Confermata a Giuseppina Amiotti la condanna della corte di Vercelli

Confermata a Giuseppina Amiotti la condanna della corte di Vercelli IL VERDETTO BEI GIUDICI DI APPELLO SVI DRAMMA DI VARALLO Confermata a Giuseppina Amiotti la condanna della corte di Vercelli Un secondo colpo di scena: la difésa rinuncia ai propri motivi di appello - La drammatica reazione dell'imputata alle ultime violente accuse - Ricorso in Cassazione ancora sull'eccessività della pena Giuseppina Amiotti non riabbraccerà la sua bimba per Natale: la Corte d'Assise di Appello ha confermato la sentenza del primo giudizio celebrato a Vercelli e la giovane donna dovrà rimanere in carcere ancora 21 mesi perchè la pena Inflittale per tentato omicidio eia interamente scontata. Se nel frattempo non interverranno fatti nuovi (accettazione da parte del Supremo Collegio del ricorso presentato dal P. G. contro l'ordinanza della Corte che dichiarò inammissibile il suo appello, oppure accoglimento del ricorso inoltrato già Ieri stesso dalla difesa in punto di eccessività di perla) l'Amiotti verrà posta in libertà il 19 agosto del 1961. r Commenti del pubblico E' terminato così, in modo singolare, questo secondo processo sulla tragedia di Varallo Sesia. In modo singolare — riferiamo i commenti subito levatisi fra il pubblico che affollava l'aula —; non per la sostanza del verdetto ma perchè questo era stato determinato, in certo senso, dalla nuova linea di condotta assunta all'ultimo momento dalla difesa con uno stupefacente secondo colpo di scena. E ancor più che stupore tale improvviso mutato atteggiamento ha suscitato quasi un senso di delusione, perchè è sembrato che attenuasse quella favorevole impressione ■ che Giuseppina Amiotti aveva creato attorno alla sua persona con un comportamento lineare mantenuto inalterato durante tre anni, in sette interrogatori, nel presente come nel passato processo e che indubbiamente aveva influito sui giudici di Vercelli. Quale è stata, dunque, questa n-,ova manovra che ha suscitato tanti commenti? La rinuncia da parte del collegio di difesa dei propri motivi d'appello tranne .quello concernente la eccessività di pena. Manovra indubbiamente abile poiché ha legato le mani alla Corte ponendola nella condizione di non potere più giudicare sul dilemma uxoricidio-suicidio ed ha eliminato quindi l'eventualità — tutt'altro che improbabile, data la situazione assai delicata della causa — di un verdetto di condanna per omicidio E' stata una manovra strategica che il presidente, dopo un attimo di stupore, ha commentato con il sorriso di uno sportivo che incassi un colpo. Lo si è capito poi dalla sua risposta all'aw. Quaglia di parte civile il quale affermava ironicamente che la rinuncia era molto significativa. Ha detto infatti: cSe lei fosse stato al "posto degli avvocati Prettfre De Marchi probabilmente avrebbe agito nello stesso modo ». Ma è stata effettivamente ne gativa per la figura morale dell'imputata questa rinuncia che implicitamente significava l'ac cettazione della condanna Inflittale dalla Corte di Vercelli per tentato omicidio? L'impressione è stata tale Ber il fatto che il mutamento di sce na è stato cosi improvviso da cogliere tutti di sorpresa sì da impedire di poter subito valutare serenamente i motivi per cui la difesa lo aveva compiuto. Il pubblico ha avuto invece una reazione psicologica comprensibile perchè l'Amiotti, che fino a poche ore prima aveva gridato piangendo: < Condannatemi anche a 30 anni ma non dite che ho tentato di uccidere mio marito >, ieri sì rassegnava a questa accusa pur di poter uscire dal carcere. Reazione violenta che non poteva essere subito cancellata dalla dichiarazione dell'avvocato Pretti, il quale affermava che l'imputata era stata indotta dai suoi difensori ad accettare questa nuova 'situazione. Subito dopo il colpo di scena, avvenuto alle ore 9,- In apertura di Udienza, 11 Presidente ha interrogato l'imputata:' —■ Avete nulla da obiettare? Imp. (con un filo di voce) — Mi rimetto ài miei avvocati. Era molto più pallida del solito, ieri, l'Arnioni. Le emozioni provate . nel giorni ' precedenti l'avevano stremata e sembrava sul punto di cedere. Eppure avrebbe dovuto fare appello alle sue ultime forze perchè anche per l'ultima udienza l'accusa le aveva riservato un formidabile attacco. Patetica invocazione L'aw. Pretti ha esordito dichiarando che nessun commento dell'accusa poteva colpire la difesa poiché questa aveva dimostrato di non aver avuto il minimo timore che la causa venisse esaminata ampiamente. La rinuncia ai motivi di appello — fatta per porre fine ad una situazione dolorosa — lo costringeva ad impostare la sua arringa soltanto all'esame della eccessività della pena. Tuttavia egli, considerandola come una premessa necessaria alla dimostrazione della richiesta di accordare più ampia indulgenza all'imputata, ha dato risposta, breve ma efficace, alla requisitoria del P. G. < Requisitoria violenta e inconsueta — ha detto — sostanziata di affermazioni che non trovano conforto in nessuna delle deposizioni acquisite agli atti ». Si è dichiarato stupito che la discussione sia stata c cosi avulsa e contrastante con le testimonianze da fuorviare il giudizio dei giurati sia pure in buona fede ». Quindi ha brevemente tracciato la vita dell'imputata dal giorno in cui conobbe Aldo Buscaglia fino al fatale 18 agosto 1949. 'Tutti furono concordi a Vercelli — ha soggiunto — dalla Parte Civile al P. G. ai giudici nel definirla donna e madre esemplare ». E prima di essere sposa amorevole ed onesta, ha proseguito 11 difensore. Giuseppina Amiotti fu amica e compagna di giochi di Gian Mario, il figlio di Buscaglla e gli volle poi bene come se fosse suo figlio. Nel suo passato — ha proseguilo — non trovate una macchia ma solo bontà. L'imputata è dun¬ qvrg1ancdd2hmml que meritevole del massimo di riduzione della pena. L'Amlottl ascoltando la rievocazione del passato felice, irrimediabilmente perduto, piangeva, sommessamente. Il suo difensore è quindi passato ad illustrare il calcolo della pena. 1 -giudici di Vercelli erano partiti dalla base di 14 anni di reclusione ridotti a 8 in seguito alla concessione delle attenuanti generiche e della provocazione. Queste consentono ciascuna una diminuzione di un terzo della pena che può essere dunque ridotta — per i precedenti dell'imputata — a 6 anni 2 mesi e 20 giorni. «Ma non si tratta soltanto — ha concluso l'avvocato — d) una banale esposizione di numeri. Questi numeri sono anni, mesi giorni di galera per l'imputata per la quale sgocciolano lentamente e dolorosamente in una cella da cui ella vede un quadratino di cielo attraverso la grata. C'è proporzione fra la pena Inflitta alla Bellentani per il suo delitto e quella irrogata a questa donna che da tre anni e mezzo grida angosciata: " Come posso far comprendere al miei giudici che dico la verità, che non volevo uccidere Aldo?" e non è raggiunta dalla prova di colpevolezza? ». Riducete la pena in modo — ha concluso l'avvocato Pretti — da dare la possibilità a questa donna di tornare a casa; «mi auguro che nel prossimi giorni di Natale non vi debba giungere, signori giùdici, l'eco di un pianto sommesso di donna reclusa che dovrebbe contare le ore che cadono lente come le lagrime del tempo, le ore che la dividono dalla sua piccola Angelisa ». li Amiotti continua a piangere sommessa. Ma l'eco della chiusa patetica del difensore non s'è ancora spenta che l'avvocato Quaglia Inizia la sua veemente arringa. Si riallaccia alle ultime parole del difensore e dice: «Alla vigilia del Natale 1952 esiste una sola realtà: Giuseppina Amiotti ha gettato la maschera: ha accettato di uscire dalla gabbia con il titolo di omicida ». Padre dell'imputata: Non è vero! " Non ho mai confessato „ Quaglia: «Nessun paludamento può distruggere questa realtà sostanziale ». Queste prime battute hanno creato subito un'atmosfera di tensione e di nervosismo. Giuseppina Amiotti, come raggiunta da una mazzata, è piegata su se stessa. « Hanno fatto due colpi di scena — ha proseguito l'avvocato di parte civile. — per non subire sa pena adeguata all'omicidio I"e per impedire che questo reato venisse loro ascritto. I difensori dicono di fidare in Dio e nella Giustizia e poi si vai gono di mezzucci per sottrarre l'assassina alla giusta san zlone ». Le dure parole hanno colpito l'Imputata che ha cominciato a singhiozzare forte. Ma 1 sin ghiozzi erano coperti dalla voce tonante dell'accusatore che ha aumentato la sua violenza. Speravano anche dì togliere la parola alla parte civile — ha proseguito — ma non hanno o e potuto. E costei accettando di,uscire dalla gabbia come assassina mancata si è confes¬ o lealmente. sata assassina del marito Sconvolta l'Amiotti è balzata in piedi e si è aggrappata alle sbarre. Non è mal stata vista con un viso simile ed In preda ad una simile crisi: «Non potete dirlo! Non potete dirI lo ! » urlava. Premeva poi con "tutta la persona contro le sbarre da cui staccava le mani per attanagliarsi convulsa 11 petto. «Eccola l'attrice! Così la volevo! Guardatela! — gridava l'aw. Quaglia «Non ho mai confessato di essere un'assassina, lo capisce? ». "Contenti della condanna?,, Mentre fra il pubblico si levava un mormorio l'aw. De Marchi si avvicinava alla gabbia per calmare la donna e l'aw Pretti, balzato in piedi, protestava a sua volta: Amiotti: — Ci sarà un Dio che farà giustizia; ci ritroveremo tutti davanti a Lui! Poi, in preda ad una crisi impressionante, si è diretta, barcollante, verso la porta che dà nella camera di sicurezza. Intanto l'aw. Quaglia si avviava velocemente alla conclusione. Dichiarava infondate le asserzioni di un dissesto finanziarlo del Buscaglla e fanfaluche le asserite sue relazioni extra-coniugali. « Tenete conto di tutto ciò che è stato fatto ha concluso — per impedire che fosse bollata di omicidio. Tenetene conto anche se per ragioni procedurali non potrete scriverlo nel suo cartellino penale, per valutare la misura delle attenuanti! ». L'aw. De Marchi ha quindi replicato brevemente. Ha dichiarato che la responsabilità della limitazione della causa all'unico motivo dell'eccessività di pena era tutta dei difensori e non dell'Amlotti- e che essi erano stati mossi da un atteggiamento di umiltà di fronte ai giudici e da motivi umani e giuridici. «Abbiamo pensato che così facendo avremmo affrettato la conclusione di questa dolorosa vicenda e che "attraverso un verdetto di ridu zione di pena avremmo reallz zato la Invocazione della b;m ba dell'Arnioni che attende la sua mamma per Natale ! ». Quindi ha ricordato che al sen si dell'art. 515 del codice di procedura, in conseguenza del la rinuncia all'appello, 11 P. G. non potrà più ricorrere in Cassazione contro la sentenza e sarà cosi messa la parola fine alla vicenda giudiziaria. Que sto si voleva, ha dichiarato o o e e a o Alla domanda se avesse qualche cosa da dire l'Amiotti ha risposto un semplice '< no » H Presidente ha ripetuto la domanda. Ma l'imputata era in tale stato di prostrazione che non soltanto non aveva la forza di stare in piedi ma neppure di parlare. Mentre la Corte si ritirava, è riuscita a mormorare: «Sono innocente! lo giuro! » ma l'hanno potuta udire soltanto poche persone che erano vicine alla gabbia. Alle 12,25 la Corte, dopo mezz'ora di permanenza in camera di consiglio, è rientrata in aula ed il Presidente ha dichiarato confermata — come s'è detto • la sentenza di Vercelli. L'imputata si è ritirata subito. Mentre veniva condotta verso il cellulare ha avuto un collasso ed i carabinieri l'hanno dovuta sorreggere e portare quasi di poso. Il cortile era affollato. Le amiche dell'Amiotti piangevano e, quando 11 furgone che portava la condannata alle carceri, si è mosso verso l'uscita del Palazzo di Giustizia, vi si sono serrate intorno; con le mani hanno battuto alle pareti metalliche ed hanno gridato: «Coraggio, Plnuccla! Venturi mesi passeranno in fretta! ». Il padre dell'Amiotti si è invece avvicinato a quello del Buscaglia e adirato gli ha detto- « Slete contento ora che l'hanno condannata? ». Non ha avuto risposta. Questi ha abbassato 11 capo e si è allonta¬ nato con la folla. n. p ■ iiiiiiiiiiriiiiiitiiiiMiiiiiiiiitiitiiiiiiiii)iiriiiiriri

Luoghi citati: Varallo, Vercelli