La sposa bella

La sposa bella IL LIBRO DEL GIORNO La sposa bella Eravamo avvezzi ad incontrare, nei romanzi di Bruce Marshall, dei personaggi, laici o religiosi, tratteggiati con una sfumatura più o meno accentuata di umorismo che, pur lasciandone intatto il valore di santità o di semplice umanità con i suoi vertici e le sue cadute, li portava su un piano di lievissima fantasia, correggendone i toni spesso quasi di fiaba, o almeno di fioretto o leggenda aurea. E ci eravamo accorti che si possono trattare le più ardue questioni di teologia o di morale, — e trattarle, ben inteso, con massimo rispetto e serietà — senza salire sul pulpito, ma con sorridente arguzia in un colloquio dove vocabolario e sintassi siano adatti alla gente di oggi, quella che affolla i tram e le gradinate alle partite di calcio. Ma in questo recente romanzo La sposa bella (Longanesi) il registro è alquanto mutato; si entra decisamente in un tema tragico che, sebbene ammetta nei suoi sviluppi rapidi passaggi di tonalità e anche improvvise schiarite e accenni burleschi — perchè anche nelle circostanze più terribili la tensione può talvolta allentarsi per lasciar fuori 11 sorriso — tinge tuttavia di colore oscuro la dolorosa vicenda del reverendo, don Arturo Carrera y Granjk. Non che il piccolo prete spagnolo sia sostanzialmente diverso dai suoi confratelli scozzesi o francesi che negli altri romanzi di Marshall affrontano sorridendo la difficile impresa di persuadere il prossimo che la verità di Dio permane nonostante la stoltezza degli uomini in generale e la stessa ottusità e inadeguatezza dei suoi sacerdoti: ma il problema che egli deve affrontare è più stringente. Esige cioè una risposta immediata e inequivocabile: un sì o un no. Perchè egli è un prete sensibilissimo alle istanze sociali e assai turbato dalla necessità dì una soluzione, che non si può protrarre, alle difficoltà spirituali e pratiche in cui si dibatte] l'uomo moderno. E si trova ad un tratto obbligato ad una scelta: seguire il .nuovo verbo di fratellanza o rimanere fedele all'antico? Il racconto si svolge difatti nel momento culminante della rivoluzione rossa in una cittadina della Spagna. Nella prefazione, Marshall avverte con saggezza: «Questo romanzo urterà probabilmente due generi di lettori: quei progressisti che immaginano di essere i soli saggi e virtuosi e quei tradizionalisti che non sì rendono conto della responsabilità a cui li obbligano le tradizioni ereditate ». Il giovane prete Arturo è dunque preoccupato di cose che pare lascino del tutto indifferente il suo vescovo: se la Chiesa è una rete, perchè non prende più pesci? Perchè l'ottantacinque per cento degli operai nella loro città, che pure appartiene geograficamente alla cattolica Spagna, non va più a messa? E il buon vescovo è ancora intento a redigere un avviso da collocarsi sulla porta della cattedrale, che vieti l'ingresso alle donne non sufficientemente coperte, mentre già scoppia la rivoluzione. Il che non gli impedirà di sopportare santamente una orribile morte, insieme agli altri preti, rozzi e l ' superficiali, della sua diocesi.IMa Arturo si sente ormai po ] tentemente attirato dal comunismo; deciso quindi a passare dall'altra parte. Perseguitato nella sua qualità di prete, riesce a stento a scampare alla morte grazie all'aiuto dì due prostitute, una delle quali trasfigurerà in fulgido amore la timida devozione iniziale; e sì conquista poi la fiducia di un capo comunista che lo mette a predicare la nuova dottrina. E Arturo, che si sente ormai incapace di lottare per quella che gli pare una metafisica traballante, predica il nuovo verbo con slarcio onestissimo; ma ben l presto si accorge che la real' tà è ben diversa dalle belle parole pronunziate alla radio, e che guardare i miliziani è tale e quale come osservare 1 canonici quando cantavano i vespri. Ritornerà così, attraverso cruciali esperienze di amore e di sofferenza, superando prove fisiche e morali degne di un cavaliere del Graal, sulla sua vera strada: ma soltanto quando avrà compreso, celebrando finalmente una povera rischiosissima messa segreta, che la grazia non è possibile imbottigliarla nei laboratori e che l'Amore divino è l'unica risposta possibile ai dolori e alle richieste dell'umanità. Con questa certezza riconquistata, affronta anche la paura della tortura e della morte: per ritrovare, a guerra finita, un buon vescovo, con il rosso zucchetto nuovo di zecca, che prepara il solito avviso da affìggere sulla porta delle chiese contro lo immodesto vestire femminile, mentre uomini e donne riprendono tranquillamente ad occuparsi dei loro affari, mutati soltanto gli slogans politici e le testate dei giornali. Che resta da fare al povero piccolo prete se non buttarsi in ginocchio e pregare disperatamente per l'apatica congregazione di Cristo? Parrebbe dunque che l'ottimismo consueto di Marshall sia stato qui soffocato dalla malinconia che negli altri romanzi, pur ispirati ad una critica appassionata delle condizioni del mondo contemporaneo, era solo come un contrappunto ai chiari temi della gioia e della santità. Conclude però con la speranza di poterlo tuttavia convertire, questo povero mondo, all'unica legge veramente rivoluzionaria che è la legge dell'amore cristiano, integralmente intesa. Così il tema in minore di questo triste romanzo potrà risolversi ancora in un accordo in maggiore, in cui si compongano tutti i dissidi e tutte le amarezze. a. gr.

Persone citate: Arturo Carrera, Bruce Marshall, Del Giorno, Longanesi

Luoghi citati: Spagna