Discorso polemico di De Gasperi sulla necessità di un fronte unico di difesa di Sandro Volta

Discorso polemico di De Gasperi sulla necessità di un fronte unico di difesa LA CONFERENZA ATLANTICA INAUGURATA A PARIGI Discorso polemico di De Gasperi sulla necessità di un fronte unico di difesa Un diretto attacco alla politica di penetrazione sovietica esaltata dal maresciallo Stalin - L'alleanza non può essere soltanto militare e dovrà fondarsi su uno sforzo continuo di cooperazione economica e sociale - Un discorso critico del ministro Pella -1 problemi della mano d'opera - Una relazione di Ridgway (Dal nostro corrispondente) Parigi, 15 dicembre. De Gasperi ha fatto oggi 11 tentativo di conferire un concreto valore politico alla conferenza atlantica che al è aperta a Parigi. Vedremo nel prossimi giorni fino a che punto egli sarà seguito su questa strada dal Ministri degli altri tredici Paesi che partecipano alle riunioni, intanto però è certo che i suoi due interventi, della mattina e del pomeriggio, hanno costituito il fatto più sensazionale della giornata, inserendo un elemento dinamico In una conferenza che tutti prevedevano avrebbe avuto soltanto il carattere di un rendiconto contabile a di uno acambio generico di vedute. "Non aggrediremo nessuno,, A mezzogiorno il presidente Ole Bjorn Kraft, ministro degli Esteri della Danimarca, ha aperto la seduta pronunciando brevi parole nelle quali, dòpo avere ricordato che < non si cessa di accusarci d'essere fautori di guerra e di minacciare la pace e la sua sicurezza!, ha affermato che l'organizzazione atlantica < non minaccia l'integrità di nessuna nazione. Noi non abbiamo affatto intenzioni aggressive. Noi non faremo mal la guerra, a meno d'essere attaccati». Subito dopo, Robert Schuman ha salutato gli ospiti a nome del Governo francese. Anche lui ha confermato la portata difensiva del Patto Atlantico: «La nostra associazione — egli ha detto — ha un carattere strettamente difensivo. Un'alleanza come la nostra non potrebbe nascondere nessun secondo fine senza che la sua coesione rischiasse di soffrirne gravemente. Quello che ci lega infatti gli uni agli altri è prima di tutto la nettezza e la chiarezza delle nostre intenzioni comuni senza le quali i nostri sforzi rimarrebbero incompresi dalle nostre stesse pubbliche opinioni, come pure da quelle degli altri Paesi liberi che guardano verso di noi con grandi speranze. E' questa una certezza morale che- dobbiamo gelosamente conservare perchè essa cementa l'edificio che innalziamo pazientemente e di cui dobbiamo raggiungere il compimento, con ritmo accelerato, nel corso dei prossimi anni >. Gli ha risposto Alcide De Gasperi, e le Bue parole hanno fatto subito una certa impressione perchè esse non somigliavano affatto a quelle che generalmente si pronunziano nei discorsi di saluto delle riunioni di apertura. In luogo di limitarsi a qualche affermazione generica, come avevano fatto gli altri, egli ha parlato con un tono fortemente aggressivo, polemizzando direttamente con Stalin fin dalle prime battute. < Le mie considerazioni — ha detto De Gasperi — riguardano il fronte interno, vale a dire quella politica di penetrazione e di erosione che l'Unione Sovietica pratica sistematicamente e che è stata apertamente formulata ed esaltata dal maresciallo Stalin nel suo discorso al Congresso comunista. La prima linea d'attacco è costituita dai partiti comunisti nei nostri Paesi, che Stalin ha chiamato le «brigate d'assalto» nella lotta internazionale per la conquista del potere e di ■ cui ha rivelato i legami di cooperazione stretti ed organici col Cremlino. Scambio di esperienze « Di fronte a questa linea di attacco qual è, signori, la nostra linea di difesa comune? Ogni Paese si difende come può, coi metodi che gli sono propri e con differente intensità; è certamente giusto che sia così, finche si tratta di misure politiche o d'ammlniBtrazione interna, Però, poiché si tratta anche di un fronte interno che fa parte di un fronte unico di difesa, fondato sulla nostra alleanza, non è evidente che l'Organizzazione atlantlca dovrebbe rappresentare un centro vivente per lo scambio delle esperienze e per coordinare le idee e le iniziative? «Se la voce di Stalin esprime la volontà di una potenza mondiale che, nell'affinità delle ideologie e delle organizzazioni, non conosce nè frontiere nè continenti, i Paesi liberi non 'hanno forse, oltre la' più assoluta autonomia nella loro vita nazionale, una grande ricchezza comune di idee e di esperienze politiche e sociali che dovranno proclamare e manifestare in comune?». C'è stato un momento d'emozione udendo queste affermazioni di De Gasperi, perchè qualcuno aveva creduto di poterle interpretare come l'Invito ad ampliare la portata del Patto Atlantico nel senso di una politica repressiva da svolgere insieme contro' il comunismo all'interno del singoli Stati. Si capisce facilmente come una tale Interpretazione dovesse provocare un certo allarme, specie fra le delegazioni del Paesi scandinavi che sono 1 più gelosi delle proprie prerogative nazionali e 1 più restii ad esten dere gli accordi con gli altri popoli del continente. Fanti fermi Ma, dopo questo aspro inizio polemico, De Gasperi ha voluto chiarire 11 proprio punto di vi sta affinchè non si dovesse credere che i suoi propositi mirassero alla costituzione di una specie di santa alleanza reazionaria: «E' inteso — egli ha detto — che alle nostre dichiarazioni dovranno corrispondere 1 principi di una condotta co mune. La nostra azione dovrà fondarsi sull'accettazione, nel la teoria e nella pratica, di certi punti fermi che, indipendente* mente dal sistema di governo, garantiscano i diritti dell'uomo e il rispetto della sua personalità. Bisogna dire francamente che una alleanza fondata solo su considerazioni strategiche e militari, ma che fosse contraddittoria per tutto il resto, non resisterebbe alle prove di una pace costruttiva». E per rendere ancora più preciso il senso delle sue parole, De Gasperi ha fatto una affermazione che in .questo momento riassume la posizione di tutti 1 Paesi europei del Patto Atlantico di fronte agli Stati Uniti: «Affinchè la nostra solidarietà possa controbattere le speranze di Stalin — egli ha detto — essa dovrà fondarsi su uno sforzo continuo e sincero di coopcrazione economica e sociale ». Nella seduta segreta del pomeriggio sono stati illustrati 1 resoconti del lavoro compiuto finora da parte, rispettivamente, di Lord Ismay, segretario generale dell' Organizzazione atlantica, del generale Ridgway, comandante delle forze terrestri, e dell'ammiraglio Mac Cormick, comandante' di quelle navali. Poi la delegazione italiana ha svolto con maggiore ampiezza i concetti che erano stati esposti stamane dal nostro" Presidente: De Gasperi. insistendo ancora .sugli aspetti politici della questione, e Pella sviluppando quelli economici e sociali. Giuseppe Pella ha criticato con tutta franchezza gli sviluppi economici della politica atlantica. Egli ha detto che in questo campo la collaborazione fra 1 quattordici Paesi non hi fatto quel progressi che si MllllinlllllllllMlllnilllllllMIIIIIIIIUIIMIIMIlllll era potuto sperare: «Abbiamo proceduto a scosse, un po' avanti e un po' indietro ». Nel meccanismo economico internazionale dei Paesi atlantici ci sono delle contraddizioni che potrebbero perfino far crede¬ rmsgibei imi i ni ti tu i ti rt iti i M11 limili iiiiiii re a una incertezza sul cammino da percorrere. Ci sono situazioni sociali che non progrediscono per colpa di una nsufficiente solidarietà pratica. Egli ha poi affrontato il problema della mano d'opera, che iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiii più d'ogni altro interessa l'Italia, facendo rilevare quale vantaggio risulterebbe per la difesa comune se si lasciasse emigrare dai Paesi più depressi un gran numero di disoccupati, che troverebbero facilmente lavoro In altri Paesi più ricchi della Comunità atlantica, dove diventerebbero elementi attivi di progresso sociale e di stabilità politica. I concetti espressi da Pella sono stati vivamente sostenuti anche da altri delegati, fra cui il ministro degli esteri turco Koprulu e quello greco Stefanopulos. A tutti ha risposto il segretario di Stato americano, che era evidentemente il rappresentante del Governo chiamato In causa anche se nessuno lo aveva nominato in modo diretto. Dean Acheson ha riconosciuto la verità delle critiche e ha detto che il governo di Truman avrebbe già preso l'iniziativa di quanto viene ora richiesto dai Paesi europei se un voto del Senato non gli avesse impedito di farlo. Egli ha poi aggiunto di non poter promettere nulla perchè ogni decisione spetta ormai al nuovo governo degli Stati Uniti che assumerà il potere il mese prossimo. E su questa constatazione, piuttosto scoraggiante,' la seduta è stata tolta e rinviata a domattina. Sandro Volta De Gasperi a colloquio, con Acheson in un Intervallo della Conferenza di Parigi. (Tel.)

Luoghi citati: Danimarca, Italia, Parigi, Pella, Stati Uniti, Unione Sovietica