Morte improvvisa di G. A. Borgese

Morte improvvisa di G. A. Borgese Morte improvvisa di G. A. Borgese Firenze, 4 dicembre. Alle ss Ao di questa sera Giuseppe Antonio Borgese è deceduto a Fiesole in una villa che aveva preso in affitto per trascorrervi l'inverno' situata in via Duprè 12. Due giorni fa lo scrittore era tornato da un ciclo di conferenze tenute la settimana scorsa a Padova e a Milano. Rientrato in casa aveva detto alla moglie di sentirsi piuttosto stanco. Stamane si sentiva meglio pur tuttavia è rimasto a letto. Alle 12 la moglie lo ha trovato che dormiva profondamente. Tentò di svegliarla ma non ricevette risposta. Un medico chiamato d'urgènza constatò che Borgese era in stato di coma. Verso le 17 si svegliò; erano al suo capezzale il medico curante e il prof. La Piccirella. Lo scrittore aveva l'impressione di star bene e tentò, invano, di alzarsi. Poco dopo si riaddormentò, tranquillo, sereno, e purtroppo si trattava del sonno dal quale non doveva più svegliarsi. Il trapas so è stato constatato dal medico come si è detto alle 23,1)0. Borgese aveva affittato la villa di Fiesole e ne aveva acquistata una a S. Domenico perchè era sua. intenzione dividere la sua attività trascorrendo la primavera negli Stati Uniti e l'inverno a Firenze. Fu brillantissimo l'esordio del Borgese nella letteratura poiché, ancora assai giovane, si addottorò in lettere con una ponderosa tesi sulla « Critica romantica in Italia » (1903) che lo rivelò critico acuto e buon temperamento di scrittore. Da allora la sua attività quasi non conobbe più confini e passò dalla letteratura al giornalismo, dalla critica d'arte all'insegnamento dell'estetica, dall'economia politica alla narrativa. Il romanzo Rubé (1921) fece conoscere il suo eccezionale talento di artista. Non trascurò il teatro, per cui scrisse le tragedie L'Arciduca e Lazzaro, e la lirica (Poesie 1923). Era nato a Polizzi Generosa (Palermo) nel 1882 e della sua isola fu sempre nostalgico anche quando, lasciata l'Italia nel 1931 per avversione al regime fascista, divenne cittadino degli Stati Uniti. Anche in America continuò la sua multiforme attività e numerose opere scritte direttamente in inglese gli acquistarono fama internazionale. Sono dì questo periodo Goliath (1937), The City of Mann (1940 in collaborazione con altri), Common Cause (1943). Alla fine della guerra tornò in patria c come uno spettro » soleva dire con la sua risata gutturale. Con foga polemica e vigorosa irruenza tratteggiò felici scorci della recente storia; ma sovente, nei giudizi, gli fece velo « l'orgoglio dell'esule ». Ritrovò in Italia amici vecchi e nuovi, riprese la collaborazione su importanti giornali. Ormai però ai sentiva un po' distaccato da questo nostro vecchio mondo: «Vorrei abitare sei mesi in Italia e sei mesi in America — diceva — ma questi viaggi sono troppo costosi », e sorrìdeva alla giovane moglie, figlia dello scrittore Thomas Mann. Egli vagheggiava al disopra delle singole nazionalità un governo del mondo e credeva alla missione europeista dell'Italia. La sua' figura, ancora forte, con le spalle solo un po' incurvate, ma dallo sguardo vìvidissimo, non lasciava certo prevedere la sua prossima fine. Per uno strano caso egli se ne va a pochi giorni di distanza dal Croce. Il filosofo napoletano fu suo amico ed estimatore ma poi, una critica del Borgese lo adontò e tra i due vi fu freddezza e poi distacco. Ora avranno pace questi due grandi spiriti che in patria e fuori tennero alto il nome della cultura italiana. G. A. Borgese

Persone citate: Borgese, Giuseppe Antonio Borgese, La Piccirella, Mann, Thomas Mann