Polemica Togliatti-Vaticano sulla "pace religiosa,, con l'URSS

Polemica Togliatti-Vaticano sulla "pace religiosa,, con l'URSS Polemica Togliatti-Vaticanosulla "pace religiosa,, con l'URSS Il discorso del leader del PCI a Padova su una "richiesta di trattative,, di un deputato d. c. - 3Iessa a punto dell'* Osservatore Romano»: "Fu un colloquio vago e generico, da non poter dar luogo ad una conclusione,, - Echi e commenti negli ambienti romani Roma, 18 maggio. I comizi elettorali tenuti nella giornata domenicale di ieri sono stati calcolati a quindicimila. Una cifra impressionante, destinata, tuttavia, ad essere ancora superata nelle prossime due domeniche, le ultime che precedono il traguardo della campagna elettorale fissato, come si sa, alla mezzanotte del 5 giugno. Il discorso di Padova Di questo fiume di parole che ieri ha dilagato nelle città, e nei paesi di tutta Italia, solo quelle di alcuni leaders politici, come di consueto, si impongono all'attenzione: E tra esse, indubbiamente, sono da annoverare una parte di quelle dell'on. Togliatti a Padova. Egli, difatti, ha rivelato un episodio politico assai curioso del quale, finora, non si ora avuta notizia. Lo riferiamo con le stesse parole del leader del P.C.I. «All'inizio del 1951 la situazione era tesa in Italia e nel mondo, perchè la guerra in Corea durava da sei mesi. Si presentò ad un nostro senatore un deputato democristiano che oggi non fa più parte della Camera, perchè è divenuto sindaco di una grande città. Egli fece questo discorso: "Vi faccio sapere che i gruppi più estremisti del Vaticano sono battuti. C'è speranza che anche nel Vaticano si affermino delle correnti che abbandonino la politica di appoggio alle iniziative americane. Voi potete aiutarci ", disse ancora quel deputato d. e, aggiungendo di parlare a nome di eminenti personalità vaticane. " Cercate — ci disse — a traverso la vostra mediazione di vedere se è possibile aprire con l'URSS e le democrazie popolari trattative per la questione religiosa,,. « Restammo sorpresi e spiegammo che una simile proposta avrebbe dovuto essere avanzata a traverso le vie diplomatiche. Il deputato demo cristiano — sono sempre pa IIMIIIIIlMIIlMIIIiririllllllIIIMMIIMIIlMMIMIlllIll role di Togliatti — insistette ricordando che, in quel momento, ero a Mosca per curarmi da una grave malattia e che avrei dovuto interessarmi alla cosa. La questione era delicata, ma si trattava della pace e io ne parlai — voi lo immaginate — con chi ne dovevo parlare. La risposta fu chiara: nell'interesse della pace, se questo serve ad agevolare una distensione internazionale, siamo disposti a tutti i contatti ed a tutti gli accordi. Quando, però, noi demmo al deputato democristiano questa risposta positiva, ci si disse: le cose sono cambiate, le speranze rhe il Vaticano mutasse politica sono finite >. Fin qui Togliatti. Non appena, dalle edizioni del giornale del suo partito si è conosciuto il testo di questa parte del suo discorso elettorale ci si è subito chiesto chi fosse il deputato democristiano non nominato. E' stata una impresa facile, giacché 1 deputati del partito di maggioranza che hanno dovuto rinunciare al mandato parlamentare per dedicarsi esclusivamente all'amministrazione della città di cui sono stati eletti sindaci, sono solo due: Pertusio a Genova e La Pira a Firenze. Conoscendo le tendenze politiche dei due, si è pensato immediatamente a quest'ultimo e, stamane, a Palazzo Vecchio, sede del Comune, sono giunte numerose chiamate telefoniche di giornalisti romani che intendevano parlare con La Pira ed udire una sua parola chiarificatrice. La risposta di un cortese funzionario era Immutabile: <I1 signor Sindaco non c'è. E' andato a Napoli, a commemorare la Rerum Novarum, ma quest'oggi dev'essere a Roma. Cercatelo costì >. Inutile dire che le ricerche non hanno avuto successo. Quando viene nella capitale, La Pira sosta in un appartamento della vecchia Roma in cui abitavano tutti 1 seguaci dell'on. Dossetti. La « Comunità del porcellino > si chiamava, per l'appunto, quella llllMIIirillllIIIirillII MIIIII1IIIIII11MI11IIIIII i comunità di laici, e ciò da un < porcellino » che troneggiava sulla tavola comune. La Pira non c'era. Occorre, comunque, ricordare che all'inizio del 1951 in realtà pare si delineasse in Vaticano una corrente, che faceva capo a mons. Montini, favorevole alla ricerca di un modus vivendi con Mosca, per le questioni religiose. Tale corrente si esprimeva, nella vita politica nazionale, a traverso i dossettiani, e cioè 1 seguaci del giovane deputato dì Reggio Emilia, poi dimessosi, tra i quali gli on.ll Fanfani, La Pira, Lazzati, Laura Bianchini, ecc. Era quella corrente dei cristiano-sociali che entrò a far parte della D. C. anche in seguito, a quanto si assicura, delle sollecitazioni di mons. Montini. In quel tempo — come si ricorderà — era stata data vita ad una intesa parlamentare della pace cui avrebbero dovuto aderire 12 deputati democristiani, qualche socialdemocratico (l'on. Giavi) ed altri parlamentari. Si pensava, cioè, alla possibilità del dialogo con Mosca. Chi ebbe ad avvicinare La Pira? Pare si tratti del sen. Eugenio Reale, ex-sottosegretario per gli Esteri ed ex-ambasclatore a Mosca e, a quell'epoca, responsabile della sezione esteri del PCI. Reale, evidentemente, si affrettò a mandare il suo bravo rapporto, a Mosca, all'on, Togliatti, il quale, evidentemente, ne parlo al Cremlino. La nota deH'«0sservatore» Stamane, ad ogni modo, in seguito alla < rivelazione >, alla Città del Vaticano c'è stato, a quanto si assicura, un po' di trambusto. Il compito di fare una precisazione al riguardo è stato affidato all'Osservatore Romano che stasera, sotto il titolo < Lo scandalo di turno >, ha pubblicato una nota nella quale si dice: <I fatti sono questi. E' -\jro che la persona Indicata parlò, durante una breve conversazione, di un suo colloquio con un senatore co- . munista circa la possibilità che egli credeva di intravvedere su questioni e situazioni di carattere religioso; non propriamente sulla pace, e in maniera ancora cosi vaga e generica da non poter dar luogo non diremo ad una conclusione, ma ad un esame qualsiasi, bensi all'invito di esporre per iscritto di che sostanzialmente si trattasse.' Rifiuto, perciò, non ci fu. Ma non se ne ebbe seguito alcuno ». L'organo vaticano annota poi, che c perchè la rivelazione al comizio elettorale di Padova potesse giustificarsi, bisognerebbe: a) che il colloquio fosse stato conclusivo; b) si fosse riferito alla pace internazionale e non semplicemente ad una distensione religiosa; c) le gerarchie vaticane fossero impegnate anche esse a sostenere la politica americana-, d) sostenessero il Governo De Gasperi. < Viceversa: a) nessuna conclusione s'ebbe allora nè poi; b) non fu in questione affatto la pace; c) le gerarchie vaticane in nessun modo sono impegnate con la politica americana, con alcuna politica americana, perchè dal 1951 senza rapporti di sorta con quello Stato, nè diretti nè indiretti, come fu detto, dichiarato, ripetuto e diciamo, dichiariamo, ripetiamo ancora». 111 [ i e 1111 [ 1111111 ; 11 : j i > 11 ) i [ 1111 < 1111111111111111111 [ 4 i 11111 Negli ambienti politici romani ci si chiede quale significato possa avere in definitiva, tutto ciò. Non è naturale che le gerarchie della Chiesa tentino con ogni mezzo di poter ristabilire contatti col clero di oltre cortina? Del resto si ricorda che il Papa, nel Natale del 1950, lanciò un radio-messaggio per la distensione e anche di recente (parlando ai rappresentanti della stampa estera a Roma, dopo il discorso di Churchill) ha dichiarato di sperare nel dialogo. C'è da sottolineare, anzi, che La Via, il settimanale che fa capo all'on. Giordani, riproduce, nel suo ultimo numero con grande rilievo questo discorso del Papa sotto il seguente titolo: <I1 Papa spera nella distensione», V. 8.