Il premio Bagutta 1953

Il premio Bagutta 1953 Il premio Bagutta 1953 I tre premiati: Leonardo Borgese, Giuseppe Longo ed Ercole Patti Gaia atmosfera conviviale - Schiera di fotografi e televisione (Nostro servizio particolare) Milano, 9 maggio. Nella consueta atmosfera conviviale che caratterizza per tradizione l'assegnazione del Premio Bagutta gli « undici » di Bagutta — che quest'anno erano in dieci perchè mancava Paolo Monelli — hanno as segnato il 17" Premio Bagutta, il «Premio Bagutta - Ope-'ra prima» e un terzo premio.Ifondato nell'ultima seduta dei j I giudici, per ricordare, se non per celebrare, 1 «25 anni di Bagutta ». Aria scapigliata La celebre trattoria milanese, che venticinque anni fa era un « buco » alla toscana, frequentato da operai, pittori e scrittori perchè vi si mangiavano strepitose bistecche alla fiorentina, e squisiti fagiolini all'olio, innaffiati col vino delle terre di Renato Fucini, era ieri sera rigurgitante di pubblico elegante. Le signore, poiché Bagutta si è alquanto mondanizzata, anche se serba tuttavia quell'aria scapigliata e clamorosa delle origini, vi sfoggiavano splendide toilettes, quasi come ad una prima della Scala. Quest'anno poi, grazie al progresso, vi è comparsa anche la televisione; e una luce abbagliante ha dilagato sul tavolo e le facce dei giudici, che non se l'aspettavano. Le schiere dei fotografi si erano disposte all'ingresso di una delle salette baguttiane, mitragliando con le loro macchine puntate gli « undici », i piatti di pastasciutta, il pollo alla galantina e il viso ormai prelatizio di Orio Vergani, che è il deus ex machina di questo premio. E appunto in onore della pastasciutta la serata si è iniziata con l'assegnazione di un premio ai due migliori articoli sulla pastasciutta; e questo premio che si intitola da alcuni anni « Premio BaguttaAgnesi » è andato a Vincenzo Talarico e al collega Dario Ortolani. I frequentatori del Teatro dei Gobbi, sanno che uno degli sketch.es più felici del loro secondo carnet de notes è dedicato ai premi letterati: amabili e interessanti caricature di un costume letterario che si è diffuso specialmente in questi ultimi anni. Era naturale che Bagutta si dovesse ricordare dei « tre » del Teatro dei Gobbi: Franca Valeri, la popolare signorina snob, e gli attori Caprioli e Bonucci. Ad essi Bagutta ha consegnato perciò tre ceramiche, invitando Franca Valeri e i suoi due compagni d'arte a brindare a Bagutta in onore dei baguttiani « assenti e presenti», come ha detto dannunzianamente Vergani Ma poiché le ceramiche, che erano tre boccali artisticamente decorati, erano pieni di sigarette e di altri piccoli doni, prima di versarvi il vino di Re- nato Fucini, sono stati vuotati e i Gobbi hanno bevuto a garganella, il Dianella baguttìano, appena qualche minuto prima che s'alzasse il loro sipario nel vicinissimo Teatro Nuovo, dove recitano. La premiazione vera e prò pria, dopo questi preliminari, ha avuto inizio con l'assegna- 'zione di « Bagutta-Opera pri Ima>; un premio che va, per j consuetudine, a un giovine scrittore alle prime armi. Que n o o o i i è i e e e e a i n i o a e - st'anno è stata fatta un'eccezione: il «Bagutta-Opera prima » è stato assegnato al collega Giuseppe Longo, già direttore di un quotidiano bolognese, ma anche scrittore ed « elzevirista > di vaglia. Il suo libro, I giorni di prima, edito dal Cappelli di Bologna, inaugura una raccolta di «elzeviri » e di racconti diretta dallo stesso Longo. Al quale gli « undici > di Bagutta hanno voluto rendere omaggio premiando il suo libro solo quest'anno, poiché — come Vergani ha ricor- n—dato-sarebbe sembrato piag-igena premiare i racconti dijLongo col Bagutta dello scorso anno, quando l'autore, noto articolista politico, dirigeva un importante quotidiano. Il Premio < Bagutta-Opera prima » a Giuseppe Longo significa poi anche la riaffermata fraternità di lavoro che lega giornalisti e scrittori nella terza pagina del giornale. Durante la discussione — mentre " -■ blico" consumava le sue (dilette in brodo » e gli « i.. «ni al ragù » — i giudici si sono ricordati che si compiono quest'anno i venticinque unni del «protopremio ». Il tesoriere di Bagutta, prof. Zibordi, ha fatto notare che era impossibile istituire un altro premio accanto a quello tradizionale: mancavano i soldi. Allora i giud.ci, anche se il pubblico non *e n'è accorto, hanno messo mano ciascuno al portafoglio e sono state raggiunte le rituali centomila lire per questo secondo premio; che, naturalmente, verrà assegnato solo ogni venticinque anni. E il premio del venticinquennio di Bagutta è andato al nostro collaboratore Ercole Patti, il quale, più commosso di Giuseppe Longo, è entrato sotto la mitraglia dei riflettori e dei fotografi, e ha ritirato l'assegno, piccolo ma significativo, dalle mani di Vergani, che ha improvvisato un patetico discorsetto d'occasione. Il nostro Patti era veramente commosso; e quando gli hanno presentato il microfono non ha potuto dir altro che d'essere molto contento. Poiché Patti ha in questo suo libro, II punto debole, edito dal Casini di Roma colto, come già in Quartieri alti, tipi e figure della high h/e romana, accanto a rievocazioni di vita catenese, ci è scappato anche un breve quanto patetico discorsetto sul preteso contrasto tra Roma e Milano: contrasto che 1 mila- nesi, con in testa gli scrittori e gli artisti di Baguua, non hanno mai sentito. Così almeno hanno dichiarato ieri sera perchè la busecca e il carciofo — ha commentato Anselmo Bucci — vanno troppo d'accordo. Valanga luminosa Ed eccoci al terzo tempo della serata: l'assegnazione del « protopremio ». L'ansia del pubblico si fa — come suol dirsi — vibrante. I fotografi devono cambiare pellicola; e cosi la macchina televisiva. Ciò consente ai giudici una discussione più serrata; e qualcuno batte il pugno sul tavolo. Sono le 21,30 circa. La valanga luminosa dei riflettori si rovescia ancora una volta addosso ai giudici, che sono già al dolce e allo champagne. Si suda come d'agosto. Vergani, anzi, ruscella di sudore. I giudici confabulano ancora più animatamente, dimenticando le forchette nel piatto. Corrono ipoco dopo le schede dei voti jsu, tavolo Vergani le raccoglie e proclama con voce ab- bastanza emozionata il vinci tore del 17° Premio Bagutta: Leonardo Borgese, col volume di racconti Pfimo amore. L'applauso è ancora più lungo e le parole del « primo giudice » rivolte al Borgese, scrittore e critico d'arte, suonano particolarmente affettuose. E' stato qui notato che i premiati sono tutti e tre siciliani; e allora un'unanime esplosione di applausi saluta da questa fumosa trattoria milanese la lontana e cara Sicilia. Finché il triplice, rituale gheregheghez — il grido dei baguttiani — corona la festa, mentre gli « undici » di Bagutta, dopo che hanno distribuito trecentomila lire, pensano che le casse ora sono vuote e' che bisognerà ben presto ricominciare con la solita colletta per i premi del prossimo anno. Ma il motto di Bagutta è pur sempre quello di cui lo fregiò Paolo Monelli venticinque anni faBagutta cavai lajiidem. g. t. r.

Luoghi citati: Bologna, Milano, Roma, Sicilia