Spietate accuse di donne per la truffa dei dollari

Spietate accuse di donne per la truffa dei dollari VIVACE ZiDlENZA AL PROCESSO CIPPICO Spietate accuse di donne per la truffa dei dollari Una vedova narra come fu raggirato suo marito e come si volatilizzarono oltre 547 mila dollari Il Nunzio di Berna aprì gli occhi al Rossini ma ormai era tardi - La parte avuta da mons. Guidetti a a a , a e e A o : e n n l i a Roma, 17 novembre. Non è certo l'energia che fa difetto a Elena Rossini e alle sue figlie. Lo hanno dimostrato a sufficienza, queste quattro donne, nelle quasi quattro ore in cui sono rimaste a disposizione dei giudici del Tribunale per spiegare loro in cosa sia consistito 1' episodio principale di questa intricata vicenda e per difendere il credito lascia to loro in eredita da Alessandro Rossini (402 mila dollari e 71 milioni di lire italiane) e scomparso, volatilizzato quasi, nel vortice delle operazioni di Edoardo Prettner Cippico. Precise nei ricordi, decise nella esposizione, Elena Rossini, la madre, Alessandra, Agnese e Isabella hanno affrontato la battaglia in difesa dei loro diritti senza tentennamenti, sen za nervosismi inutili, senza timori. Edoardo Prettner Cippico aveva preferito rimanersene a casa: la influenza che lo costringe a letto è stata sua sag già alleata. La prima truffa Si comincia dalla madre: Elena Rossini. Fu molto vicina all'attività del marito, morto un paio d'anni or sono con il fisico minato dalle disavventure finanziarie. Quindi sa tut to di quel che accadde: o per 10 meno molto. « L'affare fu proposto — ha spiegato — da Pietro Micara, nipote del Cardinal Vicario. Nell'agosto del 1947 egli si era fidanzato con la mia figlia maggiore. Sapeva che mio marito aveva all'estero una notevole fortuna e d'accordo con il condirettore della sede di Roma del Banco di Santo Spirito, dott. Loris Corbi, propose ad Alessandro di prestare sostanzialmente alla Santa Sede 297 mila dollari. Un affare che avrebbe dovuto essere concluso rapidamente, e tenuto segreto perchè — spiegò 11 Micara — a questa operazione ne avrebbero seguite delle altre. Mio marito dapprima fu piuttosto diffidente, poi di fronte alle garanzie che venivano offerte e alla ricevuta di mons. Guidetti su carta intestata dell'amministrazione dei beni della Santa Sede, finì per accettare. Le ricevute però vennero conservate da Loris Corbi nella cassaforte del Banco di Santo Spirito. Dopo il primo affare di 297 mila dollari ne venne, proposto un secondo: 250 mila dollari abbinato ad un prestito di 96 milioni. La somma, in lire italiane mio marito non la possedeva ed allora il Corbi lo convinse di farsi prestare il danaro dalla Banca Finanziarla di Sconto. L'assegno relativo venne emesso al nome del comm. Bussetti che venne qualificato come presidente delle Assicurazioni Generali. Fu da questo momento che cominciarono le difficoltà. I dollari del primo prestito non venivano restituiti e naturalmente mio marito cominciò a preoccuparsi. Chiese spiegazione a Paolo Micara, volle avere un colloquio con mons. Guidetti il quale gli fornì questa risposta: « Stia tranquillo, lei avrà tutto. Abbiamo incaricato monsignor Cippico di far l'accredito del suoi dollari in Svizzera ». Alessandro però, indispettito, volle chiedere un consiglio al Nunzio apostolico di Berna il quale, quando seppe che l'operazione era stata fatta da mons. Guidetti, scrollò la testa piuttosto preoccupato. Quando seppe poi che nell'affare v'era anche implicato il Cippico, si alzò in piedi e disse: «Caro Sandro, se c'è di mezzo Cippico, hai perduto il tuo danaro Questo monsignore è un emerito imbroglione. Devi sapere che è venuto in Svizzera a raccogliere del denaro per un film su San Francesco esiben'.do delle lettere firmate da emi¬ nqcggnnscnnrtpiepcvgpgtnmdgcapsdvsgtsdms o nenti prelati. S'è accertato che queste firme erano false ». Mio marito tornò a Roma, convocò a casa nostra monsignor Guidetti e per quanto con gravi difficoltà, riuscì ad ottenere delle dichiarazioni scritte nelle quali si diceva che « monsignor Guidetti aveva la facoltà di impegnare col proprio nome l'amministrazione dei De¬ GpdfilmiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiuiiinHiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini della Santa Sede ». Mio marito continuò a fare dei tentativi per ottenere Indietro il proprio danaro. Ma tutto fu inutile. Venne fatto prima un esposto al Papa e poi venne presentata la denuncia. Ad un certo momento Alessandro venne chiamato a fornire spiegazioni ad una commissione di prelati presieduta da monsignor De Roberti, che è il sottosegretario alla Congregazione del Concilio. Quando mio marito tornò a casa, mi disse di aver avuto la sensazione che gli inquisitori invece di cercare le responsabilità di altri, avessero indagato soprattutto' per scoprire se fosse illecita la sua posizione. Gli fecero mille domande sul suo patrimonio, vollero esaminare a lungo il suo passaporto, ma non indagarono se non superficialmente sul modo con cui erano state fatte da monsignor Guidetti le operazioni nelle quali mio marito aveva perduto una somma così ingente. « Giustizia e pulizia » Non meno precisa ed energica della madre, la figlia Alessandra Rossini. Anzi, forse più polemica, più aggressiva, quasi più decisa a difendere il proprio diritto oltre che quello del padre morto. Sostanzialmente sa quel che è a conoscenza della madre, ma può fornire anche delle altre spiegazioni: «Io chiedo — ha premesso alla sua deposizione — giustizia e pulizia. Questa vicenda è una vergogna per l'Italia e il nostro tempo ». Poi è passata ai chiarimenti. La signorina sa, per esempio, che al termine del colloquio in casa sua tra monsignor Guidetti e il padre, questi le disse: «Monsignor Guidetti mi ha assicurato di poter restituire tutto il danaro avuto in prestito e di aver la facoltà di impegnare l'amministrazione dei beni della Santa Sede». P. M. — Ma perchè quando suo padre cominciò ad avere 1 primi sospetti sulla facoltà di Guidetti ad impegnare col proprio nome l'amministrazione dei beni, egli non si rivolse ufficialmente con una lettera all'amministrazione stessa? Alessandra Rossini — Ma mio padre avendo trattato direttamente con monsignor Guidetti e non conoscendo altri che lui pensò che fosse più opportuno rivolgersi al prelato piuttosto che ad altri. Avv. Jacobelli — Chi conosceva suo padre nell'ambiente Vaticano? Alessandra Rossini — H commendator Nogara e il card. Micara. Ma quest'ultimo che veniva sempre a casa nostra, appena scoppiò lo scandalo, non si fece più vivo. P. M. — Ma cosa disse il card. Micara a proposito di quanto era accaduto? Alessandra Rossini — Si affrettò a dire che lui non c'entrava nulla. Le dirò poi che mi recai anche dal cardinal Canali al quale spiegai sommariamente come erano andate le cose. Ma la risposta fu categorica: « La Santa Sede non c'entra ». Le altre due figlie di Alessandro Rossini, Agnese ed Isabella, non hanno molto di più da raccontare. D'altra parte all'epoca del fatto erano minorenni. Hanno solo da dire che il cardinal Micara, frequentatore della loro casa, dato che suo nipote Paolo avrebbe dovuto sposare la loro sorella maggiore, dall'ottobre '47, interruppe le sue visite. Ancora un testimone, anzi una parte lesa, Luciano Teichner, che per ragioni di riconoscenza, essendo stato aiutato durante il periodo delle persecuzioni razziali da Cippico. non s'è voluto costituire parte civile contro l'ex-monslgnore. Fece con lui un'operazione di circa sei milioni per una partita di coloniali. Ma fu — ha spiegato — più un piacere che in forma indiretta Cippico mi chiese che una necessità da parte mia. Egli mi fece capire che aveva bisogno di danaro. Comunque dei sei milioni ne ho avuti restituiti quasi quattro. Mi sono rimasti scoperti solo un milione e duecentocinquantamila lire ». Una cifra quasi irrisoria di fronte a tutte le altre di questa vicenda. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiM

Luoghi citati: Berna, Italia, Roma, Svizzera