sicuro di civiltà che sale di grado, quando al bisogno del nutrimento e del vestito si aggiunge il compiacimento della casa decorosa. L'Italia è uno strano Paese in cui stride il contrasto fra l'abitazione magnifica e il rifugio sordido. Specialmente in alcune città italiane gli stranieri rimproverano quella sordidezza come un'animalesca indifferenza alla casa decente. Altri se ne compiace per via del pittoresco. E' un pittoresco che ci umilia. Se è esatto che i vani costruiti, direttamente o indirettamente dallo Stato, sono oltre quattro milioni, i calcolatori elettorali potrebbero mettere più di un milione di voti acquisiti al Governo e ai partiti suoi alleati. quali dovrebbero impegnarsi a continuare a costruire case, case. Allora il nuovo Ministero potrà anche affrontare la sgradevole operazione dello sblocco dei fitti. Di questo nessuno ha parlato, in nessun senso, durante questa campagna elettorale: può essere un buon segno. Giulio Caprin

Persone citate: De Gasperi

Luoghi citati: Italia