Teatri e Cinema

Teatri e Cinema Teatri e Cinema "Tosca,, al Nuovo Non so a quale capitolo sia giunta la stesura del libro su Giacomo Puccini che Gianandrea Gavazzeni s'è proposto di scrivere. Ne auguro a me e a coloro che già hanno letto i suoi saggi, Parole e suoni, Le feste musicali, Il suono è stanco, Donizctti, la sollecita pubblicazione. Fra l'una e l'altra stagione teatrale egli riposa o componendo o ripeti sando e discutendo le considerazioni della vita musicale, i problemi artistici, che l'esercizio professionale, le letture le conoscenze, gli hanno suggerito. E le sue impressioni e i ragionamenti piacciono per l'acume e la schiettezza, quanto la sua prosa per la preci sione e la vivezza. Su Puccini egli annotò nella Rassegna musicale taluni frettolosi giudizi pronunciati quando le opere, dalla Bohème alla Tosca, apparivano e sùbito trionfavano. E opportunamente criticò quelle pseudocritiche, soggette all'influenza delle tendenze, e invocò uno studio sereno ed esauriente Egli stesso, esperto delle partiture, convinto assertore della perennità del teatro, può compierlo come è desiderabile. E converrà da una parte procedere criticamente, fuori di quelle contingenze ambientali, cui troppa importanza fu attribuita dalla maggior parte degli osservatori, e dall'altra mirare alla questione centrale: come e quanto 11 melodrammaturgo Puccini creò nella sua fantasia e nella tecnica i personaggi con i loro sentimenti e canti. Proprio di questa determinazione c'è bisogno, mentre alcuni continuano ad avvilire con Insostenibili criteri le opere dopo molti anni ancora fortunate, e altri non distinguono esatta- iii ifinitiiiiiiii iiitiiiiiiiiiiiiiititini mente la statura di Puccini fra quelle che spiccano nel mondo dell'opera. E ancora ieri mi venne sotto gli occhi l'articolo d'un tedesco, che allineava Puccini con Rossini e con Verdi.. Che Gavazzeni possa sensatamente dire la parola giusta sul valore di Puccini l'ha dimostrato, grazie alla parziale comunanza del travaglio dell'interprete con quello del critico, la sua presentazione, iersera, della Tosca. Senza preconcetti e senza ubbie, senza vanità di propositi, nè dì atteggiamenti, (si sa che taluno pretende di sinfonizzare La Bohème), egli ha dato quel che nella Tosca è di Immateriale e di materialistico, non aggravando strepitosamente gli effetti facili, b realizzando quel calore che, talvolta sobrio, tal altra enfatico, è precipuo di Puccini e del tempo suo. Nell'attuare le caratteristiche di quest'opera egli fu ottimamente coadiuvato da Renata Tebaldi, la cui bella voce e la fine drammaticità emersero, destando il gradito ricordo delle prime e migliori interpreti della protagonista. Occorre Infatti allo stile di questo personaggio, nei suol momenti delicati e appassionati (di quelli truculenti e istrionici si farebbe volentieri a meno), un modo persuasivo e toccante, psicologico e romantico, che pochi cantanti, uomini e donne, sanno ormai sentire ed esprimere; modo di porgere, che reca la data della generazione di Puccini e di Gìacosa, accento amoroso ed elegante, sospiroso e fremente, cantilena legata e amabilmente modulata. Vengano poi, quando il dramma si espande, le slanciate, progressive veemenze. La parte di Cavaradossi, che nel primo atto era resa dai tenori pucclnianl con affettuosità, morbidezza (oh, la vellutata galanteria, l'amabile corteggiare d'un De Lucia), era affidata al Poggi, quella di Scarpla al Silver!, cui non mancarono sottigliezze convenienti. Con 1 principali cantanti e con 1 minori, Montarselo, Latinucci, Benzi, Albertina Matteo e Gandolfo, 11 maestro Gavazzeni fu più volte chiamato al proscenio e clamorosamente applaudito. a. d. e.

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