Il dovere dei "minori,,

Il dovere dei "minori,, Il dovere dei "minori,, Non sembra dubbio che la Democrazia Cristiana abbia cercato, nel suo Congresso, di affermare non solo la disciplina unitaria di partito, ma una vera unità di dottrina. Gli on. Taviani e Fanfani ne hanno espresso e vigorosamente affermato l'esigenza, e tentato, da parte loro, più che la conciliazione tra le varie correnti sul piano delle decisioni nel Con. gresso e nella prospettiva della lotta elettorale una vera e propria delineazione ideologica con tutto ciò che essa implica.come impegno di partito e come azione di governo. E' certamente non privo di interesse il fatto di questo partito di cattolici che cerca, ed in buona parte ha già trovato, la sua base di azione in una dottrina nella quale il cattolicesimo liberale si incontri con gli obiettivi politici del programma cristiano sociale. Che poi questo scopo sia Stato pienamente raggiunto non si può dire. La riserva circa il nuovo Congresso, che potrà dettare altre direttive a seconda dei risul tati elettorali, è di natura più che dubbia e, magari,.un po' equivoca. Il Congresso di Roma ha segnato tuttavia un punto che non sarà facile cancellare; la Democrazia Cristiana si pone non solo al centro della coalizione elettorale, ma al centro, altresì, delle iniziative democratiche. Neil'esprimere questa volontà politica, la Democrazia Cristiana adempie alla sua funzione specifica in questo momento, particolare ed ubbidisce ad impulsi ideologici e morali che ne sollecitano l'azione : sente cioè di dover uscire dalla politica di attesa e raccogliere le sue forze per iniziare, con la campagna elettorale, una politica di realizzazione o, meglio, di fondazione democratica secondo le dottrine sue proprie; quella che si potrebbe chiamare una pò litica d'urto. La ricerca dell'unità della dottrina non è perciò una divagazione ideologica, ma è un fatto politico. Della sua legittimità ed anzi della sua necessità da parte democri stiana nessuno vorrà dubi tare. L'unità di dottrina i partiti della democrazia la debbono trovare per loro conto se non vogliono essere costretti a far propria la dottrina democristiana. Nel qual caso la coalizione si re stringerà ad una pura i semplice adesione e finirà per risolversi in una sogge zione. E non si potrà dire sia stata colpa della Democrazia Cristiana. Come partito di governo essa ha non solo il diritto, ma l'obbligo di for mulare, con sempre maggior chiarezza, una sua dottrina politica unitaria e di sviluppare in seno alla coalizione, una sua azione politica sempre più coerente e decisa, Spetta agli altri partiti agire, e concretamente, in modo da impedire che la Democrazia Cristiana si muti dal partito maggiore della coalizione, in un partito egemonico. Una egemonia non può mantenersi nella sfera delle alleanze politiche pure e semplici; essa tende a trasferirsi nel governo e per mantenersi al governo finisce per tentare la conquista dello Stato. Questo l'on. De Gasperi ed i suoi sostenitori, nel partito e fuori, hanno compreso e temuto e si sono sforzati di far coincidere, nell'azione di governo, le varie tendenze della democrazia e del liberalismo. Questo metodo era attuabile, con relativa facilità, fin che la Democrazia Cristiana era così sicura di se stessa da non sentire il bisogno di una precisa dottrina politica, svolta nei particolari e attuata con metodo proprio, con il debito conto delle origini ideologiche e della loro applicazione a riforme so ciali. Di fronte alla situazione nuova che il Congresso di Roma ha messo in piena lu ce occorre, se si vuol mantenere la condizione di equi librio democratico, che an che gli altri partiti si diano una loro dottrina e stabiliscano un'azione comune per garantire la stabilità della coalizione e la loro libertà nel suo seno. E' accaduto a molti di osservare che questi partiti minori sono tali perchè ac cettano una situazione d'inferiorità partendo dal dato numerico dei risultati elettorali. La loro condizione di pende, invece in gran parte dal fatto che essi non hanno una unità di dottrina poli tica e, quindi, sono costret ti a guardare più spesso in dietro che avanti, e ad orientare se stessi sulla rotta della Democrazia Cristiana. In questo modo essi non aiutano allo stabilirsi di un equilibrio; corrono, anzi ritautocaleEmchlatrsotozavqgrrtprnrssGdpcliiLa Camera discuterà s rischio di romperlo ed aiutare il fatale stabilirsi di una egemonia. Sul piano dell'ordinamento democratico il partito dei cattolici sa quello che vuole e agisce in conseguenza. E questo è non solo lecito, ma lodevole, come tutto ciò che giova a rendere chiara la lotta politica. Ma gli altri partiti della coalizione sono in debito verso gli elettori di altrettanta chiarezza, di una unità di dottrina altrettanto ferma, e di una volontà non meno decisa. Se questi partiti, da oggi al giorno delle elezioni, non saranno stati capaci di chiarire fino in fondo la loro dottrina, non ci sarà da sor prendersi se l'elettorato darà alla Democrazia Cristiana, una forza tale che potrà rappresentare la fine della stessa coalizione, e della stessa politica dell'on. De Gasperi. Nell'interesse della democrazia italiana questo pericolo deve essere visto chiaramente dai responsabili e fermamente evitato. Mario Ferrara

Persone citate: De Gasperi, Fanfani, Mario Ferrara, Taviani

Luoghi citati: Roma