L'assolta di Reims

L'assolta di Reims L'assolta di Reims La signora Yvonne Rousseau sposata Chevallier uccise quindici mesi fa, ad Orléans, suo marito Pierre Chevallier, avendo saputo che la tradiva; e l'altro ieri il tribunale di Reims l'ha assolta. Il mondo quotidiano offre spettacoli molto volgari, che diventano sorprendenti per la maniera con cui si concludono. In questo caso la conclusione si tramuta in pensieri fugaci, che danno un brivido e che restano soprattutto segreti. Chi sa quante donne hanno pensato, scrutando il marito: «Potrei anch'io d; e chi sa quanti uomini, dando un'occhiata alla moglie, hanno pensato: «Speriamo non ne sia capace ». E viceversa, essendo simili pensieri intercambiabili perchè il tradimento amo- utirCaldldgtafttroso non è peccato soltanto d'un |gesso. Non bisogna essere cattivi, basta essere conoscitori del cuore umano per fare simili affermazioni e d'altronde i giurati della Marna, con il loro verdetto, hanno suggerito cose più gravi. Il processo di Reims aveva sotto mano il più consumato fatto di cronaca, la più semplice vicenda coniugale e persino, se si vuole stare alla realtà, una drammatica, ma elementare conclusione. Ancora una volta c'era da giudicare l'incapacità di reprimere con la ragione i moti confusi, istintivi, passionali del sangue: soltanto questa «materia » doveva chiamare un giudizio. Alla prima udienza, dopo la rituale lettura del capo d'accusa, il presidente aveva avvertito l'imputata, come vuole la legge francese, che ella era «passibile dei lavori forzati a vita, a meno che non avesse beneficiato delle circostanze attenuanti ». Queste circostanze c'erano; anzi c'erano a tal punto da rendere possibile un omicidio davanti al quale alcuni uomini, chiamati a giudicare, rispondono: «Si poteva compiere, non c'è da pagar nulla ». Dice Vauvenargues, in una sua massima che cito fidando nella memoria: «L'ordine che regna nel mondo è la prova che la ragione e la virtù vi prevalgono ». Non ostante la sentenza dei giurati della Marna,, sono anch'io di questo parere. Al contrario essi, con la loro sentenza, sono qua a suggerirci che prevalgono soltanto le virtù (le attenuanti) della signora Yvonne Rousseau in Chevallier; e non la sua e la nostra ragione. Essi ancora vogliono far credere che valga soltanto l'offesa a lei fatta dai marito; non quella che 'lei ha fatto a se stessa, tramutandosi in assassina. * * E' facile immaginare la retorica che supplica di restituire, con l'assoluzione, una madre ai suoi bambini, dimenticando che si tratta d'una madre la quale ha privato i suoi bambini dell'appoggio d'un padre; e via via sfila il carriaggio pesante dei falsi sentimenti, che aiutano e quasi invocano quella grande confusione di giudizio con cui si perpetua tra di noi l'età della pietra. In simili situazioni la retorica è però così vasta da offrire la replica. Questa Yvonne Rousseau in Chevallier offesa ed innamorata, fu travolta dal dolore. Sono tutti d'accordo nel dirlo, dimenticando però che «i grandi dolori — come appunto sostiene l'altra retorica — sono muti » e perciò non spingono ad uccidere col chiasso inopportuno delle rivoltellate. Giudizi come questi di Reims, che nessuno avrà il coraggio di dire del tutto giusto od interamente ingiusto, non fanno altro che tramandare, nel tempo una debolezza umana. Infatti con giudizi di questo genere si premiano ad un tempo le virtù del cuore ed anche i vizi della ragione. Per questo noi resteremo sempre ad una neutra età barbarica, avvolti in presuntuosi veli filosofici e legislativi, sino al giorno in cui non si educheranno gli uomini (e. le .donile) ad avere il massimo rispetto dj se stessi. Il signor Pierre Chevallier, che nessun tribunale mai avrebbe condannato a morte, aveva sicuramente recato grave offesa a sua moglie. Per questo tutti avrebbero compianto Yvonne Rousseau nel suo buon diritto e l'avrebbero confortata nel suo dolore. Ma uccidendo ella ha «creato» un'altra offesa molto più grave e, per di più, l'ha rivolta contro se stessa con uno spregevole autolesionismo. Una profonda diseducazione mentale, che le toglieva persino il minimo rispetto di se stessa, l'ha resa di colpo un'eroina, ma alla rovescia. Come si è visto tale diseducazione sfugge, qual che volta, al castigo della giù stizia -umana senza però sfuggi re — questo è il punto curioso — al castigo che il protagonista infligge a se stesso: in simile circostanza si chiama rimorso, * * Racconta la cronaca che il pubblico presente al processo si era dichiarato in maniera ostentata favorevole a chi aveva ucciso e contrario a chi era stato ucciso. Sono movimenti dell'animo collettivo non poi così complicati da risultare indecifrabili E facile stabilire la causa della solidarietà femminile con Ja imputata. Si tratta d'un giuoco di risentimenti fisici e psicologici talmente infantile da non richiedere nessun commento. Ma al processo di Reims anche gli uomini erano là con il loro entusiasmo per Yvonne Rousseau in Chevallier e con il pollice rovesciato per il morto Pierre Chevallier. Mi si affaccia subito alla fantasia un tetro quadro della vita provinciale in genere, di quella francese in particolare. Il disgraziato Pierre Chevallier, ucciso dalla moglie, liquidato dai commenti del pubblico, giudicato proprio uno zero dal tribunale, me lo vedo davanti agli occhi- uomo che si crede fortunato, carrierista politico, intrigante, sbrigativo con i suoi « clienti » e mordace con gli altri. Era stato nominato ministro il giorno prima che la moglie 10 finisse a revolverate 'e tutto 11 misero fascino della sua storia ha le radici in tale avveni mcnt0 Nasce dal ÌMt0 che ]a sua piccola gloria, mezzo burocratica e mezzo amministrativa, da Orleans correva a Parigi, dalla città di provincia alla città capitale. Doveva essere una gloria che faceva chiacchierare nelle case e nei caffè: come sempre avviene i suoi concittadini dovevano sorridere di gelo sia dissimulata, i suoi amici d'invidia nascosta, i suoi nemici di finta commiserazione. Simili atteggiamenti sarebbero durati qualche settimana, pochi mesi, poi tutti si sarebbero abituati alla nuova piccola gloria locale. Invece, allo scadere di ventiquattro ore, il nuovo ministro Pierre Chevallier non è più nulla. E' soltanto un povero -ionio assassinato, che aveva un'arHintc di mezza tacca e, per di più, quest'amante ha un marito che il fresco ministro cercava di illudere promettendogli la Legion d'onore. Di colpo, quasi senza che nessuno se ne renda conto, la gelosia dei suoi concitta dini si tramuta in disprezzo, l'invidia degli amici in giudizio negativo, la commiserazione dei nemici in condanna dichiarata apertamente. C'è un motivo che origina tale trasformazione di sentimenti e poi li fa durare nel tempo: infatti, a questo modo, ognuno ^dà a se stesso la riprova di non aver sbagliato quando sorrideva per gelosia o per invidia o per finta commiserazione, alla rapida fortuna del concittadino. Tutto sommato è un quadro di vita provinciale da consegnare nelle mani di Balzac o di Flaubert, * * Due persone, Yvonne Rousseau, e Pierre Chevallier vivono insieme dodici. anni di matrimonio; hanno dei figli. ,A loro succede còme a molte còppie: credono di sapere tutto l'uno dell'altra e non sanno nulla. Dopo migliaia di giorni di convivenza è • ancora come il giorno precedente a quello del loro primo incontro: entrambi ignorano i pensieri ed i sentimenti, le debolezze e le reazioni reciproche. Yvonne non sa che suo marito da molto tempo non l'ama più; Pierre non sa che sua moglie può anche uccidere. Non si fa nessuna grave colpa a loro. Questa è la Condanna che pesa sull'umanità, forse è più grande segreto che essa trascina dal giorno in cui comparve sul nostro pianeta. Restiamo sempre segreti gli uni agli altri e di qui gli infiniti errori- che facciamo contro di noi e contro i nostri simili. Come ultima risorsa non ci resta che imparare ad educarci al massimo rispetto di noi stessi, anche se i giudici di Reims dicono, a quanto pare, che non è necessario. Enrico Emaniteli! t

Luoghi citati: Orléans, Parigi, Reims