II nuovo padrone di Mario Gromo

II nuovo padrone DIETRO GLI SCHERMI PI LONDRA II nuovo padrone Affermazioni durante la guerra - Entra in scena Arthur Rank, il figlio del "re, dei mulini • Circuiti di sale e produzione - Gli interventi statali: finar\ziamenti e sovvenzioni (Dal nostro inviato) Londra, ottobre. Proprio durante la guerra, e più precisamente dal 1941 al 1945, 11 cinema Inglese doveva conoscere un serrato periodo di relativa fortuna. Korda si era indotto a imprese più grandi di lui; ma, durante la sua appariscente egemonia, altri, più appartati, qualcosa di pregevole avevano prodotto. Basterà ricordare il Pygmalion (1938, da Shaw) di Leslie Howard e di Anthony Asqulth, mentre la scuola documentaristica di Grlerson continuava a dare 1 suol frutti. Si creavano dei quadri, si definivano delle fisionomie, sia pure In minore. La guerra parve tutto interrompere; ma trascorsa la prima tragica ondata, che culminò nella battaglia aerea per e su Londra, si riprese a produrre: e nella durezza di que gli anni, costretto a contare soltanto su se stesso, per la prima volta il cinema Inglese si ritrovò. Era ancora vivo 11 luminoso esempio di quello francese, che negli anni precedenti la guerra aveva raggiunto una sua mira bile efficienza ispirandosi a tradizioni e a succhi europei, a sue derivazioni letterarie più sottili che ingombranti, respirando in un'atmosfera di spregiudicatezza Che era indipendenza, ricorrendo a ottimi attori presi dai teatri dei houlevards, e ad alcuni scrittori che intendevano seriamente dedicarsi al cinema. Quella che in Francia fu una fioritura assai felice, fu in Inghilterra una tenace affermazione. 'Il cinema doveva mobilitarsi anche per la propaganda; e la produzione quasi egualmente allora si suddivide in film, di guerra e non di guerra, con gli stessi registi che lavorano per l'uno e l'altro genere. David Lean, Charles Frend, Leslie Howard, Anthony Asquith, Carol Reed, danno rispettivamente, su temi bellici, In voich we serve (1942), The foreman went to France (1942), The gentle sex (1943), We dive at dawn (1943), The way ahead (1944) ; e danno altrettanti pregevoli film di tema non bellico, che culmineranno nel delicato Brief encounter (1945), di David Lean, un tenue- romanzo di toni pacati; acuti e riflessi, che al suo autore darà giusta fama in ogni Paese. Ma soprattutto si aggiunga che Laurence Olivier, nel 1943, richiesto di collaborare a una bene intesa propaganda, aveva proposto, e poi diretto e interpretato, il suo Enrico V, uno del pochi film che diano al cinema nobiltà d'arte (fu detto, quando il film apparve, essere impossibile il non vincere la guerra, da parte di un Paese che, per scopi propagandistici, aveva saputo esprimere un Enrico V); e si comprenderà come, duramente conquistata la vittoria, nell'euforia che tutti invase, anche il cinema inglese, forte delle sue non piccole affermazioni, abbia potuto credere di poter percorrere una sua via sempre più redditizia e felice. Vasti programmi Non si è certo timidi, nei prògrammi. Nel '37 erano stati prodotti 105 film; nel '40, 55; nel '44, 39; nel '45, l'anno di Brief encounter, soltanto 28; e ci si slancia, incoraggiati da quella qualità e da quei successi, a preventivarne 200 all'anno. A impersonare tale miraggio doveva allora apparire l'uomo nuovo, il nuovo padrone: Arthur Rank, una delle figure più Interessanti che il cinema abbia avuto. Ricchissimo, figlio del < re » del mulini inglesi; religiosissimo, già insegnante in una scuola metodista; s'avvicinò al cinema perchè, per la sua scuo. la domenicale, gli occorrevano brevi film di carattere religioso. Non ne trovò che gli garbassero; decise di produrseli in proprio; un film tira l'altro, ed eccolo a infervorarsi di problemi cinematografici, e a scoprire (anche lui) che 11 ricco mercato inglese è succube di Hollywood, e che i distributori di film, in Inghilterra, sono i servi sciocchi del cinema americano, che da quel mercato succhia circa cinquanta milioni di dollari all'anno. Gli balena allora la sua trovata: diventare il distributore e l'esercente dei film americani In Inghilterra, e, con quei guadagni, alimentare la produzione dei film inglesi fino a potere, un giorno, affrontare a viso aperto, in tutto il mondo, il concorrente americano. Bisogna quindi comprare sale cinematografiche, comprare film, sfruttarli direttamente; e, contemporaneamente, produrre film di qualità, e allevare registi, attori, tecnici. Fino a tutto 11 1947 si lavora e si lavora, con una c indifferenza sempre maggiore nei riguardi dei costi », sono testuali parole della relazione che concluderà un'inchiesta governa, va. Si profonde un milione di sterline in un Cesare e Cleopatra, si tengono attori e attrici a contratto fisso senza talvolta adoperarli gran che; e tutta un'altra euforia si diffonde all'annuncio, nel 1947, di una fortissima tassa per l'importazione del film americani. Sembra provvidenziale, quella misura; e 1 produttori americani rispondono semplicemente sospendendo l'invio dei loro film in Inghilterra. Produzione forzosa Venivano cobi a mancare esattamente due terzi dell'alimento indispensabile alle sale cinematografiche inglesi. Rank si mette a furiosamente produrle. Nella primavera del '48 si lavora talvolta anche in stu- dsscdmctsmvvErlsnacicPsrqdi di fortuna. Ma nell'estate, in seguito alla firma di un nuovo accordo, i film americani tornano sul mercato; e 1 banchieri della City si fanno prudentemente da parte. Alla fine del '48 una crisi paurosa scuote le fondamenta del colossale edificio Rank, lo stesso Governo deve per la prima volta intervenire. In pochi mesi la produzione da forzosa diventa ridotta, poi meno che ridotta; parecchi registi si fanno indipendenti, o vanno dall'altro ex-padrone, Korda, che è tornato a galla; nell'autunno del '49 la gestione Rank denuncia una perdita di circa cinque milioni di sterline. E' la sconfitta di Rank, che però non disarma; ed è il ritorno di Korda, che al riafferma. Catalizzatrice della nuova situazione è la « National Film Finance Corporation >, l'organo parastatale appositamente creato per assicurare e sorvegliare finanziamenti e produzione, avendo disponibile a tali scopi un fondo di otto milioni di sterline. Se la N.F.F.C. è la super-banca dei produttori, un altro loro cuscinetto, il più redditizio e il più.., comodo, è il «British Film Production Fund > (più noto come « Eady Fund»), dal quale 1 produttori ricevono, a fondo perduto, una gratifica o una sovvenzione, chiamatela come volete, di circa il quaranta per cento degli incassi dei loro film. La ricevono trimestralmente, con molta puntualità; ed è quella che fa oggi ritenere rimunerativo dal 6 al 15 per cento li capitale impiegato nella produzione di film inglesi. Senza questa sovvenzione i costi di quei film sarebbero recuperati soltanto al 70, tutt'al più al 73 per cento. E' un panorama assai malinconico, con prospettive piuttosto chiuse. C'è infine un accordo di mutua assicurazione, costituito da Un pool. I produttori sono uniti soprattutto in tre gruppi (Elstree ABPC, Pinewood Rank, Group Three); e i tre gruppi, riuniti in un pool, ne sono come sorretti da un consorzio nel quale i redditi dei più fortunati contribuiscono a sanare le difficoltà di quelli che fortunati non sonò. Conseguenze e riflessi Ne deriva che il tono della produzióne recente più che mortificato è circospetto. Non si vuole superare, in media, il costo di centomila sterline per film. La metà dei proventi del film americani dovrà essere investita nell'area della sterlina, e anche in produzioni cinematografiche, più o meno in compartecipazione. E' di questi giorni la notizia che Rank ha posto in vendita gli studi di Denham. Il grosso della crisi sembra passato, ma ne rimane un'atmosfera impensierita, talvolta timorosa. Soggettisti e registi sono molto ossequienti agli imperativi di limitazioni, di economia. Si tenta, e con prudenza, qualche nuovo cammino, come in The Sound Barrier, nel quale drammaticamente si espone il problema della < barriera del suono >: come un aereo possa, senza distruggersi, giungere a velocità ultrasoniche. (Il film, anche assai tecnico, è di David Lean, il poeta di Breve incontro; ha avuto ottime accoglienze a Londra, ne sta avendo di buone a Parigi). Si tenta, si ritenta; e si lavora. La speranza più sentita è che da questo coatto tirocinio le nuove energie che si sono già affermate tornino ad affermarsi. I successi più evidenti di questi ultimi anni sono stati un grande film (Amleto), e un altro che di un grande film è il surrogato Ul terzo uomo) ; si ripensa a quelle affermazioni e a quegli incassi con malinconia; ma intanto un tipo di commedia tipicamente inglese, genuina, si è fatto strada (Afr. Holland, con Guinness); e in quell'humour potranno esserci lieviti per il domani Anche il teatro intelligentemente filmato (da Pigmalione ad Amleto, a L'importanza di chiamarsi Ernesto) può essere una risorsa. Insomma, si lavorerà, poiché papà Governo desidera che si lavori, e ne dà il modo. Strana sorte, quella d'oggi IIIIIIIMIIIIIIIIIIIMIIIllllllllllllllllllllllllllllHllllll■GgrrlciuqGtsscauovSftrldPbaqDtPUelpgzgnI«da—lcagll<ssqBvc<s—nsdfviP1dftaml1cmtrsfbsl del cinema. Facendo un'inchiesta, più che a motivi d'arte ci si trova per lo più dinanzi a cifre e a bilanci. E questa industria che è strapotente, che muove miliardi in denaro e centinaia di milioni di spettatori; al cui prodotto, se ottimo, si aprono d'incanto mercati su mercati, con un « consumo » vertiginoso; deve invece, per vivere, ricorrere a sovvenzioni. Esclusa l'America, dove è una redditizia industria, ed esclusa la Russia, dove è un'attività statale, quasi dovunque il cinema, sfruttando elementi e apparenze di prestigio, vive anche di aluti governativi. Cosi in Italia, cosi in Francia; e cosi nell' austera Inghilterra. Parche, come tempre quando sovvenzioni devono intervenire, il problema dei problemi è quello dei costi. Mario Gromo ■lllllltlllllllltlilllllllltlllltll ttlllllllllllllllll