Giovedì fa maggioranza chiederà la chiusura della discussione

Giovedì fa maggioranza chiederà la chiusura della discussione Giovedì fa maggioranza chiederà la chiusura della discussione Una serie di emendamenti preparata dalle due estreme - Nuova tattica allo studio - Uno dei ribelli del P.S.D.I. si è già dimesso? lUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIlllllllllllllllllll Soma, 15 dicembre. Salvo improbabili novità dell'ultima ora, slamo ormai alle ultime sedute della discussione generale sulla riforma elettorale. E' confermato, infatti, che giovedì il capogruppo della maggioranza, anche a nome degli altri tre gruppi del centro democratico, chiederà la chiusura della discussione ed il passaggio all'esame dell'articolo unico di cui si compone la legge. Al momento in cui sarà avanzata la proposta saranno state dedicate al dibattito circa duecento ore, più di quante ne fossero state dedicate ad ogni altro provvedimento esaminato nel corso della legislatura. Il sistema di contrattacco Sarà difficile, in tale situazione, gridare allo « strozzamento » della discussione e la opposizione di estrema sinistra (alla quale si continua a guardare come alla possibile fomentatrlce di nuovi incidenti) sembra rendersene conto. A quanto si è potuto apprendere . nei loro ambienti, non vi sono intenzioni di ostacolare seriamente la richiesta e si dà quasi per scontato il passaggio alla seconda fase della battaglia, dedicata alla illustrazione e votazione degli ordini del giorno e degli emendamenti. Comunisti e socialisti (e fascisti e monarchici per la loro parte) cercheranno di presentarne quanti più potranno naturalmente, sempre nella prospettiva di ritardare l'approvazione della legge. Ma la maggioranza pare abbia trovato il sistema per. rintuzzare l'attacco e sta studiando la presentazione di alcuni ordini del giorno ove dovrebbero essere delineati i caratteri essenziali della riforma, in maniera da rendere improppnibili.itii.ttl gli emendamenti che successivamente tendessero a modificare quei caratteri. In pratica, se la Camera approvasse un ordine del giorno in cui venisse determinato a 380 seggi il « premio » da attribuirsi al blocco dei partiti che otterrà la maggioranza assoluta, è chiaro crje tutti gli emendamenti che successivamente tendessero a modificare questi punti diverrebbero improponibili, toccando problemi già delibati. E cosi per tutte le altre modifiche Che potrà chiedere l'opposizione, E' vero che la « battaglia degli emendamenti », bloccata da una parte, potrebbe accendersi dall'altra, e cioè proprio sugli ordini del giorno preclusivi. I tecnici della maggioranza confidano, però, di poter risparmiare del tempo ricorrendo a questa procedura e non resta da attendere, quindi, che 1 fatti confermino la loro fiducia. La questione sarà discussa, prima di. giovedì, dai quattro capigruppo dell'intesa democratica. Forse terranno domani stesso una seduta, anche perchè vi sono alcune questioni interne, emerse negli , ultimi giorni, da esaminare e mettere a fuoco. Una di queste, che stasera ha provocato qualche fermento tra 1 liberali, riguarda 11 proposito di modificare il meccanismo per la distribuzione dei seggi tra 1 partiti vincenti che, attraverso l'on.le Maròtta, hanno accennato oggi alcuni deputati democristiani. E' un proposito che altererebbe l'accordo quadripartito e, secondo alcuni calcoli, a vantaggio del partito di maggioranza. Logico, quindi, che esso abbia incontrato delle ostilità. Si tratta, ad ogni modo, di una iniziativa isolata e quasi sicuramente non avrà seguito. Per domani sono convocate le direzioni del P.S.D.I. e della D.C. Per i democristiani si tratta della prima riunione della nuova direzione e la seduta sarà quindi dedicata quasi esclusivamente alla nomina dei membri della segreteria e dell'esecutivo. I socialdemocratici, invece, si trovano a dover affrontare la spinosa questione degli otto parlamentari che minacciano di votare contro la riforma e dei quattro membri della stessa direzione che solidarizzano con il loro atteggiamento. Non si vuole inasprire il dissidio, questo sembra evidente, ne da una parte nè dall'altra. Nello stesso tempo ci si trova su due posizioni di prestigio difficilmente conciliabili. E' probabile che la direzione, affermando quanto ebbe già a dire l'esecutivo, rivolga ancora un appello ai « ribelli », invitandoli a rinunciare alla candidatura se vogliono mantenere la loro opposizione alla'legge senza corsi in condizione di essere espulsi. 1 senza lavoro