Due massimalismi

Due massimalismi Due massimalismi L'ostruzionismo parlamentare è solo in apparenza rivolto contro la legge elettorale: lo sforzo dei partiti di estrema destra e di estrema sinistra è diretto a rompere l'intesa democratica. Il tentativo che, come dicevamo, ha il suo aspetto drammatico (un dramma, in verità un po' noioso) nell'ostruzionismo, si sviluppa in due pressioni sulle ali dello schieramento democratico: a sinistra sulla socialdemocrazia, a destra sul partito liberale; a sinistra ha quale polo di attrazione il socialismo massimalista ; a destra il partito monarchico, i Chi volesse divertirsi potrebbe osservare che il massimalismo socialista è, oramai, una forma del legittimismo di partito e che il legittimismo monarchico finisce, senza avvedersene, per cadere nel massimalismo di regime. Ma il gusto di cogliere gli epigoni di storie illustri e meno illustri ed i responsabili della catastrofe del '22 da cui discende in linea diretta la catàstrofe del '43, in fragrante equivoco ideologico, deve cedere di fronte al dovere di rilevare la tremenda responsabilità che assumeranno coloro che, in seno alla social democrazia o al partito li berale, seconderanno il giuo. co vòlto a frantumare la maggioranza, a dissolvere la intesa democratica, a to gliere responsabilità morale al Parlamento ed autorità politica al Governo. Quanto è accaduto e sta accadendo in seno alla socialdemocrazia è più che evi. dente: l'ostilità alla legge elettorale è ispirata al prò posito dichiarato di impe' dire la formazione di una maggioranza democratica in torno alla Democrazia Cri stiana. Una maggioranza ferma è considerata una premessa alla dittatura di partito. Affermazione audace quando si consideri che la maggioranza parlamenta re si costituirà non sulla ba se del premio, ma sul'voto del maggior numero degli elettori: e-che, nella formazione di questa maggioranr za di elettori, ogni voto va le esattamente un altro ( nessuno può dire quale dei due blocchi contrapposti debba vincere. La lotta per la formazione della maggio ranza sarà, dunque, una lotta aperta; non la premessa necessaria a non si sa qua le dittatura. E così pure la intesa democratica, garan tendo l'equilibrio delle forze ed assicurando il controllo' interno della maggioranza, esclude ogni dittatura parlamentare o di partito. Che cosa vogliono,, dunque, i dissidenti socialdemooratici ? Vogliono resti aperta la porta all'unità delle forze proletarie, e resa pos sibile una conversione della socialdemocrazia dal centrosinistro all'estrema sinistra Il contrario di quella « operazione Nenni » che costituisce il sogno di una notte di autunno degli opportuni sti e dei confusionari. E che cosa vogliono quei liberali che si propongono di far votare al congresso del partito una mozione, già approvata a Venezia, con la quale si chiede l'abrogazio ne dell'art. 139 della Costituzione? Forse che il par . tito liberale si dichiari monarchico ? Evidentemente no: rimuovere una pregiudiziale di un certo tipo non significa accettare una pre giudiziale d'altro tipo. In teoria almeno, il partito liberale potrebbe votare, al tempo stesso, Der l'abolizio' he dell'art. 139 e per la for ma repubblicana dello Stato Se si vuole che il partito liberale si dichiari monarchico bisogna porre netta' mente la questione del legit timismo: porre, cioè, una pregiudiziale, fare del mas' simalismo legittimista. Ma presentatori della mozione non avrebbero bisogno di far questo: potrebbero, molto più semplicemente, an darsene nel partito monar chico. Se essi manovrano in senso legittimistico è perchè si propongono due scopi pre cisi : annullare i risultati dell'unificazione e produrre, a destra, una frana dell'in tesa democratica. E' certo che, se a Firen ze verrà presentata una mo zione monarchica, ne verrà presentata altresì una deci samente repubblicana. Quale delle due prevalga il ri sul tato sarà il medesimo; la fine dell'unità del partito raggiunta sulla formula del la lealtà costituzionale. Non ci sarà più un partito liberale, ma nuclei dispersi che non avranno più funzione politica e successi elettora li : ai responsabili di un nau fragio si può, in tempi di tempesta come questi no¬ svslssvoDevmqcmdplzrldmcnv stri, offrire, al più, una tavola di salvezza. La conseguenza del massimalismo legittimista sarà la stessa del massimalismo socialista: la fine dell'intesa democratica, l'abbandono della politica di centro, l'invito alle forze progressiste o moderate a votare per la Democrazia Cristiana e per essa soltanto. Se questo « in. vito » sarà accolto i due massimalismi causeranno quel governo a partito unico, contro il quale protestano, mentre non c'è, e fanno del tutto perchè ci sia. E, peggio, se l'« invito » non sarà accolto : se la maggioranza parlamentare si dissolverà in gruppi e gruppetti contrapposti; in coalizioni di governo e coalizioni di opposizione. L'autorità dello Stato sarà indebolita e nessuno potrà impedire che, nel Paese, si determini una situazione di anarchia spontanea; una tensione insopportabile che aggraverebbe la situazione internazionale compromettendo economia e provocando il precipizio finanziario. Non illusioni e manovre massimaliste di sinistra o di destra: occorre una salda, organica politica di centro. Essa ed essa soltanto può assicurare la libertà politica, la ripresa economica e l'indipendenza nazionale. Mario Ferrara

Persone citate: Mario Ferrara, Nenni

Luoghi citati: Venezia