Il successo del primo concerto

Il successo del primo concerto Il successo del primo concerto Lo "Stabat Mater,, di Rossini, "Fuòchi d'artificio,;di Strawinski e la "Haffner sinfonia,, di Mozart nell'interpretazione del M° Rossi Fra le molti), purtroppo molte, opere del grandissimo Rossini, fhc per esser meno felicemente . ìuooite, vengono di rado ricordate, è lo Stabat afater. Fu eseguito nel '34 a Torino, tornò iersera, apparve a Firenze lo acorso maggio, e chi sa quando ritornerà. Fortuna tuttavia diversa da quella di altre partiture di lui: mentre il riconoscimento delle poche pagine pregevoli nei più fiacchi melodrammi è immediato', e implica la condanna della totalità dell'opera, lo Stabat lascia Incerti fra un accoglimento benevolo, magari con riserve, e un franco ripudio. Quest'incertezza è indice d'un equivoco fondamentale sul valore di tale lavoro. Se vi dilettaste, come a me piace, anche perchè è istruttivo, a leggere ciò che ne scrissero i più competenti critici italiani, francesi e tedeschi, sùbito interessati dal nome di Rossini e dalla sua inattesa riattività, notereste che alcuni badarono soprattutto alla morfologia, alla tecnica,' alla scienza del comporre, e più o meno lodarono secondo le norme scolastiche e le convenzioni della «musica sacra»; altri volsero l'attenzione soltanto alle melodie, alla cantabllità, alla vocalità, e ne andavano in solluchero, pur ammettendo che qua e là echeggiava la maniera « teatrale »; e nessuno, o qualcuno soltanto per imprecisi accenni, si domandò se Rossini avesse, in un modo qualsiasi, liricamente cantato il dramma e le passioni delle persone vagheggiate. Perchè questo e non altro è da osservare, e questo era da attendere da lui; formidabile creatore di musicali espressioni in una gamma di caratteri, che polarmente comprende don Basilio e Guglielmo Teli. Così dicendo, restano giustamente esclusi sia la richiesta d'un che di mistico, di trascendentale, di specificamente religioso, sia il preconcetto dello « stile » da teatro o da chiesa. Teniamoci al sodo, e domandiamoci se noi dentiamo in questa opera urgere e determinarsi l'espresalone musicale del dramma d'una donna immaginata presso la croce, dalla qua. le 11 suo figlio trafitto pende; domandiamoci se il nostro spi¬ rito è esteticamente commosso, quanto, per un esempio, dalla musicale e concretata espressione del dramma di Guglielmo Teli, allorché canta: — Jemmy, pensa a tua madre... Come si vede, qui non si fa questione nè del Golgota nè della Svizzera, nè di Gesù di Gessler, nè del sacro nè del profano, ma soltanto d'arte, di fantasia, di liricità, di potenza e di realizzazione drammatica, Insomma di quell'umanità, qualunque ne sia l'aspetto, che l'arte india. E francamente, ristudio e riascolto e cerco la bellezza di questo Stabat, e mal la. sento. Non trovo il grande Rossini. Ascolto, sì, melodie orecchiabili, (quelle che tanto piacquero al parigini del '42 da indurli a interrompere con gli applausi il Pro peccatts e imporre al Tamburini la replica d'una frase!), e «pezzi di composizione », tali che niun altro avrebbe allora parimente concepiti e svolti senza essere accusato di plagio, tali da eccitare un fygace diletto, anche da attrarre. E poi? Che resta? E in ciò sarebbero ristrette l'arte, l'immaginazione, la comunicativa di Rossini? A chi sia coerente nel gusto e nei criteri il dilemma s'impone: o questo Stabat, tanto scarso di musicale determinatezza, è da considerar bello, e II barbiere di Siviglia e Guglielmo Ti li. per l'opposta ricchezza, valgono poco; o queste opere son capolavori, e lo Stabat è mediocre. Anche a Rossini parvero soverchi e inopportuni gli entusiasmi del pubblico, incapace di distinguere il magnetismo del famosi cantanti dal reale valore dell'opera, e le apologie dei giornalisti, specialmente dei francesi. E però egli raccomandò al suo editore, con una frase che 1 biografi sogliono omettere: Tdchas de ne pas trop blaguer dans les journaux sur le inerite de mon Stabat, cor II faut évlter qu'on se /... de vous et de moi. D'altra parte la cosi detta «profaniti.» dei motivi autorizzò indegne parodie, come rilevo dalle riviste di quell'anno. A Vienna e a Berlino valsee e galops, raffazzonati sulla melodie dello Stabat. freddamente accolto In concerto, ' ebbero gran successo nell'esecuzione di orchestrine nel giardini pub¬ blici. A Londra furono pasticciate Quadrllles, e stampate e danzate nei salotti. Ognuno onora o sprezza come può. Dello Btabat non bisogna nè scandolezzarsl, nè esaltarsi, ma accogliere, se mal, la conclusione d'un contemporaneo: un foli Stabat, insistendo sul carattere piacevole del componi? mento, e riferendo questo al momenti in cui il genio di Rossini era quasi assente, e la prò. duzione sonora, come quella di un vocale falsetto, non veniva dall'impegnata energia essenziale, ma fluiva facile- e adorna dalla penna magistrale. Il volenteroso osservatore dei singoli pezzi può oggi rilevare che il meglio sta In quelli corali: lo' Stabat, dove le immagini delle lacrime, del dolore, della crocefisslone, rlsuonano intime; l'Eia Mater, nei passi svelti e scanditi, mentre la voce solistica del Basso pausa e salta in modo ridicolo; In die judicii, vigoroso, denso commento deH'/n/Jammqtus; nell'accademico quartetto Quando corpus. Notevoli, quali indizi di trascuratezza, l'accentuazione sovente sbagliata delle sillabe, e la mancante corrispondenza dinamica delle frasi ver. ball e musicali, .difetti che non frequentemente si riscontrano nelle minori opere In italiano o (n francese; e non sarà stato il latinetto a turbare un tal maestro. Imperfetto, quale sembra, lo Stabat, deve essere ascoltato, come le obliate opere di un Rossini, almeno una volta da ciascuna generazione, affinchè la cultura si rinnovi, e l'esercizio della distinzione e le discussioni continuino alacri e illuminanti. E sia sempre eseguito nobilmente, austeramente, come iersera per iniziativa della R.A.I. è avvenuto, grazie alla riunione di valenti cantanti, Caterina Mancini, Ebe Stignani, Giuseppe Camperà e Sesto Bruscantini, dei cori di Milano e di Torino bene istruiti dal maestri Be nagllo e Maghinl, e dell'orche atra torinese, con l'autorevole e vivace guida del- maestro Mario Rossi, il quale diresse anche i Fuochi d'artificio di Strawinsky e la Haffner Sin fonia di Mozart. A o~nt parte e a tutti gli esecutori applausi calorosissimi. A. Della Corte

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