Le tragiche fasi della vicenda rievocate da un tesle di accusa

Le tragiche fasi della vicenda rievocate da un tesle di accusa LA STRAGE DELLA FAMIGLIA BfAMONTf Le tragiche fasi della vicenda rievocate da un tesle di accusa Gli uomini che operarono l'arresto perpetrarono il delitto - 11 seppellimento a tarda notte - La lapide fittizia - Vivace incidente (Dal nostro inviato speciale) Savona, 11 novembre. Luigi Rolandi, l'ex-fidanzato di Angiola Maria Biamonti, è l'artefice di questo processo. E' colui che, vista sparire la ragazza che stava per sposare, non si diede pace per liberarla, e poi per scoprire le salme di lei e dei genitori, e infine per rintracciarne gli assassini. E' un giovane asciutto e deciso, di quelli che quando si pongono un obiettivo non si fermano che quando l'hanno raggiunto. Oggi egli è venuto a narrare le varie fasi del duplice dramma, quello dei Biamonti e il suo. Ha fatto una deposizione pacata, minuziosa, episodica; il rapporto documentato di una indagine intelligente e appassionata. Rolandi racconta La sua narrazione è stata ritardata da un vivace incidente provocato da una richiesta dell'invocato Cirenei della difesa. Questi desidera che il Presidente anzitutto chieda al Rolandi se conferma tutte le dichiarazioni precedenti. 11 Presidente, Firinghelli, promette che farà la domanda alla fine dell'interrogatorio, ma l'avvocato insiste perchè venga rivolta prima, e fa istanza perchè la sua richiesta sia messa a verbale. Il Presidente aderisce, e detta al cancelliere Poiane che rivolgerà la domanda se e quando vorrà. Gli animi si scaldano, dalla folla giungono dei « bene, bravo >, l'avvocato Cirenei si sfila la toga accennando ad abbandonare l'aula, il Presidente lo ammonisce che esiste un codice penale anche per gli avvocati e infine sospende la seduta. Quando, qualche minuto dopo, la Corte rientra, il teste Rolandi può finalmente cominciare. Giorno per giorno egli ha rievocato la tragica vicenda, l'ansia delle ricerche dopo l'arresto, gli interventi presso le autorità e i partigiani per far rimettere in libertà i Biamonti, quel biglietto di scarcerazione consegnato quando essi erano già stati fucilati. < In un negozio sentii raccontare che una intera famiglia era stata uccisa: mentre veniva trasferita da un campo all'altro avevano tentato la fuga e la scorta aveva dovuto fare uso delle armi. Non mi fu difficile identificare i Biamonti in quella famiglia; ma non potevo credere che fossero stati soppressi per reprimere un tentativo di fuga >. Nella sua deposizione il teste Rolandi ha precisato i punti essenziali della vicenda. Che a catturare i Biamonti la not. te del 15 maggio furono Rossi, Bergamasco (indicato come quello con la barba), Pinna, e Ottonello (indicato come un vicino di casa dei Biamonti); che furono loro ad impadronirsi dei gioielli che la signora Biamonti, lasciando la villa, portò con sè in una borsa (particolare fornito dalla stessa Biamonti in un colloquio avuto nei campo di concentramento con il fratello e la sorella del Rolandi). Che furono gli stessi a fucilarli, nella notte del 20 maggio; che fu il Rossi a provvedere al seppellimento dei cadaveri in una fossa del cimitero, e pure lui a far mettere la lapide posticcia sulla loro tomba. < Continuando nelle mie ricerche — prosegue il teste — il 13 e il 14 ottobre successivi ebbi due colloqui decisivi con Angelo Parodi, custode del cimitero di Zinola. Appresi da lui che le salme dei Biamonti giacevano in una fossa comune senza alcuna indicazione. Egli mi narrò che alle due della notte del 20 maggio udì fermarsi -una macchina oltre 11 recinto; poco dopo gli giunse il fragore di una scarica di fucili. Sentì bussare al portone; si presentarono Rossi, Pinna, un tale con la barba, e altri. Con le pistole in pugno gli ordinarono di starsene buono che dovevano seppellire dei cadaveri >. Il giorno di Natale il Rolandi si recò a portare dei fiori su quella povera tomba senza nome, e vide che un nome ora l'aveva. Una lapide la sormontava, intestata a un certo Luigi Tosi di 84 anni. < II Parodi mi raccontò che tempo prima si era presentato il Rossi chiedendogli quali pratiche occorrevano per mettere una lapide su una tomba. Egli diede le indicazioni; il Rossi tornò con la prescritta autorizzazione, e sulla tomba dei Biamonti fece collocare la lapide intestata al Tosi >. Smentita del superstite Luigi Rolandi non si accontentò di quanto gli aveva riferito confidenzialmente il custode Parodi. < Qualche giorno dopo egli venne a casa mia per una pratica assicurativa che mi aveva affidata. Pregai mio fratello e mia sorella di rimanere in una stanza attigua; mentre essi ascoltavano mi feci ripetere dal Parodi tutto ciò che mi aveva già detto >. In mattinata il Presidente e il Pubblico Ministero avevano rivolto alcune contestazioni all'imputato Luigi Rossi. Egli ha precisato che nel campo di concentramento di Légino da lui comandato non veniva tenuta alcuna contabilità degli internati, mancando un registro di carico e scarico. E poteva accadere che qualcuno, arrestato e poi rilasciato, come nel caso di Domingo Biamonti, venisse arrestato una seconda volta? Sì, se prove più concrete o nuovi reati venivano scoperti a suo carico. Senti dire che l'ex-mareBciallo Rodolfo Oraziani frequentava ì Biamonti, e che il giorno della Liberazione tanto la madre quanto la figlia siano state sentite a cantar «Giovinezza», ma non controllò le nolizie. Su questi ultimi particolari ha dato poco dopo una smentita Carlo Biamonti, unico superante della famiglia. Egli ha assicurato che il padre non era affatto un acceso fascista, che la madre non si occupava minimamente di politica, e che la sorella era addirittura di sentimenti socialisti. Carlo Biamon¬ ti si presenta zoppicante per una mutilazione al piede, conseguenza di una ferita ricevuta nel bonificare un campo minato. A causa di tale mutilazione egli, che era ufficiale effettivo, è stato collocato nella riserva. Durante la repubblica di Salò prestava servizio nel battaglione San Marco. Appresa la fine dei suoi familiari, nel giugni successivo si recò a Légino, dove si fermò poche ore. Dai contadini delle sue terre, e da Luigi Rolandi, apprese i nomi degli autori dell'eccidio. Il fidanzato, della sorella gli giurò che avrebbe fatto luce completa sulla strage, e che sarebbe giunto alla scoperta dei cadaveri e alla punizione dei colpevoli. Su episodi analoghi si è soffermato l'aw. Tito Biamonti, fratello dell'ucciso Domingo, mentre Giacomo Nervi, il vecchio padre della cameriera Elena, si è soffermato su elementi di scarso rilievo. 8- f-

Luoghi citati: Salò, Savona