Due Cupi in difficoltà di Ferdinando Vegas

Due Cupi in difficoltà Due Cupi in difficoltà E' bastato un editoriale della Pravda di tono corretto e misurato, ma di contenuto sostanzialmente negativo, perchè un'oscura nube di pessimismo venisse ad offuscare l'atmosfera di euforico ottimismo che la politica sovietica della distensione aveva determinato nel mondo occidentale. Non si vuol certo negare che l'irrigidimento di Mosca costituisca una sgradita sorpresa per quanti, specie dopo il discorso di Churchill, si illudevano che ormai il dialogo fra Oriente e Occidente fosse avviato su scorrevoli binari. Il crollo di una speranza così ingenua non autorizza però, a nostro parere, il passaggio repentino alla posizione opposta, quella della scorata delusione. Tanto avventata era stata prima l'ondata di ottimismo, altrettanto ingiustificato è ora il riflusso di pessimismo. A ben considerare, anzi, l'articolo della Pravda offre, nonostante l'apparenza sconfortante, un valido spunto positivo. Esso infatti ha, se non altro, il merito non piccolo di precisare con grande chiarezza e fermezza la posizione del Governo sovietico. A parte il rifiutò opposto al suggerimento Churchill d'una nuova Locamo (proposta invero assai discutibile), due sono i punti fondamentali sui quali i russi si mostrano in posizione nettamente antitetica a quella occidentale: la richiesta americana che essi forniscano in via preliminare prove concrete della propria buona volontà e la conferenza delle Bermude fra i tre Grandi dell'Occidente. Quanto al primo, Mosca ha significato a tutte lettere che essa non intende sottoporsi ad alcun periodò di prova; e ha, subito dopo, sottolineato questa sua decisióne nella maniera più energica, respingendo l'invito a cooperare alla confusione del trattato di pace con l'Austria, che era proprio una delle prove più ardentemente desiderate da Washington. Non per ciò si possono accusare i dirigenti moscoviti di deliberato ostruzionismo alla politica pacifistica da essi medesimi iniziata. Bisogna infatti comprendere la loro situazione interna, che non è certo la più facile. Sia Malenkoff o chiunque altro a perseguire un indirizzo distensivo, è chiaro che difficilmente può sfuggire all'accusa di eccessiva arrendevolezza verso l'Occidente, da parte della corrente avversa dei «duri» se, almeno sulle questioni decisive, non si dimostra risoluto a non cedere ad alcun prezzo. Il presidente Eisenhower, d'altro canto, si trova in una situazione non molto diffe rente. Premuto da correnti intransigenti, che non sono affatto disposte a far credi to alla nuova tattica di Mo sca se questa non offre dei piani consistenti, neppure egli può mostrarsi troppo proclive a concessioni. L'alta e indiscussa posizione mo rale di cui Eisenhower fruiva al momento dell'elezione, si è venuta insensibilmente indebolendo, a causa dell'in certezza dimostrata dalla sua amministrazione nei primi mesi di funzionamento. Per voler essere troppo « co stituzionale », egli ha finito con lo squilibrare, a vantaggio del Congresso, il complesso e delicato meccanismo costituzionale americano. La fermezza verso la Russia è dunque la condizione indispensabile perchè il Presidente possa riprendere saldamente in mano il timone dello Stato. Ma la fermezza che vasti settori dell'opinione pubbli ca americana chiedono ad EL senhower è quella del mora lismo legalistico, tanto de precato dal Kennan come il difetto fondamentale di impostazione della politica estera americana. Se il comunismo sovietico è il male, dicono in sostanza i morali sti di Washington, esso deve emendarsi e darne le prove; se gli Stati Uniti vogliono veramente trattare, sostengono invece i realisti di Mosca, vengano dunque a discussione sulle basi di forza attualmente esistenti. A conciliare le opposte posizioni si è provato Churchill, il quale concorda nei fini ultimi con gli americani, ma non è alieno dal dar ragione ai russi quanto ai mezzi idonei a raggiungere l'accordo. Con un grossolano fraintendimento dell'atteggiamento del Premier inglese, i sovietici hanno creduto di poter approfittare di un mo mento di tensione nei rap- Eorti tra Gran Bretagna e tati Uniti per insinuare un cuneo fra i due Paesi. Per severando nell'errore, hanno ritenuto poi di sfruttare ai propri fini l'insoddisfazione europea verso le più recenti manifestazioni della politica estera americana. A coronamento della politica di fomentare le divergenze fra gli alleati al di là e al di qua dell'Atlantico, hanno infine preteso che la conferenza delle Bermude rappresenti una sleale intesa preventiva alle spalle e alle spese della Russia. Su questo punto, ne stiano sicuri i dirigenti del Cremlino, essi si sbagliano profondamente; la loro manovra in proposito anzi è destinata a sortire l'effetto opposto a quello voluto. L'incontro delle Bermude servirà infatti proprio a questo : a realizzare un compatto fronte unito fra gli alleati occidentali. Nessuna intenzione ostile ai russi lo animerà, dato che esso altro non sarà se non una di quelle consultazioni normali fra alleati in vista di impegnative trattative con una terza potenza. Solo in tal modo saranno poste anche da parte occidentale quelle condizioni di sicurezza e di fermezza che la Pravda avanza come indispensabili premesse da parte russa. Su questa solida base e sul presupposto del comune desiderio di raggiungere un onorevole accordo di pacifica convivenza, l'incontro a mezza strada fra Oriente e Occidente non dovrebbe quindi risultare cosa impossibile. Ferdinando Vegas (lllllliiiililllilllllliilllllllllllllflllllllllllllllllll

Persone citate: Churchill, Eisenhower, Kennan

Luoghi citati: Austria, Gran Bretagna, Mosca, Russia, Stati Uniti, Washington