Picasso di Lionello Venturi

Picasso Picasso II giorno 5 maggio nella Galleria Naiionale d'Arte moderna a Soma sarà inaugurata una erande mostra delle pitture, delle sculture e delle ceramiche di Pablo Picasso create negli ultimi trenta anni. Al fine di avvicinare l'arte di Picasso, il suo modo di vedere, di sentire e anzi di essere, è opportuno di premettere che la sua fama è superiore a quella degli altri pur grandi pittori viventi Da quaranta anni egli è la guida del gusto moderno, seguito da una folla di artisti, avversato da altri che pure non possono fare a meno di lui. Egli ha mutato il suo stile più volte, e sempre col medesimo risultato di entusiasma re o d'irritare a-seconda dei tem peramenti individuali e degli ambienti locali. Quarantanni sono molti. Gli artisti del mondo intero non si sbagliano per un periodo di tempo così lungo. Anche gli avversari oggi riconoscono la grandezza di Picasso e si domandano inquieti che cosa farà do mani. Tra il 1905 'e il 1914 vi fu un susseguirsi di rivoluzioni pittori che, che modificarono il nostro gusto in quanta gettarono le basi di una autonomia dell'arte rispetto alla conoscenza scientifica del reale, c quindi di una indipendenza della fantasia quale per secoli non era stata concessa agli artisti. I primi a compiere Una rivoluzione, sia pure timida, furono gentilmente chiamati fauves (belve), e scelsero il colore per costruire la nuova visione. Picasso si mantenne fedele alla tradizione sino al 1907, quando all'improvviso inventò un nuovo tipo di autonomia figurativa, fondata sul disegno, sulla forma plastica, anzi che sul colore. Le possibilità del disegno sono molto più complesse di quelle del colore, quando si tratti d'inventare un nuovo tipo di figurazio ne; e poiché le rivoluzioni, in arte come in politica, preferiscono sempre gli estremi, i cubisti, sotto la guida di Picasso, misero presto a tacere i fauves. Oggi questi ult'mi interessano la storia, ma i cubisti appassionano artisti e pubblico e sono più vivi che mai. Gli ideali che presiedettero al le rivoluzioni del 1905-1914 furono vari. Pensate a Alatisse e al suo desiderio di grazia e di eie ganza, o a Braque e alla sua raffinata edonistica serenità. Picasso è il campione della verità, radicale e spietata,' utopistica, capace di distruggere la realtà pur di trovare cosa ci sia. déntro.. Egli è nello stesso tempo il bambino che distrugge il suo giocattolo per meglio capire come è fatto, « il profeta che scopre il significato d'un pubblico evento. La verità ad ogni costo non è comoda: anche il recente-infortunio politico per il ritratto di Stalin è dovuto al fatto ch'egli ha considerato Stalin cóme il compagno con cui bere un bicchiere, anzi che l'eroe leggendario della guerra. Ma questa è la grandezza di Picasso: appena egli si presenta, la signora Rettorica scompare inorridita, D'altra parte l'impulso rivoluzionario è sempre stato produttore di rettorica, e nessuno ha oggi un'energia sovvertitrice di forme pari a quella di Picasso. Ma egli sa amministrare a perfezione anche i. suoi impulsi rivoluzionari, con un distacco dalla passione che sorprende. Quando nel '37 i nazisti distrussero la città sacra di Guernica, lo sdegno e l'ira di Picasso furono profondamente sentiti, e le sue reazioni di uomo, di spagnolo, e di partigiano dei repubblicani confluirono nella creazione del grande quadro che fu appunto chiamato Guernica. Ma anche in questo caso la' sua espressione non ha uno scopo pratico, non è rettorica, rivela l'orrore della crudeltà umana e il parossismo della disperazione, scivi illustrare la distruzione di una città. La trasposizione è completa dal' realtà della storia alla vìsìoih. fantastica, -qualunque ne sia il parossismo, e dal fatto politico alla coscienza umana. Un altro -modo di superare l'impulso rivoluzionario è per Picasso il ritorno alle forme tradizionali, quelle della sua giovinezza ch'egli aveva usato costantemente dal 1900 al 1906. Un ritorno ebbe luogo dopo il 1917 quando compì un viaggio a Roma, Napoli c Pompei, e fu impressionato dall'arte classica, e poi sporadicamente nelle illustrazioni dei libri come le Metamorfosi di Ovidio del 1931 o la Storia Naturale di Buffon del 1942. Ivi la purezza della linea è degna dei più grandi pittori vascolari greci e la espressività di allusioni e sottintesi J inserita nella linea è forse unica nella storia. E' questo il Picasso che tutti riconoscono -e ammirano, sono questi i momenti della distensione quando l'artista confessa che non si può «inventare tutti i giorni ». E la distensione rende classiche, per così dire, anche le deformazioni cu biste, per esempio, negli anni 1921-24. Perchè anche quando dipinge o disegna secondo la tradizione, Picasso non tralascia di dipingere secondo la rivoluzione. Così che egli usa contemporaneamente due linguaggi con grave scandalo di molta gente che non ricorda come alcuni poeti abbiano scritto in più lin¬ gue, per esempio, in italiano e in francese. Per quanto attraenti sieno le creazioni di Picasso nei momenti di distensione, occorre non dimenticare la necessità dei suoi Quos ego. Senza di essi non avremmo Picasso, e tutta l'arte moderna sarebbe diversa da quella che è. Per comprendere dunque l'artista si deve tenere presente quel ritmo tutto suo dell'impulso rivoluzionario e della distensione,' che s'integrano a vicenda e confluiscono in uno stile capace di offrire ogni giorno la sorpresa della creazione e il superamento formale delle più violente passioni. * * L'uomo Picasso si nasconde dietro la sua arte. Egli non ha mai scritto la sua teoria, e ha concesso poche e brevi interviste. Si sa che è apparso un prodigio quando giovinetto partecipò ai concorsi delle Accademie di Barcellona e di Madrid e quando nei primi anni del nostro secolo il suo studio 'a Parigi divenne il ritrovo dei poeti. La scultura negra, il doganiere Rousseau, la durata che toglie realtà alla visione spaziale, l'ambizione di- un'arte che si realizzi nella matematica, sono tutti miti dell'ambiente artistico di Montmartre in quegli anni fatidici che preparano la prima guerra mondiale. Ma quei miti si ricordano ancora perchè intanto Picasso lavorava duro, e con essi o senza di essi apriva la strada all'arte moderna. Il cubismo fu un'ipotesi di lavoro, che servì a Braque e a Juan Gris per produrre alcuni capolavori, e diede modo a Picasso d'iscrivere la sua passione entrò forme severe, rigorose, vibranti di energia. Ma le ipotesi di lavoro non possono durare a lungo: bisogna cambiarle per tentare nuove avventure. E.appena sentì che la sua distensione poteva divenire troppj facile, nel 1925, diede l'avvio a uno stile neo-romantico, espressionista o surrealista, comunque lo si voglia chiamare. Bisogna ricordare il clima artistico e letterario del 1925, quando il ritorno al classicismo, alla tradizione, alla regola, divenne generale nel móndo. La volontà anticonformista di Picasso non poteva tollerare a lungo una tale situazione e profittò del primo manifesto surrealista, pubblicato nel :yi4, per u*™ mirata di bordo. Il nuovo stile che culminò con Guernica e le ossessioni della guerra durò per venti anni. Con notevole coraggio Picasso ritornò a Parigi nell'ottobre del 1940 e sino alla liberazione visse nel suo studio senza alcun compromesso con i dominatori nazisti, sfidando la loro naturale avversione per l'arte « malata » e per un nemico notorio dell'alleato Franco. Forse la fama di Picasso era troppo grande perchè i nazisti osassero fargli del male; il fatto sta ch'egli rimase a lavorare nel suo studio, continuando a dipingere in un modo che è l'eco di tutte le crudeltà e le miserie che il mondo allora sofferse. Poi la tragedia si attenuò anche nel ricordo, e dal 1948 in poi la vita familiare è diventata il motivo essenziale dell'arte di Picasso,-fatta eccezione per i due grandi pannelli della Face e della Guerra destinati ad una cappella abbandonata di Vallauris. La superiorità della Pace ci avverte che il motivo idillico-è oggi il preferito, e i ritratti dei suoi bambini ci rivelano tesori di tenerezza insospettati e una felicità creatrice sempre rinnoyantesi. Così che questi cenni possono finire con- la piena fiducia in ciò che ' Picasso farà domani. Lionello Venturi aiiuiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiuuiiitiiiiHiiiiimii

Luoghi citati: Barcellona, Guernica, Madrid, Napoli, Parigi, Pompei, Roma