II piccolo Karim restituito alla madre

II piccolo Karim restituito alla madre BAP1DLTÀ DELLA GIUSTIZIA LNGLESE II piccolo Karim restituito alla madre Il padre, giudicato per direttissima, è stato condannato a tutte le spese - Il diplomatico ripartito in volo per la Persia (Nostro servizio speciale) Londra, 25 ottobre. Se un nuovo esempio era necessario della famosa rapidità con cui agisce la giustizia britannica, questo esempio si è certo avuto ieri alla conclusione di quella vertenza matrimoniale — già riferita su queste colonne — che ha avuto come personaggi un 24enne diplomatico persiano, addetto presso l'Ambasciata di Londra — Jamshied Hascemi-Baemi — e la 18enne signora inglese Margaret. Al centro di questa complicata vicenda vi era il figlio dei giovani coniugi, il piccolo Karim di 9 mesi, la cui sorte è stata seguita, con affettuoso interesse, durante le ultime 24 ore, da tutta la pubblica opinione britannica, ansiosa di sapere se il bimbo fosse stato oppure no sottratto alla madre; oggi, finalmente, è stato reso noto, in forma ufficiale, che il piccolo Karim è stato restituito per sempre alla signora Hascemi-Naeml e che il padre ha già lasciato l'Inghilterra. Ma ecco dal principio una cronaca di questa vicenda. Giovedì pomeriggio la signora Margaret si presentava alla polizia per comunicare che suo marito, addetto presso la ambasciata persiana, le aveva sottratto il figlio e lo aveva « spedito > in Persia, per via aerea, affidandolo a una famiglia: subito la signora otteneva da un magistrato una sentenza che affidava a lei esclusivamente la custodia di Karim e che nel contempo sollecitava il marito a restituire 11 bambino. Ieri mattina, verso le 11, la donna cercava pertanto di fermare il marito intento a partire in aereo per la Persia: egli le sfuggiva agli uffici della società aerea, nel centro della città, ma veniva individuato dalla moglie, all'aeroporto, nel momento in cui stava per salire sull'apparecchio. (E' necessario segnalare a questo punto che, intervistato da alcuni cronisti, pochi minuti prima, il sorridente persiano affermava di avere inviato il bimbo in Persia e di avere già ricevuto notizia del suo arrivo a Teheran. Egli diceva di aver fatto ciò per costringere la moglie — da lui profondamente amata — a seguirlo). Mentre dunque Hashemi Naemi stava per imbarcarsi sull'aereo, due agenti di polizia lo fermavano e lo invitavano a seguirli: egli, radiosamente sorridente, acconsentiva. Veniva allora condotto alla presenza della moglie e di due ufficiali di Scotland Yard: colloquio segreto dì mezz'ora, in un ufficio dell'aeroporto, tra iiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii moglie, marito e poliziotti, indi tutto il gruppetto partiva in automobile per un tribunale di un vicino sobborgo londinese. Qui la rapida macchina della giustizia britannica era già in moto: anzitutto il magistrato aveva già emesso, un'ora prima, quel mandato di arresto che aveva permesso a Scotland Yard di fermare il persiano all'aeroporto Appena giunto in tribunale, intimidito dal severo sguardo del giudice, Hashemi Naemi confessava di avere mentito: < Il bambino sì trova in Inghilterra. Lo nascosi presso una donna. Volevo, in seguito, farlo giungere in Persia, dopo la mia partenza. Desideravo avere con me Karim, ma non desideravo avere con me anche mia moglie. Sono stanco di lei >. Il giovane persiano dava quindi alla polizia l'indirizzo presso il quale si trovava Karim: un poliziotto si recava sul posto e dopo pochi minuti tornava con il bimbo in brac-| ciò segnalando che era stato affidato a una brava e onesta donna, che nulla sapeva del retroscena. Karim veniva così affidato alla madre, mentre Jamshied veniva condannato a pagare tutte le spese processuali. Una somma di circa 50.000 lire, che dovrà essere asuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin pagata allo Stato inglese dall'ambasciata persiana a Londra prima della chiusura dei suoi uffici, in seguito alla rottura delle relazioni diplomatiche anglo-iraniane. Il giudice chiudeva la straordinaria seduta con queste parole dirette a Naemi: <I1 nostro amico sì rende ora conto che la giustizia britannica può agire con estrema celerità >. Mogio mogio, il giovane persiano (che aveva affermato ieri di essere cugino dell'attuale ministro degli esteri Fatemi) riprendeva la via dell'aeroporto e qualche ora dopo s'imbarcava su un altro aereo diretto a Teheran. Mentre il marito prendeva così il volo verso 1 cieli del Medio Oriente, la bella signora Haehemi- Naemi veniva assediata dai cronisti; alle loro domande, ella rispondeva con queste serene parole: «Amo ancora Jamshied. L'amore non si può aprire e chiudere come un rubinetfo. Penso però che egli starà assai meglio con la sua famiglia in Persia. Per quanto riguarda me, avrò cura di Karim e continuerò il mio lavoro di commessa. Forse mi cambierò nome.'Sono cèrta che dopo il primo dolore, mio marito mi dimenticherà: con tutto il cuore gli auguro buona felicità e buona fortuna nella sua patria>. m. c.

Persone citate: Hashemi, Hashemi Naemi