Passano i forestieri per la bella Firenze di Giulio Caprin
Passano i forestieri per la bella Firenze Passano i forestieri per la bella Firenze (Nostro servizio particolare) Firenze, maggio. Passavano tutti per Inglesi i forestieri che, al principio dell'Ottocento, venivano a Firenze, e qualche volta ci si fermavano per tutta la vita. Un giorno il fattorino delle < Quattro Nazioni >, — il grande albergo di allora — annunciò: — Sono arrivati cinque inglesi: due sono francesi, due germanesi e un polonese —. Tutti, era sottinteso, avevano l'aria di aver la borsa fornita. Oggi il grande passo del forestieri a Firenze è tra aprile e giugno. Se non ci possono essere, per note ragioni, dei « polonesi >, gli altri sono di ben più che quattro nazioni. Molti americani, naturalmente, ma i più europei: non pochi scandinavi, tedeschi occidentali e austriaci. Nell'insieme figure assai diverse dal forestieri distintissimi che la Firenze granducale riceveva ir famiglia e tratteneva a lungo. Assai più numerosi, ma tutti di passaggio e, in generale, di borsa molto più leggera. Anche quelli che vengono per il c Maggio fiorentino », a sentire qualche musica rara, opere cosi dimenticate da riuscire nuove e novissime che non vorrebbero essere dimenticate: tutte esecuzioni preziose. A riempire la stagione teatrale, musicata e danzata, basterebbero, con i fiorentini, i musicofili convenuti da altre parti d'Italia, che sono, nel calcolo turistico, i più splendidi. Il mese di maggio fiorentino, fatto di musiche, di azalee in vaso per le piazze, di rose in tutti i giardini, e dall'antica perpetua bellezza della città, non è solo per questi eletti. E' stagione di bellezza per genti di tutti i paesi, e di tutte le condizioni, che girano per la città, che il Foscolo aveva definito elegante, anche nelle vesti pellegrine con cui sono arrivati: delle robuste ragazze, probabilmente della montagna austriaca, chiedono di deporre ali.- .uardaroba degli Uffizi il sacco da montagna di cui sono affardellate. La Illustre galleria vede sfilare gruppi compatti — il turismo d'oggi è quasi tutto gregario — per le sue sale riordinate e in buona luce, fermarsi davanti al capilavori insegnati dalle guide. Non è facile immaginare quello che ne può restare in tanti ocehl, che non tutti hanno Imparato, sul libro di Matteo Marangoni, a < saper vedere >. Ma e' era, l'altro giorno, fra tanti volti chiari di nordici, un pallido giovane giapponese, attardato a contemplare la Primavera del Botticella Nel Botticella fiorentino del Quattrocento che vide la bellezza e la malinconia del mondo eoa occhi tutti suoi, c'è una grazia lineare in cui l'arte giapponese può sentire un'affinità stilistica. E poi, se oggi il turismo, come fatto economico, va organizzato sul numero — le città preferite saranno quelle che, anche al forestiero meno agiato, offriranno qualche agio materiale, e a nessuno serbano, al momento della partenza, imbarazzanti sorprese — è sempre la qualità che mantiene 11 prestigio singolare di Firenze. Città d'incontri, come si dice anche in politica, ad alto livello: comunicazioni di coltura e di spirito. Il Sindaco cristiano, Giorgio La Pira, vede la città, che di lui siciliano ha fatto il primo cittadino di Firenze, come centro focale della civiltà umana, occidentale e cristiana. Non è qui che, un momento, nel primo Quattrocento, riuscì quel miracolo lo di pace che fu l'unificazione della Chiesa cristiana latina on quella greca orientale — m <*colo di breve durata, ma avveratosi —? Senza la speranza di pacificare oggi lo Occidente con l'Oriente, ma con la volontà di saldare spiritualmente la pace del mondo o icidentale, anche questo anno il Sindaco di Firenze indice la fine di giugno un secondo convegno di liberi rappresentanti di tutte le nazioni — l'anno scorso he furono presentì più di trenta — per la Pace e la civiltà cristiana. Tema: preghiera e poesia. Intanto, come già nel maggio dell'anno passato, un giorno internazioaale del Maggio Fiorentino è dedicato a evocare insigni ospiti del passato, che ebbero cara Firenze come soggiorno e anche ne trassero ispirazione. In pratica s'è trat¬ tato di murare alcune lapldette, con iscrizioni concise, sopra le case di Firenze dove alloggiarono, nel. Cinquecento, Montaigne, nel Seicento Milton, e, nel 1898, il delicato poeta austriaco Rainer Maria Rilke. Così il maggio scorso furono segnate le case dove avevano abitato Lamartlne e Dostojevskji (poco importa se questi sia passato anche da Firenze, senza badarci), e poi, fu messa una targa collettiva per il gruppo misto, inglese americano e tedesco che villeggiò a Bellosguardo — il colle delle Grazie foscoliane. Quest'anno invece la lapide collettiva è toccata al gruppo, prevalentemente inglese, che alloggiò sotto la collina di Settignano. Montaigne a Firenze passò per un albergo di cui è stata identificata la posizione. Ma Giovanni Milton si fermò due anni in una casa fiorentina di via del Giglio, e cercò la compagnia di letterati fiorentini: effettivamente, come dice l'iscrizione, <qui trovò l'Italia dei classici >. Il poeta inglese ebbe l'anima divisa fra il richiamo all'antica bellezza pagana e la sua coscienza di cristiano puritano. L'Italia, dove 11 paganesimo si era conciliato con- il cattolicesimo, era necessaria, con la classicità latina e per quella recente del Tasso, per dare alla letteratura inglese il suo poema epico, che sarà il < Paradiso perduto » di Milton. Da Firenze Milton, oltre che qualche paragone per il «Paradiso perduto >, riportò una definizione di Firenze più arguta che elogiativa: un paradiso abitato da diavoli. Non fu lui a inventarla per dispetto: se la erano data, critici crudi anche di se Siess., i fiorentini. La si legge già, quasi un secolo prima, nella « Strega >, commedia di Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca, fiorentino. Se, anche per via di Milton, è passata in proverbio, è uno di quei proverbi pessimisti che hanno l'antidoto in altrettanti proverbi ottimisti. Un altro proverbio sull'Italia, allora ripetuto in Inghilterra, diceva: Inglese italianato, diavolo incarnato. Milton fu un poeta inglese italianato a Firenze, tutt'altro che diabolico. Giulio Caprin
Persone citate: Anton Francesco Grazzini, Firenze Milton, Foscolo, Giorgio La Pira, Giovanni Milton, Rainer Maria
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