Racconto di Fanny Yanovich elegante stenografa russa di Giovanni Artieri

Racconto di Fanny Yanovich elegante stenografa russa li A ROMANZESCA F1ME DI TROTZSKY Racconto di Fanny Yanovich elegante stenografa russa L'attentato del 24 maggio 1940 - Il "fido,, Bob Sheldon, agente della polizia segreta - Si organizza il colpo Nervosismo della vigilia: "Perchè non vai via?,, - L'assalto all'alba: scariche di mitra, incendio, voce di bimbo che implora - Trotzsky e la moglie sdraiati in terra si salvano ■ La prossima volta sarà senza chiasso: una picca nel cranio (Dal nostro inviato speciale) Città di Messico, novembre. Una laptdetta di metallo sul lato della misera porta d'ingresso al giardino di Leone Trotzsky, lasciando la casa con l'amico Victor Pages, dopo il colloquio con Natalia Sedova, mi fermò. Diceva: < Ln ricordo di Roberto Sheldon Harte - assassinato da Stalin >, seguiva la data della morte, 24 maggio 1940. La signora Natalia ci aveva parlato e a lungo della fine di Leone Davidovich. Da lei avevo saputo cose nuove, degne di essere obiettivamente riferite e che riferirò. Ma la data dell'uccisione rimontava al 20 di agosto di quell'anno '40, non certo al maggio. Con lui nessun altro era caduto. Perchè quella lapide? < Sheldon — disse Pages — era il segretario di Trotzsky >. < Fu ucciso mentre difendeva Trotzsky ?> chiesi. E Pages: < Fu ucciso, forse, perchè lo tradiva*. A questo punto è bene autllilllllllllllllilllllillllllllllllllllllllllllllllllilli vertire il lettore dell'andamento un poco dumasiano della v'ta e della morte del grande scrittore e rivoluzionario russo al Messico. Il mistero romantico, gli enigmi insoluti, le paradossali combinazioni di amori e di odii, il gioco potente ed elementare di passioni irrefrenabili ne intarsiano il racconto. La lotta occulta di potenze coperte dal nome di uomini oscuri si sviluppa, nella vicenda, secondo circostanze e apparenze curiosamente romanzesche. Contro un libro Visto in una prospettiva solamente poetica Trotzsky ci appare come l'ultima incarnazione d'un Ebreo errante da un capo all'altro del mondo, dall'Asia Centrale alla Norvegia, da Costantinopoli al Messico, arso da un messaggio di rivoluzione e di vendetta che lo consuma e lo conduce irreparabilmente a morte. Una oscura fatalità, una potenza senza volto, armata di mezzi giganteschi, lo perseguita. Egli identifica questa potenza nella G.P.U. russa e nel suo capo, Berla. « Se mi uccideranno — dice spesso — si sappia che il mio assassino sarà Stalin*. Una forma ossessiva di persecuzione entra in qualche modo in questa identificazione. Ma Trotzsky è pronto a ricordare di aver saputo da amici fidati, usciti dalla Russia, che Stalin avrebbe detto: < L' esilio all' estero di Trotzsky è stato un enorme errore >. Egli sa, e lo dice, che si cercherà in ogni modo di riparare a quell'errore. Egli arrivò al Messico il 9 gennaio 1937 con grandissima parte del materiale necessario alla stesura di un libro, dal quale si riprometteva, come ogni uomo di penna, degli effetti immediati. Questo libro era lo Stalin del quale aveva già parlato agli amici e ai compagni di partito. Egli ripeteva spesso di trovarsi nella condizione di un Victor Hugo sullo scoglio di Guernesey, a faccia a faccia, su piede di parità, con Napoleone III. Il libro su Stalin doveva essere, nelle previsioni di Trotzsky, un colpo di fulmine per il suo mortale nemico. Durante il travagliato vagare per l'Europa strani incendi e tentativi di furto avevano, assai più che la persona, attaccato i suoi archivi e le sue carte. Nel '33, l'anno in cui Zina, la figlia maggiore, si suicida col gas a Berlino, una mano misteriosa incendia la sua casa nell'Isola Prinkipo, nel Mar di Mannara, distruggendo un preziosissimo cartolario di fotografie, libri, taccuini, appunti. Misteriosi agenti a Parigi, tre anni dopo, rubano oltre 60 chili di carte e fotografie, autografi, epistolari. TI primo attentato, quello del marzo 1940 a Città di Messico era diretto a sopprimerlo, ma, anche, come si capi dalle due bombe incendiarie lanciate in casa, a bruciare il resto degli archivi e quanto era già stato scritto dello Stalin. Leone Davidovich vi lavorava già da tre anni. Egli voleva < uccidere* Stalin con quel suo libro, ma sapeva pure di poterne essere ucciso. Del resto pensava spesso al « ritorno >. < Lei — disse alla sua stenografa di Knoua russa Fanny Yanovich — mi seguirà, spero, quando rientrerò nel mio appartamento al Cremlino >. Fanny gli disse di Sì: « Almeno per vedere il Cremlino com'è, all'interno >. Ho visto Fanny Yanovich, le ho parlato a lungo. Dopo Natalia Sedova quest'altra russa dell'ambiente di Trotzsky è ancora la migliore e più interessante testimone di quegli ultimi anni del grande scrittore, dei suoi umori e debolezze, dei suoi scatti e abbandoni. Fanny, assai più che Natalia, viveva con Leone Davidovich ore lunghissime, tutte occupate dal lavoro dello Stalin ch'ella trascriveva o dai rulli del dittàfono, incisi precedentemente, o dalla viva voce. Odore di tritolo A Trotzsky piaceva di lavorare con quella donna ancora fresca, dalla pelle rosea e gentile, gli occhi chiarissimi, molto elegante. Fanny non era una « militante >, ma una < borghese > stabilita da tempo a Città di Messico. Gli risolveva il problema, quasi insolubile, di avere a disposizione una stenografa in russo. La nuova stenografa ottenne da lui concessioni insperabili, come quella di fumare quando volesse, mentre Trotzsky odiava il fumo, chiese di lavorare possibilmente alla presenza di altri segretari e questo per la ossessiva gelosia di Natalia. Questo non era sempre possibile; ne venne la necessità di usare il dittàfono. Trozsky parlava nella macchina e — mi ha detto Fanny — in cai-e ai fonoscritti aggiungeva sempre un messaggio per lei, spesso molto gentile. Attorno a Leone Davidovich v'erano dei segretari e guardiani: un tedesco, Otto Schuesser, alcuni americani: Robert Sheldon, Harold Ro- bins, Charles Cornell e altri, mandatigli dalla segreteria della IV Internazionale risiedente a New York. In generale egli si fidava delle commendatizie ufficiali di partito. Accolse Sheldo7i nella sua intimità e ne fece il suo primo segretario perchè era venuto con una lettera della IV Internazionale; l'uomo che il 24 di agosto lo assassinò, frequentava la sua casa come un vecchio amico. Fanny Yanovich potette subito notare (secondo mi ha detto, e non so se sia un'osservazione a posteriori) l'interesse spiccato di Sheldon per il lavoro dello Stalin. La sera del 23 maggio la signora Yanovich notò uno strano nervosismo in Sheldon. Gli chiese in prestito una penna stilografica sino all'indomani ma Sheldon ne pretese la restituzione subito. < Perchè non vai via? Per. che non andiamo a casa? Ti accompagnerò in macchina >, le proponeva. < Cerca di non sedere davanti alle finestre. Cerca di finir presto di lavorare >. Fanny non si rendeva conto di quell'ossessione. Infine si arrese e uscirono insieme, nella < Dodge * di Trotzsky. Robert ritornò in calle de Viena e lasciò la macchina di fuori. Quella notte era addetto alla sorveglianza della porta d'ingrasso. Verso le 4 del mattino del 24 maggio, mentre dormiva profondamente sotto l'azione di un sonnifero Trotzsky fu svegliato dalle fucilate. Pensò da prima a fuochi d'artificio d'una festa popolare, poi avvertì il colpo dei proiettili nel muro e sui mobili. Un acuto odore di tritolo invadeva la casa. Nacalia era saltata dal letto traendolo sul pavimento, tra letto e parete. Rimase ancora in piedi per qualche secondo, addossata, proteggendo Leone Davidovich col suo corpo. Lui, dal pavimento, riuscì a farsela distendere accanto. Si vedevano brillare i lampi dei mitra. Furono tirati circa trecento colpi. Cessati gli spari s'udì la vo¬ iiiiiiiiiiiimiiiiifitiUiiuiiiiiHiiiiim ce di un bambino. Il nipotino Seva. Era ferito. Uno degli attaccanti aveva tirato sul letto. La palla traversando il materasso era strisciata sulla punta del piede del bimbo. Due razzi incendiari lanciati poco prima nella camera da pranzo minacciavano il fuoco a tutta la casa. Natalia accorse al bimbo che chiamava: < Nonnino >. Non lo trovò. Era fuggito di fuori, nel cortile. Si lanciò a cercarlo. Le fiamme nella camera da pranzo glielo impedivano. Tentò di spegnerle con una grossa brocca d'acqua. Di fuori si sparava sempre. Gli assalitori cercavano di coprire la propria ritirata. Poco dopo si presentarono due membri del corpo di guardia, Otto Schuesser e Charles Cornell. Gli assalitori — dissero — erano scomparsi con la < Dodge > e l'addetto al cancello Bob Sheldon. A scarico di coscienza Nessuno aveva reagito. Nè la guardia messicana, esterna. Nè la guardia del corpo, interna. Gli attaccanti s'erano presentati in venti, vestiti della uniforme dell'esercito, gridando < viva Almazan >, ch'era il nome di un generale dell'opposizione politica. Intendevano forse far credere ad un pronunciamiento. Disarmarono le guardie penetrando nel giardino. Tirarono dalle finestre sui letti. Dopo le prime raffiche, ascoltarono: nè grida, nè lamenti. Pensarono di aver ucciso i Trotzsky nel sonno. Uno solo entrò nella casa. Ma era buio profondo e Natalia, come Leone Davidovich si trovavano distesi al suolo. Intravedendo i letti, il terrorista tirò — < a scarico di coscienza» — un'altra raffica nel vago biancore. Il cuscino di Trotzsky si trovò perforato da quattro proiettili. I letti furono certamente presi in un fuoco incrociato. Può darsi che nel timore di colpirsi reciprocamente gli assalitori abbiano tenuto il tiro troppo alto. Per quella volta Trotzsky fu salvo per aver finto di essere morto. La polizia cre¬ dette ad un < autoassalto >. Arrestò Otto Schuesser, il Cornell e due amici di casa, Bazant e Zandejas. La misteriosa scomparsa di Sheldon, l'uomo addetto alla porta, pareva sostenere la tesi dell'attentato organizzato. Trotzsky rifiutò sempre energicamente di credere al tradimento di Sheldon. Anche quando il cadavere fu trovato in fosche circostanze, interrato nel pavimento della cucina di una piccola fattoria detta il Rancho di Tlanihilalpa fuori della. Città, in un luogo chiamato il Deserto dei Leoni. L'americano era stato ucciso ìlei sonno con due colpi alla tempia destra. Trotzsky si recò a riconoscerlo e presente il cadavere negò ancora che il suo fido Sheldon potesse essere un agente della polizia segreta incaricato di uooiderlo. Invece lo era. Dopo quell' assalto Trotzsky formulò la teoria che Stalin doveva affrettarci a sopprimerlo perchè alla fine della seconda guerra mondiale il movimento operaio in Russia e fuori avrebbe assunto un autentico impulso rivoluzionario, travolgendo il regime totalitario staliniano. <Sapeva dunque di dover morire/ > ho detto alla signora Fanny. < Sì, ma era sostenuto dall'orgoglio come da un meraviglioso eccitante. Alla fine, pensava davvero di essere il vero vincitore della guerra così come se ne potevano osservare gli sviluppi nell'anno '40, e da qui, dal Messico. Inoltre gli pareva di poter prevedere anche il modo del futuro attentato. Pensava ancora ai mitra, ma stavolta appoggiati da lanci di bombe. Ma quel che avvenne e come avvenne, non riuscì a immaginarlo: un colpo di picca nel cranio, sul tramonto di un calmo pomeriggio di agosto. Poco dopo di aver preso il tè e dato il pasto ai conigli. S'era appena tolti i guanti. Aveva bellissime mani >.• Cosi la signora Fanny termina. E fissa nel vuoto i chiarissimi occhi, Giovanni Artieri