Il Bey ha concluso lo sciopero del sigillo
Il Bey ha concluso lo sciopero del sigillo SITUAZIONE MIGLIORATA IN TUNISIA Il Bey ha concluso lo sciopero del sigillo Appena ricevuta l'ultima energica nota francese ha approvati i primi decreti del piano di riforme (Dal nostro corrispondente) Parigi, 20 dicembre. H conflitto tunisino è in via di soluzione: i termini energici della nota trasmessa ieri sera dal Go%-erno di Parigi sono bastati a far cedere immediatamente il Bey. Alla conclusione di un colloquio durato meno di un'ora, con il ministro plenipotenziario Boisseson, funzio nario delia Residenza, il sovra no ha sigillato due dei decreti del piano di riforme che ave\a rifiutato di approvare lunedi scorso, e si è impegnato a sigillare anche gli altri. Lo sciopero del sigillo, che da due anni paralizzava l'amministrazione del protettorato, è perciò finito. Soddisfazione in Francia Al Quai d'Orsay la notizia e stata appresa con viva soddisfazione. Il gesto del Bey viene considerato come la pronta rispos a alla nota francese che, in sostanza, non chiedeva altro che questo. Negli ambienti autorizzati si aggiunge che tale gesto < costituisce un doppio successo, successo della fermezza di cui il Governo francese ha dato prova, e successo per la Tunisia stessa, dove le riforme democratiche proposte dalla Francia potranno finalmente entrare in vigore >. E' naturalmente ancora troppo presto per poter affermare che quanto è accaduto stamane segni la fine della crisi tunisina, ma, in ogni caso, è certo che ciò rappresenta una svolta molto importante nelle relazioni fra i due Paesi. • Si ricorderà che tali relazio ni avevano preso una piega sempre più allarmante dopo il fallimento delle trattative col Bey, durante il suo soggiorno a Parigi circa un anno fa. In realtà, però, era già dall'agósto 1950, ossia da quando" fu costituito il Gabinetto Chenik, che una normale amministrazione della Reggenza si era fatta praticamente impossibile. Seguendo in un primo tempo il consiglio dei suoi ministri neo-desturiani, e. poi, dopo il loro allontanamento, quello dei suoi familiari, il Bey avev,, iniziato, più o meno sistematicamente, quella forma di ostruzionismo che venne chiamato appunto lo sciopero del sigillo. E' così che si andarono accumulando, nell'inutile attesa di venire sigillati, un numero enorme di decreti amministrativi. Fra i più importanti è la convenzione della compagnia ferroviaria con il Governo tunisino, scaduta già da tre anni. li iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii i a à Naturalmente i treni aveva-ino continuato a circolare in'Tunisia, ma la mancanza diluno statuto legale e l'incertez- za sul proprio avvenire impe- ! diva alla compagnia di prov-'vedere alle spese indispensabi li per un buon funzionamento del servizio. E, come nel caso delle ferrovie, quasi tutti gli aspetti della vita tunisina risentivano di questa paralisi dovuta all'ostruzionismo del Bey. La crisi prese un aspetto ancor più acuto nel gennaio scorso, quando i ministri desturiani, davanti al rifiuto francese di accogliere le loro rivendicazioni nazionaliste, decisero di sottomettere il caso all'U.N.0. Il Residente generale fece allora arrestare il capo del Destili'. Bourguiba, e allontanò i ministri del Governo Chenik. Il Bey accettò di nominare un nuovo Presidente del Consìglio, Baccouche, ma fece sempre in modo che il suo Ministero non potesse regolarmente funzionare. Nel frattempo il Governo francese aveva preparato un piano di riforme di cui il sovrano approvò i principi, ma che poi rifiutò di Armare. La situazione sì trovava dunque a un punto morto, nonostante che mercoledì scorso l'U.N.O. avesse raccomandato alla Francia ed alla Tunisia di riprendere le trattative dirette. La nota di ieri sera è servita dun que a rimettere le cose a posto. ' Essa affermava che lo sciopero del sigillo paralizza la vita del Paese da due anni, e che l'atteggiamento del Bey, il quale fa ostruzionismo ad ogni ini.-iativa francese, costituisce una violazione del Trattato del Bardo e della Convenzione di La Marsa. La Francia si vede va perciò costretta a prendere atto di questo fatto e a trarne le dovute conseguenze, vale a dire a constatare la volontaria impotenza del sovrano protetto a compiere i suoi impegni verso la Nazione protettrice, ciò che equivaleva ad annunciargli la deposizione. Dietro le porte Appena il Bey ha avuto conoscenza della nota francese, i cui termini non potevano ormai lasciargli nessun dubbio sulla intenzioni del Governo di Parigi, si è inchinato davanti al rappresentante della Fran eia, e, senza fare nessuna obiezione, ha dato ordine che i due decreti venissero firmati e sigillati alla sua presenza. In quel momento il ministro plenipotenziario Boissesson si è reso conto di un vivo trambusto nelle stanze vicine alla sa- ucnpbdiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiii iimiiminiiiiiiiiu ila del trono, dove, evldente'mente, i tigli e le figlie del solvrano, nascosti dietro le porte, seguivano con ansia lo svolgi mento di quella scena che segnava la line dei loro intrighi. Ma Sidi Lamine ha fatto vista di non accorgersi di nulla: con voce ferma ha manifestato la sua buona volontà per la ripresa delle relazioni normali con la Francia e per la ricerca di una via di conciliazione che consenta la realizzazione delle riforme. Erano le 12,30 quando il ministro Boissesson è uscito dal palazzo di Cartagine con una grande busta gialla sotto 11 braccio: essa conteneva i due decreti muniti del sigillo del Bey. g< y uiiiiiiiiiiiiiiilliiliiiiililllilllilllilillllillliiiiiiii
Persone citate: Baccouche, Bourguiba, Sidi Lamine
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