La cassaforte di una casa editrice presa d'assalto da una banda di ladri

La cassaforte di una casa editrice presa d'assalto da una banda di ladri VANO LAVORÌO DI GRIMALDELLI AL LUME HI CANDELA La cassaforte di una casa editrice presa d'assalto da una banda di ladri Anche la sede della casa editrice Vlglongo. in via Bari 16, è stata presa di mira dai ladri : una impresa di eccezionale audacia di cui il dott. Sgarra, della Squadra Mobile, si sta alacremente occupando, con la collaborazione dei migliori fra i suoi uomini. Il colpo è stato effettuato di notte, presumibilmente fra le 2 e le 4. La polizia non ha ancora accertato, nonostante le diligenti indagini, come i lestofanti siano penetiati nell'interno. Si avanzano tre ipotesi. La prima: i ladri sono entrati dal portone servendosi di chiavi false (ma sembra alquanto improbabile, poiché la serratura è alquanto complicata iiiiHiiiiiiiiiiiiiiliiiiiiiiliiiiiiiiiliiiililiiiiiiiiiii 2 a i o i a a a vi). La seconda: i ladri si sono calati nel cortile dai tetti di stabili vicini (anche qui le probabilità sembrano minime in quanto i funzionari, subito accorsi sul posto appena dato l'allarme, non hanno riscontrato sul tetti traccia alcuna di passaggio). La terza ipotesi : è quella che la Mobile sembra considerare più plausibile: nello stabilimento si stanno eseguendo dei lavori, si sta costruendo cioè un alloggio per il custode e c'è, di giorno, un gran via-vai di muratori e di manovali. Niente di più facile che, verso sera, i lestofanti, forse camuffati da operai, siano sgusciati nele difficilissimo riprodurre le chia- iiiiiiiiillilllilliililllliiiliiililiiiiiiiiiliiiiiiiimiiii p a a e a l'interno e si siano nascosti nel piccolo edificio in corso di costruzione e siano, usciti di 11 dopo la mezzanotte, quando, per ultimo, l'editore Viglongo ha lasciato gli uffici, chiudendo il portone. Ecco dunque i malviventi — forse quattro o cinque — in azióne. Non si sono portati gli arnesi da scasso. Ma se li procurano subito, passando nella tipografia e impadronendosi di pinze, tenaglie, punteruoli ecc. ecc. In tipografia non trovano niente da rubare e allora, forzando una finestra, si Introducono negli uffici. Qui mettono a soqquadro tutto, con meticolosità, frugando in ogni cassetto, in ogni armadio. Tra le varie macchine da scrivere, scelgono le due migliori, quelle più nuove e disdegnano le altre. S'impossessano inoltre di due macchine calcolatrici, di un fascio di assegni per 600 mila lire (assegni che Viglongo ha provveduto Immediatamente a bloccare), di una borsa di cuoio e — non se ne capisce la ragione — un libretto universitario appartenente ad un Impiegato (forse scambiato per un libretto di banca...). Ma contro la parete di fondo troneggia una cassaforte di 12 quintali. I ladri concentrano 1 loro sforzi sulla cassaforte. Accendono una candela (di cui è stato troiaato un mozzicone) e cominciano ad attaccarla con gli arnesi di cui dispóngono. E' un lavoro rabbioso, accanito, i lestofanti riescono a staccare un pezzo di lamiera, lungo e sottile che pare un nastro. Ma la cassaforte è robustissima, sarebbe necessaria la fiamma ossidrica: ad un certo momento i ladri comprendono l'inutilità del lavoro, desistono e sfogano grossolanamente la loro rabbia insudiciando il pavimento. Se avessero potuto aprire la cassaforte avrebbero messo le mani — oltre che su documenti preziosi e manoscritti — anche su parecchi milioni in contanti e in assegni. Poi battono in ritirata, caricano il bottino su di un triciclo, aprono il portone dall'interno ed escono indisturbati. Alle sette del mattino il primo Impiegato che arriva dà l'allarme. Particolare interessante: 1 ladri hanno effettuato il colpo proprio nell'unica notte in cui la casa editrice era sprovvista di custode (il vecchio infatti era stato licenziato, il nuovo sarebbe arrivato il giorno dopo). — Ieri il signor Andrea Querici fu Nunzio, abitante in via Brin n. 12, si recava al cimitero e lasciava fuori il suo camioncino «1100 » targato TO 39477 carico di calze e biancheria. Quando usciva non lo trovava più. Danno: più di un milione. In analoghe circostanze è stata rubata la < Vespa » TO C4831 del signor Filippo Di Stefano, domiciliato in via Bevilacqua 12. I ladri hanno abbandonato 1 ferri con c.ii per due ore tentarono invano di forzare la cassaforte. (Foto Moisio) ■■llltll(IIIIIIItlllllltllltltlllllllllll1llllIIIfllllllllllllltllllllllllIllllllIIUllfSllllltl(tlllIISIIIIIIIISISI

Persone citate: Andrea Querici, Filippo Di, Mobile, Viglongo