Albani a 40 di media vince il Giro del Piemonte

Albani a 40 di media vince il Giro del Piemonte In una tumultuosa volata di clnquantasei corridori Albani a 40 di media vince il Giro del Piemonte Una pattuglia di ottantanove uomini lanciati all'impazzata per 250 chilometri. Percorso a « mangia e bevi » come dicono i corridori o a saliscendi, come dicono gli altri. Fughe su fughe, la più lunga delle quali è durata venti minuti. Un finale rovente, un arrivo sulla pista del Velodromo di cinquantasei concorrenti. Lavorar di mani nella volata tumultuosa: 1. Albani; 2. Maggini; 3. Milano. A conti fatti, media oraria di 40 chilometri mantenuta per 6 ore e 14 minuti. La cronaca è un affar serio, un lavorare con il singhiozzo, fin dal princìpio, con tanti ragazzi che s'incaricano di mandar la lancetta della nostra macchina ad oscillare verso cifre impressionanti. Lo squillo iniziale lo dà Gaggero, cui presto si unisce una maglia dell'Arbos. L'abitudine, dopo quanto è accaduto nella Bernocchi, sussurra un nome, Volpi. Niente di vero però, non è il solito «vecchietto» di turno, si tratta invece di Moresco. Il gruppo, aprendosi e chiudendosi a fisarmonica in rabbiose sgroppate riassorbe la coppia e manda a far da battistrada con un vantaggio di cento metri Maggini, Sei vaticp ed Assirelli. Cosa di poco conto. Li prendono su bito. E se ne va Bartalini, un dilettante che per l'occasione fa il salto nei ranghi degli indipendenti, vestendo la maglia della Frejus. Fuoco di paglia. Scattano Gervasoni, ancora Gaggero, attivissimo, Bartalini è raggiunto e staccato. Ai due di testa si aggiunge Vittorio Rossello.ed il trio dà idea di prendere le faccende sul serio. Pigiano sui pedali come disperati, ma il loro sogno dura nel complesso una ventina di minuti. A Val Cerrina (e son 52 Km. da Torino) si passa all'insegna dei «tutti insieme». Ma lo stare in compagnia non è lo slogan della giornata e tentano il miracolo, via via, Assirelli, da solo; poi Gervasoni, Chiti, Pugl e Vittorio Rossello; poi ancora Colombo; quindi Gervasoni e Vasco Baroni; e in seguilo Massocco, NiccoChiti, Pugi e Vittorio Rossello, Pedroni, Faccioli e Vasco Baroni; ed infine Giaccherò, Pettinati, Crespi e Drei. Il grosso ha dei guizzi che, da lontano, pare un'anguilla. Ma nessuno ha vita facile; ne quelli che, avanti, dan l'anima per mantenere un vantaggio che sfuma sempre come se lo mangiasse il destino; nò quelli che, dietro, agitano la battaglia per riportarsi, di volta in volta, sui fuggitivi. Sono le 11 e mezzo e si passa per Alessandria. Su uno strappo, Defilippis mette il naso alla finestra, dando il là ad un'azione piuttosto animata che dura sino ad Acqui. Botta e risposta tra mezze figure, intervento arrabbiato degli assi. Proprio nella traversata di Acqui — mentre scambiamo due chiacchere con Ferrano in cura per il ginocchio ribelle — vediamo Magni ed Albani condurre un inseguimento pancia a terra, fin quando torna la pace. Pace, parola vana, specie adesso che vengono incontro le salite. Salitine non dure, ma contano sempre, creano sia pur piccole distanze nel grosso variopinto. Ce ne son due. lucila di Alice e quella di Costigliele. Sull'una prova senza successo Bartalini e passa sulla vetta Coletto seguito da Volpi, Barozzi e Molineris; sull'altra se ne va Coletto (un bel tipo neo-indipendente anche lui della covata Frejus) e tiene sino alla vetta. Lo seguono Conterno, Ciolli, Gandini e Magni. La discesa smorza le iniziative. C'è Asti, in vista, ora, e ancora Defilippis, per quanto, a stare ai si dice, non sia nelle migliori condizioni, è pronto a sgusciare dal plotone. ?i accodano Ortelli, Sartini, Bar ìolozzi, Caput e Grosso. Fanno su] serio? E come! Se ne vanno; se ne vanno ignari che sul cavalcavia che porta in città c'è un piccolo segnalatore stradale che affiora u un palmo sul terreno. La le0'gein pioggia che ha preso a-cadcrp ha cambiato l'asfalto in una i patinane ». Ed i sei arrivano; uno s'infila sul segnalatore e scivola giù di schianto; gli altri cinque gli volano addosso dolcemente come In un gioco di bimbi. Sei imprecano, cinque aspettano 11 gruppo e continuano con un'illusione di meno ed un bollo di più; uno, Defilippis, si ritira. Peccato era una fuga, dove non mancavano davvero gli uomini risoluti. C'è poco tempo, però, per rammaricarsi. Verso Cortanze, quarto d'ora di gloria per Pugi e Babini, sui saliscendi di Gallareto, cinque minuti di felicità per Conterno, Bartolozzi, Giaccherò e Coletto, Vittorio Rossello, Selvatico, Nannini, Falzoni, A forza di segnar nomi sul taccuino e di cancellarli, si attacca Moriondo, un chilometro e mezzo di rampa. Scatta Gaggero, lo precedono e lo lasciano Volpi, Magni e Albani. Il sogno sembra divenuto realtà: la corsa ha tre battistrada di classe, i più adatti per non lasciarsi acciuffare sino a Torino. Ma solo Volpi tira la danza, a passo di samba; gli altri preferiscono il tango ed il gruppo li riassorbe. Penultimo capitolo la Rezza: sono al comando Barozzi e Grosso, ma Volpi, sul finale, rompe le uova nel paniere. Parte come un dannato, va in testa, si sbatte giù in discesa a 70 all'ora Dopo la Bernocchi, il toscano non è più un cliente di poco riguardo e le sue mosse sono spiate da tanti occhi attenti. A Castiglione, un'anima pia conta per noi gli uomini del primo gruppo: sono 61 lanciati in una bagarre a perdifiato. Inventario delle ruote: centoventidue a mangiar la strada degli ultimi chilometri. La fortuna fa una smorfia a Moresco ed a /linardi, ed un tubolare della loro bicicletta rende l'anima a Dio. Qualche altro corridore non resiste al ritmo vertiginoso. Ma all'ingresso del Velodromo apuntano ugualmente ben 56 concorrenti. Volatone, spintarelle, sembra farcela Magni, poi Maggini che gira però largo perdendo tempo prezioso; Albani, intel¬ lmqsrrCap(dccpqOCpCStsar4 ligente, si tiene alla corda e mette la sua ruota avanti a quella di Luciano. Molte discussioni per le piazze d'onore, troppi giurano d'essere arrivati nulla scia del vincitore. Chissà come faranno ad aver ancora fiato per protestare do» po 250 Km. a 10 di media! Bella corsa, ad ogni modo, (iratissima sempre, con gli assi decisi, nonostante il periodo di cattive abitudini, a difendere con orgoglio la fama del proprio nome, dall'attacco irrequieto e violento dei giovani. Ottimi tra costoro Bartalini, Coletto. Ben vengano, in tempo di ricerca di sostituti per Coppi, Bartali e C. Gigi Boccacini